Berlino contro la speculazione, congelati gli affitti
Germania Al via il piano della giunta rosso-rosso-verde per fermare la bolla speculativa, il primo passo verso la legge vera e propria, prevista per metà ottobre
Germania Al via il piano della giunta rosso-rosso-verde per fermare la bolla speculativa, il primo passo verso la legge vera e propria, prevista per metà ottobre
Affitti congelati per i prossimi cinque anni. Il piano anti-speculazione immobiliare messo a punto dal governo rosso-rosso-verde di Berlino è stato presentato ufficialmente ieri nel Senato del Land. Coincide con il primo passo verso la legge vera e propria, prevista per metà ottobre, la cui entrata in vigore è fissata (al massimo) entro gennaio 2020. Una decisione storica: nessuno Stato tedesco finora aveva mai dato il via libera istituzionale al cosiddetto Mietendeckel: il «tappo alle locazioni».
Esulta l’associazione federale degli inquilini: nell’ultimo mese ha denunciato l’inarrestabile esplosione dei canoni in tutti i dodici quartieri berlinesi, periferie sovietiche comprese. E plaudono all’obbligo che interesserà ben 1,6 milioni di appartamenti i Verdi e, soprattutto, la sinistra partner nella giunta del Municipio Rosso.
In particolare, il risultato di ieri si deve a Katrin Lompscher, “ministra” con delega alla Casa della Linke, che ha puntellato il quadro normativo da sussumere nel futuro disegno di legge.
Ma festeggiano in parallelo anche i socialdemocratici che a Berlino esprimono il sindaco Michael Müller oltre a metà delle azioni della Grande Coalizione guidata dalla cancelliera Merkel.
Per questo motivo il neo-commissario Spd, Thorsten Schäfer-Gümbel, ha già provveduto a far atterrare il Mietendeckel sul tavolo dell’esecutivo nazionale, presentando la mozione per estendere la misura a tutti i 16 Land della Bundesrepublik.
Un incubo per gli speculatori, e un boccone andato di traverso anche alla Cdu e al ministro dell’Interno Csu contrario al blocco degli affitti anche per un singolo giorno. Horst Seehofer ha digerito molto male i capisaldi dettati dalla Linke, al pari dei liberali che ieri in Senato hanno bollato il piano della giunta Müller come «fuori legge».
A sentire Fdp «il costrutto giuridico è precario e incostituzionale» tuona il capogruppo Sebastian Czaja, secondo cui «Il nuovo Mietendeckel non risolve il problema ed è destinato a fare la fine del vecchio “freno sugli affitti”» naufragato sul nascere.
Czaja, in buona sostanza, fa scudo alla pretesa dei costruttori convinti di potere sviluppare all’infinito il Real Estate che dal crollo del Muro si è mangiato oltre mezza città. «Invece di congelare i prezzi servirebbe subito una campagna per favorire nuove edificazioni, insieme alla semplificazione dei permessi edilizi» è la ricetta, diametralmente opposta, in chiave liberal.
A Berlino si scontra con l’opposizione frontale della sinistra socialdemocratica e comunista alleata con i Grünen, diventati stabilmente il primo partito nella Città-Stato. Ieri la segretaria Linke, Katja Kipping, ha denunciato di nuovo «l’irresponsabilità della lobby immobiliare» prima di minacciare di rivedere il carattere di associazione del sindacato dei proprietari «di cui non si vede la pubblica utilità ma solo l’avidità nel moltiplicare i profitti».
Da qui il teorema del blocco dei prezzi fino al 2025 seguito dai corollari per fermare la bolla speculativa. Nella lista spicca il «massimale di affitto», la «riduzione su richiesta dei canoni più esosi» e la trasformazione dei vecchi contratti in nuovi «partendo dalla cifra della precedente locazione».
Di fatto, a Berlino solo i nuovi edifici saranno al riparo del disegno di legge di Spd, Linke e Verdi.
Così si spaventa la confederazione locale dei proprietari terrieri «Haus und Grund» che lunedì scorso dal sito web consigliava agli affiliati di aumentare gli affitti prima del dibattito sul Mietendeckel.
Temendo l’effetto a catena: lo stesso del referendum contro i grandi immobiliaristi annunciato a fine gennaio. Nel fine settimana la raccolta-firme iniziata il 6 aprile ha raggiunto quota 77 mila, 50 mila in più del minimo legale. Fra i più intraprendenti, gli attivisti di «Espropriare Deutsche Wohnen&Co», l’associazione scesa in campo contro il colosso che a Berlino possiede più dei 3.000 alloggi consentiti: «Siamo sicuri di farcela, come è accaduto con la consultazione per salvare dal cemento l’aeroporto di Tempelhof, che ora è un parco».
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento