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Bachelet: «L’embargo Usa a Caracas esacerba la crisi»

Bachelet: «L’embargo Usa a Caracas esacerba la crisi»Michelle Bachelet

Venezuela L'Alta commissaria ai diritti umani dell'Onu a Caracas: vede Maduro e Guaidò e accusa gli Stati uniti per il peso delle sanzioni sul paese

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 23 giugno 2019

«Molto positiva»: così Nicolás Maduro ha definito la riunione di quasi due ore di venerdì con l’Alta commissaria Onu per i diritti umani Michelle Bachelet, in visita ufficiale a Caracas su invito del presidente venezuelano.

E in effetti il suo riconoscimento dell’impatto esercitato dall’embargo Usa sulla crisi economica del paese rappresenta un’indubbia vittoria politica per Maduro, che a sua volta ha assicurato che considererà «con la massima serietà i suggerimenti, le raccomandazioni e le proposte» dell’Alta commissaria «affinché in Venezuela sia garantito un sistema di diritti umani sempre più forte e consolidato».

«Mi preoccupa che le sanzioni imposte quest’anno dagli Stati uniti sulle esportazioni di petrolio e il commercio dell’oro stiano esacerbando e aggravando la preesistente crisi economica», ha dichiarato Michelle Bachelet al termine della sua visita di tre giorni, durante la quale si è riunita con funzionari del governo, rappresentanti delle organizzazioni per i diritti umani, vittime della violenza politica, leader religiosi ed esponenti dell’opposizione.

E naturalmente con l’autoproclamato presidente Juan Guaidó, che ha cercato di trarre il massimo profitto dalla visita nel tentativo disperato di risollevare la sua credibilità ancora più in picchiata dopo lo scandalo di corruzione sui presunti aiuti umanitari che ha travolto i suoi rappresentanti in Colombia.

Evidenziando come la situazione umanitaria in Venezuela si sia «deteriorata in modo straordinario», l’Alta commissaria (il rapporto finale sarà presentato il 5 luglio), ha annunciato che due suoi rappresentanti rimarranno per tre mesi a Caracas per «fornire assistenza e consulenza tecnica ma anche per continuare a monitorare la situazione dei diritti umani», a partire da quella dei centri di detenzione.

Né è mancato l’appello al governo a rilasciare «tutte le persone private della libertà per aver esercitato i propri diritti civili e politici in maniera pacifica».

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