Basmane è una sorta di città nella città di Izmir (Turchia occidentale), dove molti rifugiati hanno trovato un luogo sicuro. Anche se la povertà, la disoccupazione e il «rinnovamento urbano» pianificato dal governo turco, potrebbero costituire una minaccia per il suo futuro.
![Una ragazza siriana con una donna in un appartamento a Basmane. Da quando ha lasciato la Siria la ragazza non ha più parlato](/cdn-cgi/image/width=1400,format=auto,quality=85/https://static.ilmanifesto.it/2016/12/10/a-11.jpg)
Il quartiere si trova lontano dalle grandi vie moderne di Alsancak, specchio di una città ideologicamente secolare e repubblicana che da anni vota in maggioranza per il Chp – il partito di centro-sinistra fondato da Ataturk – e da Kemeralti, il bazar più tradizionale con i suoi colori e profumi. Una zona che conserva l’anima multiculturale originale di Smirne, la città dove greci, armeni, europei e turchi hanno vissuto in armonia prima dell’incendio catastrofico del 1922.
Dopo l’accordo sull’immigrazione tra l’Unione europea e la Turchia, oltre 300 mila migranti di origine kurda e araba, in fuga dai recenti conflitti, hanno cercato rifugio a Izmir, unendosi ai kurdi del sud est della Turchia e la comunità Rom già residente qui dai tempi dell’Impero ottomano.
![Accanto, due donne Rom nella zona di Basmane dove la loro comunità vive dai tempi dell’Impero ottomano](/cdn-cgi/image/width=1400,format=auto,quality=85/https://static.ilmanifesto.it/2016/12/10/a-12.jpg)
Basmane si presenta come un groviglio di strade ripide che si arrampicano su per una collina tra case coloratissime e altre in totale rovina, se non crollate e divenute discariche maleodoranti. La parte superiore di Basmane, ai piedi del castello di Alessandro Magno, si chiama Kadifekale. Le sue case costruite illegalmente – chiamate in turco gecekondu, «posate durante la notte» – sono abitate principalmente dai kurdi di Mardin, città del sud est della Turchia, nella quale impera la guerra tra lo Stato e il Pkk.
Le strade che circondano la stazione ferroviaria di Basmane sono un vero e proprio bazar, con ristoranti, bancarelle e attività gestite da siriani. I prezzi sono più bassi che altrove e forse quelli che sentono nostalgia per le loro città distrutte dalla guerra in Siria possono trovare un po’ di conforto camminando per queste vie.
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Il cuore pulsante di Basmane è Kapılar, uno spazio sociale ora aperto da circa un anno, in cui si svolgono ogni settimana laboratori per bambini, corsi di lingua inglese e turca, cene open kitchen ed eventi culturali. Grazie ai volontari dello spazio inoltre vi è un efficiente servizio di assistenza legale e linguistica per i migranti che non parlano il turco.
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Il centro Kapilar è anche messo a disposizione alle molte associazioni che aiutano i rifugiati a Izmir. L’obiettivo è quello di superare l’isolamento e favorire l’inclusione non solo dei vari gruppi etnici presenti, ma anche di facilitare gli incontri con i turchi residenti nel quartiere.
Non è facile entrare in contatto con le famiglie che vivono in Basmane. Dopo il tentato colpo di stato del 15 luglio, che a Izmir è stato vissuto solamente tramite le immagini trasmesse dalla televisione, molti hanno paura di parlare con giornalisti e fotografi.
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Nonostante ciò, lo spirito multiculturale e inclusivo di Basmane, rimane forte e rappresenta una luce di speranza nel bel mezzo di un periodo turbolento.
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L’autore di questo fotoreportage
Giacomo Sini è nato a Pisa nel 1989. Nel 2014 ha conseguito la laurea in scienze sociali presso l’Università di Pisa. Ha realizzato numerosi reportage e progetti soprattutto in Medio Oriente e in Asia centrale, fotografando la realtà dei conflitti politici e sociali, le tratte dei migranti e le battaglie delle minoranze. Master in «fotogiornalismo contemporaneo 2014-2015» conseguito presso «Officine Fotografiche di Roma», i suoi reportage sono stati pubblicati tra l’altro da El Pais, Vice Magazine, L’Express, Il Caffè.