Europa

Barcellona si «ribalta»: vince il socialista Jaume Collboni

Spagna All'ultimo minuto i Comuns, per evitare un governo di Junts, hanno «donato» i loro nove voti. Il Pp governerà invece 30 dei 50 capoluoghi di provincia, cinque grazie all’alleanza con Vox

Pubblicato più di un anno faEdizione del 18 giugno 2023

Il socialista Jaume Collboni è stato eletto sindaco di Barcellona con i voti del Psc, dei consiglieri dei Comuns e del Pp catalano, battendo sul filo del traguardo il candidato di Junts per Catalunya, Xavier Trias, che nelle ultime ore aveva intessuto un accordo di governo con Ernest Maragall, di Esquerra Republicana de Catalunya.

Contro tutte le previsioni, infatti, e ad appena un’ora dall’inizio dell’insediamento del consiglio municipale della capitale catalana, il quadro delle alleanze, o meglio delle indicazioni di voto perché non c’è stata alcuna intesa a determinare l’esito, si è ribaltato.

LO SI APPRENDEVA attorno alle 16 di ieri, quando i Comuns con un comunicato informavano che, per evitare un governo di Junts, avrebbero messo a disposizione del candidato socialista i loro 9 voti da sommare ai 10 del Psc, senza patti, senza certezze, con la sola volontà di stare all’opposizione.

Per raggiungere la maggioranza assoluta di 21, però erano necessari almeno due voti del Pp, altrimenti Trias, come candidato più votato alle elezioni dello scorso 28 maggio, con 11 seggi conquistati, sarebbe diventato automaticamente sindaco. E i quattro consiglieri popolari hanno votato per bloccare l’alleanza tra Junts ed Esquerra.

Fallisce in questo modo l’unico accordo di peso degli ultimi tempi nel campo indipendentista, così altrimenti diviso al suo interno, per quanto su un candidato che rappresenta più la Convergència del passato che l’ambizione di una futura repubblica catalana.

«Abbiamo modelli opposti di politica e di città», spiegava il voto dei Comuns Ada Colau, rivolto a Trias. Un voto dato senza entusiasmo, solo perché «La Convergència del 3% non doveva tornare a governare questa città». In effetti, i Comuns avrebbero preferito una soluzione diversa. Hanno provato fino all’ultimo a editare un tripartito progressista, con Psc ed Esquerra, reso impossibile dalla prossimità delle elezioni generali in Spagna.

Perciò, l’unico che può dirsi davvero soddisfatto è Collboni con il suo partito. La sua elezione è una boccata di ossigeno per i socialisti di Pedro Sánchez, che in Catalogna sembrano avere ritrovato l’antico granaio di voti che potrebbe essere decisivo nelle prossime elezioni. E che lo scorso 28 maggio hanno perso non tantissimi voti, appena 400.000, ma moltissimo potere, come dimostra la formazione delle giunte comunali e i patti che si vanno delineando per i governi delle Comunità autonome.

IL PARTIDO POPULAR governerà, infatti, 30 dei 50 capoluoghi di provincia, oltre alle città autonome di Ceuta e Melilla, con maggioranza semplice, o come nel caso di Madrid, dov’è stato riconfermato José Luis Martínez-Almeida, con maggiornza assoluta. In cinque di questi municipi, il Pp ha scelto di pattuire il governo con Vox. In generale, i patti dei popolari con l’estrema destra riguardano un totale di 187 comuni. Il Psoe governerà solo in una decina delle grandi città.

Poi ci sono le alleanze strumentali, come quelle dei socialisti col Pp, con Upn, partito navarrino vicino ai popolari, o con il Partito nazionalista basco per impedire a Bildu di ottenere il sindaco a Pamplona, o a Vitoria.

In Catalogna, l’unico patto di successo tra i partiti indipendentisti è stato raggiunto a Girona, dov’è stato eletto sindaco Lluc Salellas, della Candidatura d’Unitat Popular. Mentre a Ripoll, tristemente famosa per essere stata la città dove erano vissuti i terroristi della strage islamista sulla Rambla, Junts si è sottratta a un’intesa con Esquerra, Psc e Cup, consentendo così l’elezione di Silvia Orriols, leader della formazione indipendentista di estrema destra Aliança Catalana.

Continuano intanto le trattative tra popolari e Vox per il governo delle Comunità autonome perse dalla sinistra lo scorso 28 maggio. Come nella Comunità valenciana, dove il torero Vicente Barrera, di Vox, sarà vicepresidente e consigliere di Cultura. Cosa significherà in termini di politiche la presenza di Vox al governo di città e regioni, lo chiarisce bene l’esponente di Vox, José María Llanos, che afferma: «La violenza di genere non esiste». Solo in quest’anno, 23 donne sono state uccise in Spagna dai propri compagni.

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