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Bari al voto per il dopo-Decaro: tra i progressisti Leccese e Laforgia volano gli stracci

Bari al voto per il dopo-Decaro: tra i progressisti Leccese e Laforgia volano gli stracciVito Leccese, candidato Pd a Bari

Elezioni comunali L’avvocato sostenuto da 5S e sinistra evoca i rischi di scioglimento per mafia e chiede un forte rinnovamento. Il dem si arrabbia: «Usi il manganello come Gasparri». Il leghista Romito nasconde il simbolo del Carroccio, tiene i toni bassi e punta al secondo turno

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 7 giugno 2024

A Bari si respira la quiete dopo la tempesta. Quella giudiziaria di aprile, quando alcune indagini per voto di scambio, condite da arresti eccellenti di un paio di consiglieri comunali di maggioranza, hanno terremotato quello che da vent’anni è un fortino del centrosinistra. La capitale della primavera pugliese che porta i nomi di Nichi Vendola, Michele Emiliano e Antonio Decaro. L’amatissimo sindaco, mai sfiorato dalle indagini, ora è proiettato verso Strasburgo, con il suo formidabile spot in cui accenna i vari dialetti del sud.

Il testimone l’ha preso il suo ex capo di gabinetto Vito Leccese, già parlamentare dei Verdi, poi uomo-macchina, e ora candidato del Pd: fino a marzo essere l’erede di Decaro gli sarebbe bastato per vincere tranquillamente al primo turno. Dopo la tempesta le carte si sono rimescolate. Va detto però che dalla fine di aprile le inchieste hanno smesso di fare rumore: dopo l’arresto di Giovanni Toti a Genova le telecamere se ne sono andate dalla Puglia, Michele Emiliano (mai sospettato di nulla) ha rimpastato la sua giunta e il caso Puglia è sparito dalla tv nazionali.

E così la campagna elettorale si è potuta svolgere normalmente, col piccolo dettaglio che le inchieste hanno fatto saltare le primarie di centrosinistra previste a inzio aprile (fu Conte a porre il veto), e ora di candidati i progressisti ne hanno due: oltre a Leccese c’è l’avvocato Michele Laforgia, sostenuto da Sinistra italiana, civiche e M5S. La destra ha scelto il consigliere regionale Fabio Romito, 36 anni, un profilo poco vannacciano, più tendenza Zaia che Salvini: ha persino evitato di avere il simbolo della Lega tra le liste che lo sostengono e ama definirsi «progressista di destra». Non proprio un candidato di bandiera, ma uno che al ballottaggio ci punta sul serio.

Leccese e Laforgia hanno un patto di ferro sul secondo turno: uniranno le forze, lo hanno anche messo per iscritto. Però negli ultimi giorni sono volate le coltellate. Laforgia ha ricordato in un comizio la spada di Damocle che pende sulla città: lo scioglimento per mafia dopo l’invio della commissione ispettiva voluta dal ministro Piantedosi: «Non possiamo permetterci di retrocedere a Comune sciolto per infiltrazioni mafiose: per evitare questo rischio dobbiamo votare candidati in consiglio comunale diversi da quelli che hanno governato in questi dieci anni, serve un rinnovamento profondo».

Leccese, che ha le liste piene di consiglieri e assessori uscenti, l’ha presa male: «Quello dello scioglimento è lo spettro che il centrodestra ha agitato per tutta la campagna elettorale come un manganello. Ora il manganello dalle mani di Gasparri è passato a quelle di Laforgia». Il candidato di 5S e sinistra non ci ha visto più: «Io facevo politica a Bari negli anni Settanta, un nostro compagno è morto per le bastonate dei fascisti, questi argomenti sono irricevibili e li rispedisco al mittente». Lui, per sottolineare il profilo di sinistra, propone un reddito minimo comunale dai 300 ai 500 per le famiglie più deboli. Il patto di collaborazione con Leccese «non si tocca», assicura Laforgia, ma il clima si è guastato. E ieri Gasparri è tornato a colpire: «So che l’ispezione del ministero ha molto materiale per assumere delle decisioni drastiche che appaiono inevitabili…». Immediata la replica di Leccese: «A quale titolo Gasparri si improvvisa portavoce della commissione ministeriale?». Mistero.

Romito prova ad approfittare dello scontro fratricida a sinistra: non attacca mai Decaro quando sta in mezzo alla gente, anzi racconta che nei mercati qualcuno gli ha detto che sembra «Antonio da giovane». Però attacca continuamente i presunti «disastri di vent’anni di centrosinistra». Gli anni in cui la città ha cambiato volto in positivo. «La sua è una destra che tenta di camuffarsi, consapevole che altrimenti non avrebbe nessuna chance in una città come la nostra», commenta Laforgia. E se Meloni arriverà in città per sostenerlo tutti i dubbi si dovrebbero dissolvere. Salvini è già arrivato e ha detto di puntare al secondo turno.

Già, ma chi saranno i contendenti in questa eventuale sfida? In città si ragiona su una possibilità non del tutto remoto: e cioè che il 23 e 24 giugno la sfida possa essere tra Leccese e Laforgia. In pratica le primarie che dovevano tenersi il 7 aprile, ma con le urne vere. Al quartier generale di Leccese questo scenario è assai temuto, e infatti tutte le energie sono concentrare sullo sforzo di vincere al primo turno. Difficile ma non impossibile: le sue liste sono forti, due civiche portano il nome di Decaro, ha grandi progetti per far diventare Bari una città green, il governatore Emiliano lo sostiene con tutta la sua forza politica, che non è stata azzerata dal terremoto che ha coinvolto anche una assessora regionale, Anita Maurodinoia, che si è dimessa. La destra ha un solo vantaggio: non ha niente da perdere.

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