Bagnoli, passerella di Meloni ma la bonifica si farà con i fondi già stanziati
Le proteste Ennesima sceneggiata sulla colmata: adesso si discute di toglierla solo in parte. Il sindaco Manfredi: «Nessun piano per l’isolotto di Nisida. Nel futuro tutto può essere»
Le proteste Ennesima sceneggiata sulla colmata: adesso si discute di toglierla solo in parte. Il sindaco Manfredi: «Nessun piano per l’isolotto di Nisida. Nel futuro tutto può essere»
Sei articoli, preceduti da una lunga serie di richiami ad altre disposizioni e intese poiché la vicenda della bonifica e della rinascita (a tutt’oggi mancata) di Bagnoli è costellata da svariate cabine di regia, commissari, da molteplici leggi, alcune delle quali hanno cancellato quelle approvate prima, per esempio con riferimento al destino della colmata. In calce le firme di Gaetano Manfredi (il sindaco di Napoli e commissario per la bonifica dell’area) e della premier Giorgia Meloni al protocollo d’intesa siglato ieri a Bagnoli il quale (stando agli annunci) dovrebbe segnare una svolta per l’area ex Italsider e per il mare che la bagna e che da decenni è sottratto alla città causa inquinamento.
L’articolo 3 fa riferimento alla copertura finanziaria degli interventi oggetto dell’intesa: «È garantita dalle risorse già a disposizione, pari a 31,3 milioni, e dalle assegnazioni previste dall’articolo 14 del decreto legge 2024 numero 60, pari a 1.218 milioni di euro per il periodo 2024 – 2029». I fondi saranno ripartiti così: 28 milioni per il 2024; 90 milioni per il 2025;100 milioni per il 2026; 200 milioni per il 2027;400 milioni per il 2028 e altrettanti per il 2029.
I soldi, come ha più volte ricordato il presidente campano Vincenzo De Luca, sono quelli già assegnati alla regione dalla delibera del Cipess 25 del 2023. In sostanza, i fondi per Bagnoli che mette il governo sono quelli che il medesimo governo aveva aggiudicato a Palazzo Santa Lucia un anno fa sotto forma di Fondi per lo Sviluppo e Coesione. A proposito dei quali ieri De Luca ha annunciato un nuovo ricorso al Consiglio di Stato per la mancata sottoscrizione da parte del governo dell’accordo di coesione. Una notizia che ha tenuto a rendere pubblica proprio nel giorno della presenza a Napoli, per l’intesa con Manfredi, di Meloni e del ministro Fitto.
Rispetto al protocollo, le opere da realizzarsi sono elencate in un allegato: c’è la bonifica a mare, per la quale si stima una spesa pari a 629 milioni; il parco urbano, del quale molto si dibatte ormai da tempo e che per ora è rimasto una chimera, dovrebbe costare 122 milioni; la realizzazione del waterfront. Secondo i documenti di Invitalia, il soggetto attuatore del piano di risanamento ambientale e di rigenerazione urbana, l’antica area residenziale di Coroglio resterà, ma sarà completamente riqualificata e nel progetto vengono indicati 6.253 metri quadrati di suolo da espropriare. Nella tabella si fa poi riferimento a interventi di rigenerazione urbana, relativi a telecomunicazioni, trasporti e logistiche per 253 milioni. E la realizzazione di nuovi edifici più la riqualificazione di quelli esistenti per 1 milione e 600 mila metri cubi.
Al netto delle cifre promesse e degli interventi annunciati, restano sul tappeto diversi nodi. Uno è quello della colmata: la cancellazione della norma che ne prevedeva l’eliminazione, e che imponeva il ripristino della linea di costa, dimezza lo spazio per la rinascita di una grande spiaggia pubblica, da diversi anni obiettivo di comitati e associazioni, e impatta anche sul ripristino del paesaggio, come accusano docenti e urbanisti. «Già si sta lavorando per valutarne la rimozione parziale – ha detto peraltro ieri Manfredi, cercando di smorzare le polemiche – così da accelerare gli interventi e garantire un minore impatto, come ci è stato chiesto dalla commissione di valutazione ambientale nazionale, e per realizzare un grande spazio a mare». Insomma, tra colmata no (legge del 1996) e colmata sì (il recente provvedimento del governo Meloni), parrebbe ora giunta l’ora del ni.
Altro tema: il destino di Nisida, che ospita attualmente il penitenziario minorile. C’è chi da tempo preme per una delocalizzazione del carcere e l’apertura del bellissimo isolotto a iniziative turistiche, come la realizzazione di alberghi con approdo a mare. «Il minorile di Nisida – ha detto Manfredi – è al di fuori della mia competenza, è di responsabilità del demanio, del governo nazionale. Al momento non ci sono progetti che a me risulti». Salvo aggiungere: «Nel futuro tutto può essere possibile». Contro il protocollo d’intesa hanno manifestato circa 200 attivisti di Iskra, dei disoccupati 7 novembre, dei collettivi universitari e del comitato Mare Libero. Questi ultimi sono riusciti a introdursi anche nell’area della colmata esponendo lo striscione «Vendesi». L’accusa: «È l’ennesima passerella del governo di turno».
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