Banlieue: Macron e la filosofia dell’individualismo
Francia Lungo discorso sulle periferie, ma il "piano Borloo" è messo da parte. Per Macron, 40 anni di "piani" non hanno dato i risultati voluti. I pubblici dipendenti in piazza ieri con 130 cortei. Sabato è attesa la "marea popolare" a Parigi
Francia Lungo discorso sulle periferie, ma il "piano Borloo" è messo da parte. Per Macron, 40 anni di "piani" non hanno dato i risultati voluti. I pubblici dipendenti in piazza ieri con 130 cortei. Sabato è attesa la "marea popolare" a Parigi
Il metodo Macron applicato alle banlieues: una filosofia articolata, ma una traduzione in pratica lacunosa. Emmanuel Macron non vuole un ennesimo “piano banlieue”, anche se aveva chiesto a un ex ministro delle aree urbane, Jean-Louis Borloo, un rapporto sulla questione (che era stato molto ben accolto da politici e operatori interessati): “una strategia che ha la mia età” ha detto, e che, secondo lui, non ha dato i risultati sperati. Non ha senso, ha detto, che “due maschi bianchi che non abitano in banlieue” preparino e impongano un “rapporto” a dei cittadini locali, che hanno le risorse per trovare delle soluzioni. Il primo piano per le periferie francesi è di 40 anni fa, poi ne sono seguiti molti altri, ci sono stati alcuni successi, ma nel complesso il problema del ritardo delle banlieues e delle ingiustizie che vi regnano è rimasto e si è aggravato.
Le proposte di Borloo, prese nel loro insieme, sono quindi sotterrate, anche se poi, in un discorso di un’ora e mezza di fronte a un centinaio di invitati radicati nei territori di periferia, Macron le evoca quasi tutte, meno una – la principale: il finanziamento. La filosofia di Macron è individualista, le soluzioni saranno creare un ambiente favorevole all’espressione individuale delle potenzialità, che esistono nelle banlieues come altrove. Bisognerà aspettare luglio e poi settembre per avere delle precisazioni sulla realizzazione degli impegni. Per ora, quello che il presidente ha annunciato è un progressivo avvicinamento della situazione delle banlieues con quella delle altre zone del paese. Ci sarà più polizia, per lottare contro i traffici, come succede altrove in Francia (mentre nelle periferie vengono denunciate zone dove non viene applicato il diritto). Agli abitanti verrà chiesto di partecipare attivamente, per migliorare la situazione in cui vivono. Per favorire l’equità, verrà creata un’Agenzia nazionale di coesione dei territori, che interesserà tutte le aree depresse, le banlieues urbane ma anche le zone rurali in crisi. I sindaci avranno maggiori poteri, saranno maggiormente informati sui loro amministrati (anche e soprattutto sulle pendenze giudiziarie e su eventuali derive di radicalizzazione religioso-terroristiche). Ai giovani verranno offerte maggiori possibilità di ottenere borse di studio, di offerta di stage (obbligatori nella scuola dell’obbligo francese, al quarto e ultimo anno delle medie), le imprese verranno spinte ad agire, ci saranno operazioni di testing contro le discriminazioni. Per seguire l’evoluzione della situazione, ogni due mesi è prevista una riunione del consiglio di 200 personalità che si occupa della coesione territoriale. I politici locali ieri erano in grande maggioranza “delusi”. Il “piano Borloo” aveva sollevato delle speranze, con 19 “programmi” tematici (dal rinnovamento urbano alla scuola, sicurezza, giustizia, occupazione ecc.). Per Macron, le banlieues e i loro abitanti devono potersi inserire individualmente in un paese che funziona meglio.
Questa filosofia, che nega i corpi intermediari per rivolgersi agli individui, era contestata ieri in piazza dalle 130 manifestazioni di pubblici dipendenti. A Parigi, per la prima volta da otto anni, hanno sfilato assieme tutti i 9 principali sindacati (accanto alla Cgt e a Force ouvrière, c’era anche la Cfdt riformista), tutti rappresentanti dai rispettivi segretari generali. Non è ancora la “convergenza delle lotte” che cerca di costruire la Cgt e che avrà sabato 26 un nuovo momento forte, con la manifestazione parigina a cui parteciperà tutta la sinistra politica, dalla France Insoumise (all’origine dell’iniziativa) fino addirittura al Ps, passando per il Pcf e tutte le altre organizzazioni, nella speranza di convocare una “marea popolare” che riesca a scuotere le certezze liberal di Macron. Anche l’ex presidente François Hollande ha ripreso vitalità per criticare Macron, accusato di voler trasformare la funzione pubblica in “variabile di aggiustamento”. Il sottosegretario Olivier Dussopt (ex Ps) assicura che il governo non vuole sopprimere lo “statuto” dei pubblici dipendenti. Ma la filosofia di Macron è di introdurre progressivamente il “contratto” di lavoro, alla Sncf (dove lo sciopero a singhiozzo continua) come tra i 5,6 milioni di funzionari francesi. I sindacati non sono più considerati interlocutori privilegiati. Macron prende il rischio di radicalizzare la protesta (ieri ci sono stati 17 fermi ai margini del corteo parigino).
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