Ayahuasca, storia di un salvataggio
Il 19 aprile è noto come «bicycle day», il giorno che cambiò per sempre la vita personale e professionale di Albert Hofmann – ricercatore della casa farmaceutica svizzera Sandoz – che in quel giorno di 80 anni fa ingerì 250 microgrammi di Lsd-25 e saltò in sella alla sua bicicletta verso il vagamente previsto ma non ancora sperimentato «passaggio di stato» che sarebbe avvenuto nelle ore successive. L’Lsd non procurò a Hofmann nessun incidente, ma, in un processo poi raccontato nel dettaglio, rivelò l’inizio della psichedelia e della seconda parte della sua vita.
L’11 agosto 2015 ero in sella ad una Vespa, abbracciata al mio fidanzato di allora, mentre visitavamo le colline tra Matera e la costa della Basilicata. Faceva caldo ma una leggera brezza estiva attraversava l’aria mentre andavamo per stradine sterrate esplorando la bellezza di quei borghi medievali. Svoltammo a sinistra e la mia vita cambiò per sempre.
Un’auto ci investì in pieno maciullando la mia gamba sinistra.
Tenendomi la parte posteriore della coscia sentii che qualcosa non andava, il mio respiro si affievoliva mentre le sfumature dorate del cielo diventavano sempre più tenui. Mi sentivo intorpidita. Stavo morendo. Poteva essere il mio ultimo giorno, fu invece il primo della seconda parte della mia vita.
Non sarei la persona che sono se non avessi sopportato un cambiamento così profondo diventando un essere umano con una gamba sola. E non sarei la persona che sono se non avessi avuto l’opportunità di conoscere e bere questo straordinario tè cosmico, ottenuto dall’unione di due piante amazzoniche, la B. caapi e la P. viridis, mescolate in decotto. Una bevanda conosciuta come la sacra Vite dell’Anima, o Madre Ayahuasca, Yaje, Uni, o ancora, Daime.
L’incontro con l’Ayahuasca, avvenuto diversi anni prima del mio cambiamento di forma, mi dette il coraggio di respirare aspettando a lungo i soccorsi dopo quell’incidente che avrebbe potuto essere fatale. In seguito fui sottoposta a un pesante regime farmacologico di oppiacei (fentanyl e ossitocina) e di Lyrica che mi aiutarono a sopportare l’atroce dolore neurologico della recisione dell’arto. I medici mi dissero che avrei dovuto assumere questi farmaci per almeno un anno; dopo sei mesi la tossicità pervadeva le mie cellule e il mio corpo fragile e grigio, e percepivo il fatto che stavo lentamente diventando dipendente da quella dose sublinguale di oppiacei: il Fentanyl.
Il 14 marzo 2022 il Ministero della Salute ha inserito le due piante amazzoniche miscelate nell’ayahuasca nell’elenco 1 delle sostanze stupefacenti. All’università di Berkeley, dove ho preso il mio PhD in infettivologia ed epidemiologia, mi è stato insegnato di fare ricerca vagliando migliaia di pubblicazioni scientifiche basate su prove, quando il legale il rappresentante del Santo Daime, Walter Menozzi, mi ha chiesto di aiutarlo a comprendere le prove scientifiche alla base della decisione del Governo ho iniziato a spulciare database medici: sorprendentemente il numero di articoli scientifici sull’Ayahuasca era in aumento esponenziale! A oggi ci sono 534 articoli peer-review nella National Library of Medicine, di cui 316 scritti tra il 2018 e il 2023, articoli che valutano l’effetto positivo della sostanza in casi che vanno dalla depressione all’abuso di alcol e droghe, al disturbo da stress post-traumatico, Ptsd, ad altri problemi di salute mentale e neurologica.
Il 7 aprile scorso il Tar del Lazio ha rigettato il ricorso contro decreto che ha tabellato l’Ayahuasca. Per inserire in tabella una “droga” occorre un’alta probabilità di causare dipendenza e/o non deve avere usi medicali riconosciuti. Grazie agli studi è facile scoprire che ci sono varie sostanze che corrispondono in pieno a questi criteri ma che non sono nella lista. Ad esempio l’Oms afferma che annualmente nel mondo 3 milioni di persone muoiono per uso nocivo di alcol – il 5,3% di tutti i decessi mondiali. Nel 2010 all’Oms si è stabilito che ridurre l’uso nocivo di alcol è una priorità per la salute pubblica per via del suo carico sanitario e sociale conseguente. Stessa situazione per il tabacco che fumato uccide più di 8 milioni di persone ogni anno.
Per l’Oms le persone che soffrono di depressione e di problemi legati alla salute mentale sono oltre 300 milioni. Mentre alimentiamo depressione e dipendenza vendendo sigarette e alcolici, neghiamo il diritto di guarire le ferite emotive rendendo illegali Ayahuasca, Psilocibina e Mdma.
Grazie alla leadership di Rick Doblin, MAPS (Associazione Multidisciplinare per gli Studi Psichedelici) è in prima linea per favorire la creazione di contesti medici, legali e culturali affinché le persone possano beneficiare dell’impiego terapeutico degli psichedelici. Da 37 anni MAPS sostiene ricerche e sperimentazioni cliniche per dimostrare l’efficacia della terapia assistita con Mdma per il trattamento del Ptsd. Da maggio sarò la presidente di MAPS Italia che avrà tra i suoi obiettivi costruire uno spazio di informazione e comunicazione trasparente e accessibile basato sulle evidenze della ricerca per instaurare un dialogo con le istituzioni nazionali ed europee per definire norme per accogliere le nuove frontiere terapeutiche psichedeliche.
Non passa giorno che non si pubblichino studi clinici e scientifici in centri d’eccellenza come l’Imperial College, la Stanford University, la Johns Hopkins, Harvard, il Karolinska Institutet, le Università di Zurigo e Basilea, ecc, in Italia sembra invece che si stia scegliendo di vivere al buio. Se l’oscurità è la negazione della luce la paura è la negazione dell’amore, e come società responsabile è necessario provare ad accenderla, questa luce, perché il mondo cambia quando cambiamo noi.
Il giorno del mio incidente l’Ayahuasca mi dette questo messaggio: sei integra e completa anche senza la tua gamba, e sei innocente. Con il suo modo di comunicare generoso ma inesorabile la pianta mi mise di fronte alla mia vergogna, la vergogna di essere diversa e “disabile”, facendomi capire che non avrei dovuto provare vergogna a mostrare la verità di ciò che sono.
È l’Ayahuasca che mi ha dato la forza di continuare ad alzarmi ogni mattina e di scegliere l’amore per il Sé, invece di cadere nella trappola della depressione per ciò che mi era successo. Mi ha dato la saggezza per comprendere che ogni passo che faccio su questa terra è un dono e la gratitudine per essere viva.
Non è stato facile imparare a vivere con una disabilità fisica, ma senza l’amore che ho ricevuto dall’Ayahuasca, probabilmente non ci sarei più.
Il primo impegno per chi ritiene che occorra dare una possibilità alle piante e molecole che ci possono offrire alternative di benessere è curare l’ignoranza che ancora le circonda.
*Traduzione e redazione di Letizia Renzini
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