Azzurri, vittoria con riserva…
Rugby La Coppa del Mondo si apre con l'affermazione convincente della Francia sugli All Blacks (27-13). L'Italia travolge la Namibia (52-8) ma molte cose vanno migliorate
Rugby La Coppa del Mondo si apre con l'affermazione convincente della Francia sugli All Blacks (27-13). L'Italia travolge la Namibia (52-8) ma molte cose vanno migliorate
Dal big match di apertura della Coppa del mondo di rugby si attendeva qualche segnale. Francia-Nuova Zelanda era una sfida probabilmente non decisiva ai fini della qualificazione ai quarti di finale ma un confronto diretto tra i due emisferi, il Nord e il Sud, e tra due squadre che occupavano il terzo e il quarto posto del ranking mondiale, entrambe tra le favorite per il titolo. Il segnale è arrivato: allo Stade de France di Parigi la Francia vince e convince, gli All Blacks rimangono al palo. 27 a 13 il risultato finale, due mete per parte e a far la differenza i calci piazzati di Thomas Ramos – ben cinque contro uno solo di Richie Mo’unga. Prima constatazione: i francesi sono stati attenti e disciplinati mentre i kiwis, al contrario, sono stati fallosi ben oltre il dovuto e hanno subito un cartellino giallo (Jordan) nei momenti decisivi del match. Seconda constatazione: sebbene ogni pronostico sia prematuro, il vento di Ovalia sembra continuare a soffiare a favore dell’emisfero Nord. Vent’anni dopo il trionfo dell’Inghilterra, unico successo europeo nella storia della manifestazione, il vecchio continente torna ad assaporare il sogno di una vittoria ai mondiali.
FRANCIA-NUOVA ZELANDA non è stata una partita tecnicamente entusiasmante: molte attese, tanti errori nella gestione del pallone, qualche nervosismo di troppo, ma è stata una sfida vera, combattuta, sempre in bilico. I francesi, carichi di aspettative, forse hanno pensato a quel pesante precedente, il match di apertura del 2007, quando da grandi favoriti furono sorprendentemente sconfitti dall’Argentina. Gli All Blacks hanno confermato di non attraversare un periodo brillante e lo scarso credito di cui gode in patria il loro allenatore Ian Foster (lascerà dopo il mondiale) alimenterà nuove polemiche.
SI ATTENDEVA anche l’Italia, impegnata contro la Namibia nel secondo match del girone A. Un avversario nettamente alla portata degli azzurri seppure da non sottovalutare. Si è giocato a Saint Etienne, allo stadio Geoffroy-Guichard che nel 2007 fu teatro della nostra più sofferta sconfitta nella storia della Coppa del mondo. Contro la Scozia quel 29 settembre finì 16-18, due soli punti di scarto che fecero la differenza tra l’eliminazione e il passaggio ai quarti. Era l’ultima partita del girone, dentro o fuori, e fuori fu. Gli scozzesi avevano un calciatore, Chris Paterson, che non sbagliava un colpo, era spietato; gli azzurri mandavano alla piazzola David Bortolussi, italo-francese di Auch dalla faccia sempre un po’ triste che nei minuti finali sbagliò il penalty del possibile sorpasso. Fu una serata triste e piovigginosa, con i tifosi scozzesi in kilt e infradito che ballavano nelle pozzanghere, lieti dello scampato pericolo. Questa volta è finita con una vittoria dal largo punteggio, incontestabile: 52 a 8, sette mete a una. A iscriversi al tabellino sono: Lorenzo Cannone (11’), Paolo Garbisi (15’), Dino Lamb (46’), Ange Capuozzo (54’), Hame Faiva (74’), Manuel Zuliani (78’), Paolo Odogwu (82’). Tommaso Allan ha ingrossato il punteggio mettendo a segno otto calci su otto per un totale di 17 punti. Per la Namibia un calcio piazzato di Tiaan Swanepoel (3’) e una meta di Gerswin Mouton.
E tuttavia per più di venti minuti del primo tempo i namibiani hanno messo sotto gli azzurri, imponendosi nei confronti fisici e guadagnando a ogni fase la linea del vantaggio.
TUTTO BENE? Se si guarda al punteggio e al punto di bonus incamerato, benissimo. E tuttavia per più di venti minuti del primo tempo i namibiani hanno messo sotto gli azzurri, imponendosi nei confronti fisici e guadagnando a ogni fase la linea del vantaggio. Di contro Lamaro e compagni apparivano superficiali e frettolosi nelle scelte di gioco, poco incisivi negli attacchi multifase (pochi peraltro, come se gli azzurri temessero di consumare le loro energie), imprecisi nel gioco alla mano. Quella mezz’ora di gioco senza segnare un solo punto, tra il 15’ e il 46’, riassume in modo inequivoco le difficoltà incontrate dall’Italia in quella fase del match. Trenta minuti di vuoto che con la Namibia gli azzurri si possono anche permettere ma che con avversari più forti sarebbero pagati a caro prezzo. Adesso ci sono undici giorni di tempo per riprendere le forze e migliorare ciò che va migliorato. Il prossimo appuntamento è a Nizza, il 20 settembre, contro l’Uruguay, squadra anch’essa alla portata degli azzurri ma un gradino sopra la Namibia. Poi toccherà agli All Blacks e alla Francia, due corazzate. Nel frattempo, per qualche giorno, l’Italia si gode il primo posto nel girone grazie al punto di bonus: durerà poco ma è pur sempre una bella sensazione.
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