«Banzai», quando il Giappone ha un volto di donna
Graphic novel Per Beccogiallo, «Banzai, guida al Giappone e alle sue guerriere» di Elisabetta Percivati, in arte Epi. Un viaggio alla scoperta di una cultura millenaria attraverso le figure femminili che l’hanno attraversata
Graphic novel Per Beccogiallo, «Banzai, guida al Giappone e alle sue guerriere» di Elisabetta Percivati, in arte Epi. Un viaggio alla scoperta di una cultura millenaria attraverso le figure femminili che l’hanno attraversata
In Occidente quando si pensa alle donne giapponesi la prima immagine che compare è quella delle geishe e, spesse volte, anche in maniera distorta e sbagliata. Nella graphic novel, appena pubblicata da Beccogiallo, Banzai, guida al Giappone e alle sue guerriere (pp. 184, euro 18) non solo vengono sfatati molti luoghi comuni sulle antiche cortigiane ma, grazie alla matita di Epi, si va alla scoperta di una cultura millenaria attraverso le figure femminili che l’hanno attraversata.
L’AUTRICE è Elisabetta Percivati, in arte Epi, fumettista e illustratrice torinese alla sua seconda opera dopo Takk, la «guida per perdersi in Islanda», prima grapich novel al mondo sull’isola del nord Europa. Come per Takk così per Banzai Epi ci accompagna nelle terre del Sol levante attraverso un suo viaggio permettendoci di scoprire il Giappone un poco alla volta, quasi in punta di piedi, cominciando dalla cucina che si presenta molto più ricca, ricercata e curata rispetto agli occidentali «all you can eat».
QUELLA CURA che, per esempio, ritroviamo nell’arte della calligrafia e della letteratura che, ci svela Banzai, ha visto protagoniste, intorno all’anno mille, proprio due donne, Murasaki Shikibu e Sei Shanosan, i cui libri sono considerati all’origine della letteratura nipponica, unico paese al mondo a riconoscere a delle autrici donne questo merito. Il «merito», altro assillo della società giapponese, ha però, quasi sempre, nomi maschili. A partire dalla tradizione del Bushido, l’insieme delle arti marziali che componevano il bagaglio di insegnamenti della cosiddetta «stirpe guerriera» dei samurai che, per tutta l’epoca feudale e fino all’occidentalizzazione del paese a fine ‘800, rappresentò la casta più potente del paese.
ANCHE QUI scopriamo che furono molte le donne guerriere, da Yamakawa Futaba a Nakano Takeko fino alla prima judoka femminile, Tomoe Goezen; quest’ultima, prima maestra della disciplina ad inizio ‘900, anche se arrivò fino al massimo grado (10° Dan), ricevette una cintura di colore differente dagli uomini. Ci vollero 91 anni perché la federazione giapponese di Judo equiparasse il colore delle cinture: per tutti nere.
IL VIAGGIO DI EPI però è anche una sorta di macchina del tempo per una generazione, la sua, cresciuta quando la tv era piena di cartoni giapponesi, gli anime, che avevano per protagoniste le donne, dalla pallavolista Mila a Lady Oscar. In Banzai si spiega la genesi di queste due figure, ispirate a personaggi femminili reali. Ogni pagina del libro è una storia, una figura di donna che ha segnato il Giappone, dalle suffragette alle imprenditrici passando per le divinità femminili shintoiste e che, come la lama di una katana, ha aperto tanti piccoli varchi in una società ancora profondamente maschilista.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento