Benzina, il governo smentisce Meloni
Cari carburanti Urso: «Non taglieremo le accise». La premier tace imbarazzata, le opposizioni accusano, i consumatori insorgono: raccolte 100mila firme. Il ministro delle Imprese: «Uno sconto ci costerebbe 12 miliardi l’anno» . Magi (+Europa): sui carburanti dalle destre una colossale truffa politica
Cari carburanti Urso: «Non taglieremo le accise». La premier tace imbarazzata, le opposizioni accusano, i consumatori insorgono: raccolte 100mila firme. Il ministro delle Imprese: «Uno sconto ci costerebbe 12 miliardi l’anno» . Magi (+Europa): sui carburanti dalle destre una colossale truffa politica
Il ministro di Fdi Adolfo Urso chiude la porta a qualsiasi ipotesi di taglio delle accise sulla benzina. Il governo dunque smentisce l’impegno preso solennemente pochi mesi fa (da Meloni, Salvini e Giorgetti) di intervenire nel caso di impennate dei prezzi. Ieri mattina, ospite di Raitre, Urso ha detto che «il governo preferisce usare le risorse dalle accise sui carburanti per tagliare il cuneo fiscale».
«Il taglio sulle accise costa 1 miliardo al mese. Se riproponessimo la misura fatta dal governo Draghi, dovremmo trovare con altre tasse 12 miliardi di euro l’anno, ovvero più di quello che costava il Reddito di cittadinanza», le parole del ministro delle Imprese, non smentite dalla premier e neppure dai suoi vice Salvini e Tajani. E neppure dal titolare dell’Economia Giorgetti. «Il ministero dell’Economia sta preparando la manovra che sarà destinata al taglio strutturale del cuneo fiscale», ha ribadito Urso.
DUNQUE È LECITO DIRE che, per fare cassa alla vigilia di una manovra in cui il governo non sa come trovare i miliardi necessari, Meloni e Salvini si sono rimangiati le promesse fatte quando, a gennaio, tentarono di scongiurare lo sciopero dei benzinai e di placare le ire dei consumatori, furiosi per l’abolizione dello sconto di 30 centesimi al litro voluto da Draghi. Gli automobilisti, e cioè la gran parte dei cittadini italiani, si arrangino, il messaggio che arriva da palazzo Chigi.
URSO TENTA DI ADDOSSARE le responsabilità degli aumenti solo all’Opec+, il cartello dei paesi arabi alleati con la Russia che ha cominciato a tagliare la produzione per far salire i prezzi. E spiega che Draghi è intervenuto quando la benzina era a 2,20 euro al litro, «mentre ora la media è 1.945» e «stabile da tre giorni». Come dire: non c’è nessun problema. E ribadisce che «il prezzo industriale del carburante in Italia è il più basso in Europa», naturalmente «al netto delle accise» che il governo non intende diminuire.
ALL’OPPOSIZIONE non costa molti sforzi ricordare le promesse fatte dalle destre in campagna elettorale. Debora Serracchiani del Pd accusa Urso di «contorsionismo politico», un gioco delle tre carte in cui le odiate accise sono diventate per Fdi e alleati «una tassa buona». «Il ministro non si nasconda dietro l’Opec o agli speculatori e intervenga subito perché le conseguenze del caro-carburanti si riflettono sui prezzi di tutte le filiere dei beni essenziali». «Suggeriamo al ministro di scendere dalla sua auto blu, andare a fare benzina e chiedere agli altri automobilisti…», rincara Antonio Misiani.
Silvio Lai propone di tassare le multinazionali «che hanno fatto extraprofitti miliardari con la crisi energetica» per finanziare il taglio delle accise. «Ma la destra ha deciso di stare dalla parte dei grandi interessi e non certo delle famiglie e delle piccole imprese». «Non sappiamo in quale mondo viva il ministro ma in quello in cui vivono gli italiani la benzina costa sempre più cara», dice Raffaella Paita di Iv. «Negando di aver tagliato le accise, Urso si addossa finalmente la responsabilità degli aumenti».
«Delle due, l’una: o Meloni e Salvini hanno preso in giro gli italiani in tutti questi anni, oppure Urso ha il mandato chiaro da parte del governo di fare cassa in vista della finanziaria mettendo direttamente le mani nelle tasche degli italiani. In entrambi i casi siamo davanti a una delle più grandi truffe politiche e ideologiche d’Italia», l’attacco di Riccardo Magi di +Europa.
SULLE BARRICATE ANCHE le associazioni dei consumatori. «Il governo, con un ribaltamento completo della realtà, adesso rivendica la scelta di non tagliare le accise, dopo aver promesso di farlo», accusa il Codacons, che ha presentato decine di esposti contro il Mef in varie procure d’Italia «con diffida a congelare i 2,2 miliardi di euro di accise incamerati solo nell’ultima settimana». «Meloni deve spiegare agli italiani perché le accise andavano tagliate solo in campagna elettorale». Altroconsumo annuncia di aver superato quota 100mila firme per una petizione che chiede che venga immediatamente reintrodotto il taglio delle accise e che «si proceda quanto prima all’azzeramento dell’Iva» sui carburanti.
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