Se arrivate a Parigi rischiate di non trovare l’autobus perché i lavoratori dell’azienda trasporti sono in sciopero contro Macron e la sua «riforma» delle pensioni. Se arrivate a New York rischiate di non poter bere il caffè da Starbucks. Perché c’è un’assemblea sindacale in corso. Se arrivate a Londra dovrete attendere pazientemente che sfili un corteo di infermiere inferocite per i tagli al servizio sanitario inglese. E se ieri atterravate a Tel Aviv c’era da aspettare che la polizia sgombrasse i manifestanti che cercavano di impedire la partenza di Netanyahu pr l’Italia. Benvenuti nell’anno dei movimenti.
UNO SPETTRO SI AGGIRA per l’Europa (grazie zio Karl) ma anche sull’intero pianeta: movimenti eterogenei, che non hanno parole d’ordine comuni, che qui si oppongono all’aumento dell’età pensionabile e là alla deriva autoritaria del primo ministro israeliano. Movimenti di sacrosanta protesta contro le politiche del governo Meloni (oggi manifestazione a Crotone) e movimenti di sindacalizzazione nel paese dove per 40 anni i sindacati erano praticamente scomparsi, come negli Stati Uniti. E infine movimenti globali contro i combustili fossili e la criminale inerzia dei governi di fronte al riscaldamento globale e ai fenomeni climatici estremi.

Andiamo con ordine, partendo da Israele dove l’altroieri i manifestanti hanno bloccato le strade e tentato di impedire al premier di lasciare il Paese per venire da Giorgia Meloni. Le strade di accesso all’aeroporto Ben Gurion, da dove poi Netanyahu è decollato per Roma sono state bloccate per ore e sgomberate solo con brutalità dalla polizia. Le proteste contro la sostanziale cancellazione del ruolo della Corte suprema durano da nove settimane e sono tra le più grandi che Israele abbia mai visto.
SE ANDIAMO NEGLI Stati Uniti, nel 2021-2022 ci sono state centinaia di votazioni nei caffè Starbucks sull’opportunità o meno di costituire un sindacato: quasi sempre la mobilitazione dei baristi ha vinto e adesso 278 negozi hanno la loro rappresentanza. Si tratta un segnale importante perché i lavoratori dei servizi sono sempre stati i più deboli e i peggio pagati: il salario minimo federale non solo è ancora fermo a 7,25 dollari l’ora dal 2009 (lordi) ma nei bar e ristoranti è legale pagare cuochi e camerieri 2,13 dollari se ricevono delle mance. Alcune città e Stati hanno accettato la richiesta di un salario minimo a 15 dollari ma la strada da percorrere è ancora lunga.

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Tutti le hanno viste arrivare

Sempre sul fronte dei sindacati, è in corso un’elezione storica alla United Auto Workers, che conta 400.000 iscritti. Il candidato progressista Shawn Fain è in vantaggio sul presidente in carica Ray Curry con un margine di 645 voti a conteggi quasi conclusi. L’elezione di Fain e della su lista Unite All Workers for Democracy chiuderebbe anni di indagini per corruzione sulla vecchia guardia dell’ UAW. Sarebbe un’altra vittoria per i riformatori che l’anno scorso, grazie a Sean O’Brian, erano finalmente riusciti a prendere la guida del sindacato dei camionisti, i celebri Teamsters, per decenni in mano a Jimmy Hoffa (legato alla mafia e assassinato nel 1975) e poi a suo figlio James Hoffa.
NON SERVONO MOLTE parole per descrivere la situazione in Francia, dove pochi giorni fa sono scese in piazza a Parigi 700.000 persone per opporsi all’aumento dell’età pensionabile. La mobilitazione attuale, in realtà, è una nuova fase della rivolta contro le politiche neoliberiste del presidente Macron iniziate con i gilet gialli nel 2018-19 e fermate soltanto dall’epidemia di Covid-19.

Quanto all’Italia, abbiamo visto una manifestazione antifascista a Firenze mettere insieme non poche centinaia di studenti per solidarietà con una dirigente scolastica minacciata di sanzioni ma decine di migliaia di persone. I giornali si sono concentrati sull’abbraccio Schlein-Conte ma la realtà è che un movimento di massa imprevisto li ha costretti a essere lì e a interpretare il ruolo di leader dell’opposizione, silente per mesi. L’8 marzo ha visto cortei semispontanei in decine di città, tra cui uno enorme a Bologna. Oggi migliaia di persone saranno in Calabria per denunciare i crimini di un governo che rifiuta di salvare persone in pericolo a 100 metri dalla riva.
TUTTO QUI? No, ci sono manifestazioni antigovernative dal Perù alla Georgia, promosse con obiettivi limitati e assai diversi, ma è un vento di mobilitazione che soffia nel mondo, per non parlare della sollevazione delle donne in Iran contro un regime teocratico. Le occasioni sono variegate ma le piazze si riempiono per esprimere un generale rifiuto delle oligarchie al potere, tutte più o meno corrotte, tutte più o meno decise a mantenere i propri privilegi a tutti i costi.

SE C’È UN DATO COMUNE alla politica di governi diversi come quello di Rishi Sunak in Gran Bretagna, di Emmanuel Macron in Francia, di Bibi Netanyahu in Israele e di Giorgia Meloni in Italia è la determinazione a spostare risorse dai più poveri ai più ricchi, dalle spese sociali alle spese militari. L’invasione russa dell’Ucraina è stata una benedizione del cielo per tutti costoro, che sono stati ben felici di estrarre dal cappello a cilindro miliardi per nuove armi di ogni tipo, come se Putin volesse sbarcare a Dover, a Tel Aviv o a Otranto nelle prossime settimane.

Nell’ultimo anno la propaganda ha fatto il suo dovere ma le piazze si stanno riempiendo lo stesso e continueranno a riempirsi anche nei prossimi mesi perché tutte le contraddizioni del tecno feudalesimo autoritario in cui viviamo sono ormai evidenti.