Da una parte, le case popolari e le misure contro il carovita promesse dalla Sinistra, il modello di città sostenibile con la mobilità a emissioni zero riproposto dai Verdi, e la «Berlino inclusiva» incarnata dalla sindaca uscente della Spd. Dall’altra, il progetto di rifondazione messo in cantiere dalla Cdu, la deregulation liberale offerta da Fdp, e il consueto ultra-nazionalismo di Afd che da un anno è inchiodato al 10% del consenso.

La ripetizione delle elezioni di Berlino imposta dall’Alta Corte non prevede niente di diverso sotto il profilo dei programmi dei partiti, così come per i candidati che per legge devono coincidere con nomi in lista il 26 settembre 2021.

Le novità sono tutte politiche: la Linke è contraria all’invio dei Leopard-2 in Ucraina, i Verdi hanno definitivamente sposato l’idea di guerra difensiva contro la Russia, mentre la Spd a Berlino spicca (anche nelle scritte sui muri) per essersi guardata bene dal legalizzare l’esproprio degli alloggi in mano ai grandi speculatori immobiliari, come stabilito un anno fa dal referendum popolare con maggioranza schiacciante.

Così Berlino torna oggi alle urne; con la Cdu che nei sondaggi svetta al 25% come primo partito e in teoria è pronta a ricevere l’incarico di formare il governo, se non fosse che Spd (21%), Verdi (17) e Linke (11) hanno rinnovato il patto per tenere il timone della città che rappresenta la vetrina politica della sinistra social-ecologista, l’alternativa alla geometria del governo Scholz.

EPPURE LA BILANCIA è in bilico. Per certificare i rapporti di forza tra maggioranza e opposizione e per ridisegnare il profilo dei singoli partiti alla guida del Municipio Rosso bisognerà aspettare i risultati questa sera. Sempre che non si ripeta il disastro organizzativo delle elezioni del 2021, annullate dai giudici per palesi incostituzionalità a partire dagli incredibili casi delle votazioni a urne chiuse o in nome di persone decedute da anni.

Per questo a Berlino fino a ieri sera a tarda ora ai banchetti dei partiti c’erano tutti i big politici. All’uscita della stazione della metropolitana di Schöneberg (quartiere borghese dell’Ovest) si poteva parlare con il segretario generale della Spd, Kevin Kühnert, impegnato a distribuire i volantini a favore della sindaca Franziska Giffey con scritto «Berlino insieme». L’ex ragazzo prodigio dei Giovani Socialisti non sembra preoccupato per il sorpasso della Cdu; nemmeno dai pochissimi berlinesi che si avvicinano al suo banchetto. «Restiamo il secondo partito e il fattore personale è molto importante».

FA IL PIENO DI ASCOLTO invece Klaus Lederer, ministro della Cultura della Città-Stato e candidato di punta della Linke, ieri insieme al direttore artistico dei Berliner Ensemble al taglio della torta per il 125esimo compleanno di Bertolt Brecht.

Dalla sua, il ministro ha il mondo del teatro, cinema, fondazioni culturali, oltre al circuito dei club artistici che a Berlino rappresentano un settore da milioni di euro. Per la Linke l’imperativo politico è ri-municipalizzare. «Credo che a Brecht questo programma piacerebbe» sottolinea Lederer, reduce dell’ultimo comizio nella sala delle feste della “Stadtmission” nel Moabit con la segretaria berlinese Katina Schubert e l’ex leader nazionale Katja Kipping. Qui il sondaggio da paura è soprattutto quello che segnala come un berlinese su due tema di non poter più pagare l’affitto.

Colpa dei comunisti, dei socialisti, degli ambientalisti, secondo il leader nazionale della Cdu, Friedrich Merz, anche lui sceso in strada a Berlino per soffiare il vento che gonfia le vele ai democristiani. «Sono questi politici i responsabili del disastro amministrativo di Berlino dove non funziona niente. Non vincono le elezioni eppure vanno a governare, cioè a guastare le attività di chi lavora» è l’atto di accusa di Merz, mentre alla Konrad Adenauer Haus, il segretario generale Stefan Evers chiude la campagna con questa precisazione: «Non stiamo parlando male di Berlino; pensiamo solo che la città sia mal governata». Somiglia allo slogan Celebrate Berlin – Fire the Senate «con cui il partito si è fatto pubblicità fin dal primo giorno» fa notare il quotidiano Berliner Zeitung.