Belgio fuori dal coro: «La soluzione è politica»
Crisi diplomatica L’invito al dialogo del premier Charles Michel irrita la Moncloa: relazioni a rischio
Crisi diplomatica L’invito al dialogo del premier Charles Michel irrita la Moncloa: relazioni a rischio
Anche se la questione catalana non sarà ufficialmente tra i temi sul tavolo del vertice del Consiglio d’Europa in corso a Bruxelles, almeno tra due dei protagonisti dell’evento sarà difficile che il tema non venga affrontato.
Il premier spagnolo Mariano Rajoy non ha infatti apprezzato le prese di posizione del suo omologo belga, il liberale Charles Michel, sullo scontro che si è aperto tra Madrid e Barcellona. In due interviste pubblicate nei giorni scorsi sui maggiori quotidiani del paese, rispettivamente il wallone Le Soir e il fiammingo Standaard, Michel aveva condannato le violenze compiute dalla polizia spagnola nel giorno del referendum catalano e, soprattutto, sottolineato come a suo giudizio la crisi catalana non fosse «di natura giuridica», come sostiene da sempre il governo iberico, ma «eminentemente politica» e perciò tale da richiedere risposte di questa natura e, prima di tutto, «l’apertura di un vero dialogo tra le parti» o in assenza di questo un «coinvolgimento internazionale».
Parole considerate alla stregua di una grave ingerenza da parte di Madrid ma che esprimono anche la reale preoccupazione di un politico abituato a fare i conti con conflitti comunitari altrettanto aspri, la crescente contrapposizione tra i due maggiori gruppi linguistici del paese ha scandito la storia del Belgio da oltre un secolo, e che guida un esecutivo dove la parte del leone spetta proprio a un movimento ultraregionalista come la Nieuw-Vlaamse Alliantie, la Nuova alleanza fiamminga che nelle Fiandre supera ormai il 30% dei consensi.
Il governo Rajoy non ha invece preso molto bene la cosa e più di un suo esponente si è detto «stupefatto di simili attacchi che arrivano da un partner europeo». E lo scambio polemico non si sarebbe limitato alle dichiarazioni. Secondo un altro quotidiano fiammingo, Het Laatste Nieuws, ci sarebbe stato un fitto scambio di mail tra il gabinetto Rajoy e l’ambasciata belga di Madrid, nelle quali il governo spagnolo avrebbe definito «inaccettabili» le prese di posizione di Michel, accusato tra l’altro di aver messo sullo stesso piano l’esecutivo centrale e quello regionale della Generalitat. Missive che, inoltre, annunciano come compromesse le relazioni bilaterali tra i due paesi e che si concludono con un messaggio minaccioso del governo spagnolo: tali dichiarazioni «non resteranno senza conseguenze». In particolare Madrid starebbe pensando, come contromisura, di non sostenere più la candidatura di Catherine De Bolle, attuale commissario generale della polizia belga, alla guida dell’Europol.
Se da parte spagnola sembrano prevalere i toni muscolari, Charles Michel ha ribadito il suo appello al dialogo tra Madrid e Barcellona pur cercando di spegnere le polemiche. «Non c’è stato alcun incidente diplomatico, alcuna crisi, ma solo una drammatizzazione mediatica sulla base di valutazioni che rivendico me che non avevano alcuno spirito polemico o di critica». «Se ci fosse qualche problema – ha aggiunto arrivando al vertice di Bruxelles -, il primo ministro spagnolo ha il mio numero di telefono».
Una nota del governo belga, diffusa in serata, ha in ogni caso riaffermato come «il primo ministro Michel ha già espresso la posizione ufficiale del Belgio sulla Catalogna davanti al Parlamento federale e si tratta di una posizione chiara». Una fonte diplomatica ha inoltre fatto sapere che al tavolo dei 27 della Ue, Michel e Rajoy siederanno l’uno accanto all’altro. Una possibile occasione di chiarimento, anche se, a detta della stessa fonte, «non parlano alcuna lingua in comune».
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