Politica

Bersani ricuce, con Pisapia è tregua. Ma il Pd punta tutto sulla rottura

Bersani ricuce, con Pisapia è tregua. Ma il Pd punta tutto sulla rotturaPierluigi Bersani e Giuliano Pisapia

«Insieme» ma non troppo Assemblea del nuovo soggetto entro un mese Intanto Prodi tende una mano a Renzi. L’ex sindaco: avremo candidati in tutti i collegi Errani difende D’Alema: Massimo è una risorsa

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 6 ottobre 2017

Con il Pd? «Avremo nostri candidati in tutti i collegi». Le alleanze a sinistra? «Si fanno sui programmi e sui progetti». Insomma il matrimonio con Mdp, Pisapia, lo vuole fare? «Io sono per il matrimonio, anche quello gay, ma anche per la poligamia: non chiudiamoci fra di noi». Applaudono con calore esagerato i militanti ex pd riuniti a Ravenna per il ’ritorno alla politica’ di Vasco Errani dopo le tribolazioni giudiziarie (assolto) e l’anno da commissario per la ricostruzione. La ’base’ acclama due ex presidenti di regione: c’è anche Pier Luigi Bersani. Non fa che ripetere all’indirizzo dell’ex sindaco «io sono d’accordissimo con Giuliano». Perché si celebra il rito della pace fra Mdp e il leader dopo le risse degli ultimi giorni. Pisapia ci sta, non si lascia andare del tutto al «volemose bene». Si fa l’assemblea costituente del nuovo soggetto, incalza Alessandro De Angelis, vicedirettore dell’Huffington post? Pisapia: «Dobbiamo proporre un grande appuntamento partecipativo, con sette punti condivisi. Non deve essere a due, ma deve essere a tanti». Bersani: «Benissimo entro un mese e mezzo dobbiamo dire una cosa chiara alla nostra gente: chiamiamola, partiamo da un concetto largo e vediamo chi non ci sta. Io non voglio una cosa rossa, ma non si pensi di sotterrare il rosso». Ci sono stati litigi alla camera sul Def? «Ex Pd ed ex Sel sono due aree culturalmente diverse. È fisiologico che ci siano delle differenze», rassicura Pisapia, ma «è importante che queste famiglie ritornino nella stessa casa. Il cammino è frastagliato, ma io ci credo». Anche Errani chiede di stringere i tempi: «Non ci interessa un partitino del 3 per cento, la nostra idea è essere l’innesco del cambiamento» ma «non possiamo continuare a pestare l’acqua».

La pace di Ravenna arriva, come da copione. Ma reggerà? Le tensioni fra Mdp e Campo progressista degli ultimi giorni non sono archiviate. Nel pomeriggio in Transatlantico c’è chi ci rimugina. «Nella riunione dei parlamentari eravamo tutti d’accordo, area Pisapia e area ex Pd, non è vero che D’Alema voleva far saltare i conti», c’è chi puntualizza. Anche Arturo Scotto giura che non c’è stato nessuno strappo: «Il voto favorevole allo scostamento, così come il mancato sostegno alla nota di aggiornamento del Def, non sono il frutto di incontri segreti o telefonate notturne. Così come la conseguente e definitiva rottura del vincolo di maggioranza». È vero che Roberto Speranza l’aveva annunciata domenica scorsa dal palco della festa di Napoli, seduto al fianco di Pisapia (che non ha fatto un plisset). Ma non è detto che le differenze non riesplodano sul voto finale sulla legge di bilancio. Le aperture di Padoan sono considerate tiepide, Mdp è orientata a votare no.

La rissa a sinistra è un assist formidabile per Matteo Renzi. Dal Nazareno c’è chi sfotte: quando sono scoppiate le liti a sinistra «abbiamo comprato i popcorn», «Pisapia ci sta di fatto aiutando a dimostrare qual è il vero progetto di D’Alema: distruggere il Pd. E Pisapia lo sta stoppando». Il segretario con i suoi scherza parecchio. Nella sua enews ovviamente invece si contiene: «Il Pd deve mantenere uno stile. Specie in questi momenti di incomprensibile rissa verbale a sinistra della nostra sinistra. Uno stile concentrato sui problemi degli italiani».

La presunta smarcatura di Pisapia dalla Ditta Bersani&D’Alema avrebbe fatto cambiare idea anche a uno dei primi suggeritori: Romano Prodi. La scorsa settimana il professore avrebbe telefonato a Renzi per ristabilire un contatto. Fra i due sarebbe finita l’era glaciale, dunque: l’ex premier riporta «la sua tenda» in zona dem, e comunque non presterà la sua faccia e il suo profilo a una campagna elettorale contro il Pd.
Anche la minoranza di Orlando guarda con soddisfazione le crepe aperte fra Campo progressista e Mdp: «Pisapia sembra deciso a rompere con D’Alema. Speriamo che vada fino in fondo».

Dal Pd, con diversi accenti a seconda della corrente di appartenenza, l’appoggio al progetto di aggregazione di Pisapia ha sempre avuto come obiettivo quello di costruire un alleato per il partito di Renzi. Ora il Rosatellum 2.0 potrebbe offrire lo strumento per «agganciare» l’alleato. «Si può riprendere un discorso di centrosinistra largo», viene spiegato.

Per ora Pisapia resta «Insieme» a Mdp e critica con durezza la legge elettorale. Giura che sarà alternativo al Pd. Ma alla camera c’è chi giura che almeno dieci dei suoi sono pronti a votare la legge. Con il suo imprimatur? Per ora Pisapia non lascia spazio alla speranza di essere ridotto a una lista-cespuglio del Pd.

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