Nelle stanze dei bottoni del Partito comunista cinese, osservano con attenzione quanto accade nelle strade di diverse città cinesi. Da Urumqi a Shanghai, da Pechino a Guangzhou, da Wuhan a Chengdu, moltissimi cinesi – in particolare donne e giovani – sono scesi in strada per protestare contro la politica Zero Covid e contro Xi Jinping, colui che rappresenta la draconiana misura che mette a rischio il patto siglato tra Partito e popolazione.

Perché nella «guerra» contro il coronavirus, portata avanti dal governo centrale sin dal 2020, non si riconoscono più le motivazioni per accettare le limitazioni di libertà individuali a fronte di un benessere collettivo.

LE RESTRIZIONI della politica Zero Covid hanno messo in discussione la prosperità privata e professionale dei cinesi, che ora si trovano a fare i conti con il rallentamento economico, la dilagante disoccupazione giovanile e la riduzione dei consumi interni.

Molti dei manifestanti sono scesi in strada con fogli A4 bianchi in segno di protesta contro la censura usata per controllare l’opinione pubblica. I censori però non sono riusciti a controllare la valanga di meme, video e foto condivisi sui social in cui si vedono cittadini che chiedono la rimozione delle restrizioni e le dimissioni di Xi. Il leader cinese, forte del suo terzo mandato da segretario generale del Partito, assiste a una rara dimostrazione di dissenso civile diffusa in tutto il paese.

E non perché in Cina non ci registrano proteste. Stando ai dati raccolti dal China Dissent Monitor, negli ultimi sei mesi ci sono state 822 contestazioni per la politica Zero Covid, il settore immobiliare, i diritti dei lavoratori e la corruzione dei funzionari.

Ma a differenza delle altre, come la più recente nello stabilimento di Foxconn a Zhengzhou scoppiata per la tutela dei diritti dei lavoratori nella più ampia cornice della politica Zero Covid, queste proteste sono capillari e coinvolgono tutta la popolazione, anche in città che non sono in lockdown. Dai lavoratori migranti agli studenti fino alla borghesia urbana, la draconiana politica anti-virus colpisce chiunque generando una frustrazione ormai generalizzata.

IL TIMORE di perdere consenso politico e controllo sociale ha spinto le autorità cinesi a potenziare i controlli di sicurezza in tutto il paese. Il governo ha inviato centinaia di agenti e bloccato alcune vie nelle zone diventate teatro delle più intense dimostrazioni di dissenso, in particolare a Pechino e a Shanghai, dove sono stati effettuati controlli a campione sugli smartphone dei passanti.

Edward Lawrence, il giornalista della Bbc arrestato e picchiato dalla polizia di Shanghai domenica prima di essere liberato, ha filmato gli attimi in cui foto e video degli smartphone venivano cancellati dagli agenti.

Anche a Hong Kong – teatro delle proteste pro democrazia prima dell’imposizione della legge sulla sicurezza nazionale nel 2020 – la polizia è intervenuta per disperdere una dozzina di persone radunata nell’area centrale del distretto finanziario con dei fogli bianchi, in segno di solidarietà con le dieci vittime dell’incendio a Urumqi, nello Xinjiang, episodio che ha scatenato il dissenso generale.

Non sono mancati scontri con la polizia né fermi di chi scende in strada per manifestare. L’Alto Commissariato per i diritti umani dell’Onu ha invitato le autorità cinesi a non «detenere arbitrariamente» i manifestanti.

MA IL PCC non sembra intenzionato ad ascoltare sollecitazioni, facendo leva sul sostegno dei nazionalisti, che hanno bollato le proteste come dirette da «forze straniere», e di chi vive nei centri urbani e rurali più piccoli, che crede nell’efficacia della politica Zero Covid. I media statali non hanno menzionato le proteste, esortando invece i cittadini ad attenersi alle regole.

Il Pcc, con un editoriale sul Quotidiano del popolo, fa sapere che la Cina proseguirà la sua politica Zero Covid. E questo nonostante i 40.052 nuovi casi registrati nelle ultime 24 ore. Probabilmente le proteste non porteranno a ulteriori concessioni da parte del Pcc e di Xi, che difficilmente si mostrerà condiscendente verso chi critica la sua politica Zero Covid.