Politica

Autonomia, il trucco dei Lep va avanti: «Inutile il tempo pieno»

Elena d’Orlando, componente del Comitato CasseseElena d’Orlando, componente del Comitato Cassese

Riforme Tutti i conflitti di interesse, a partire dalla prof. d’Orlando, dei "tecnici" di Cassese. E le premesse per depauperare il Sud

Pubblicato circa un mese faEdizione del 11 ottobre 2024

È di questi giorni l’annuncio che l’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep) sarà completata entro il mese di dicembre. La vicenda è intricata come la trama di un film d’avventura. Le riprese sono iniziate nel marzo del 2023, con la costituzione di un Comitato tecnico scientifico. Il Comitato è presieduto da Sabino Cassese ed è composto da una nutrita schiera di giuristi; ha il delicato compito di individuare i Lep e di determinare le risorse necessarie alla loro erogazione. Per valutare il finanziamento dei Lep il Comitato Cassese si avvale della Commissione tecnica sui fabbisogni standard (Ctfs); quest’ultima a sua volta delega l’elaborazione del metodo alla Sose (Società per gli studi di settore). Un vero e proprio sistema di scatole cinesi, come abbiamo già sottolineato su queste pagine.

NELL’ELENCO degli attori protagonisti del film si segnala, per la molteplicità dei ruoli interpretati, la professoressa Elena d’Orlando: componente del Comitato Cassese, presidente della Ctfs, componente del sottogruppo di raccordo fra il Comitato Cassese e la Ctfs, membro – fino a pochi mesi fa – della delegazione veneta che tratta con il governo sull’autonomia differenziata. A seguire Andrea Giovanardi sempre componente del Comitato Cassese, membro della Ctfs, componente del sottogruppo di raccordo nonché negoziatore (tuttora in carica) della Regione Veneto.

Nella duplice veste di esponenti del Comitato Cassese e di membri della delegazione veneta figurano infine i professori Mario Bertolissi e Ludovico Mazzarolli. Un tale macroscopico conflitto di interessi solleva il legittimo dubbio che questi “tecnici”, nello stilare la lista delle prestazioni essenziali e nel decidere come finanziarle, di fatto si adoperino per tutelare le istanze di una specifica parte in causa.

La legge Calderoli considera la determinazione dei Lep come una casellina da spuntare prima che si possa avviare la procedura dell’autonomia differenziata. Questo rende il copione del film prevedibile dall’inizio. Nell’intento di limitare ogni intralcio, il Comitato Cassese si prodiga per circoscrivere il più possibile l’ambito di applicazione dei Lep (che infatti riguardano solo 14 delle 23 materie differenziabili) e per formulare i Lep che sopravvivono alla selezione nel modo più fumoso possibile. Un esempio fra tutti: nel rapporto del Comitato si legge a proposito dell’istruzione che «il Lep derivato dalla normativa vigente prescrive che siano uniformemente declinati, a livello statale, la definizione degli assetti didattici, dei quadri orari, dei piani di studio, del primo e del secondo ciclo di istruzione, secondo la scansione in gradi di istruzione, per tutto il territorio nazionale, ai fini della fruizione del diritto-dovere all’istruzione in ogni scuola». Ne possiamo dedurre che sono prestazioni essenziali il tempo pieno, il servizio di refezione scolastica, la presenza di una palestra a scuola? Chi lo sa. In altre parole la famosa «terra incognita» evocata dal presidente Cassese per descrivere le difficoltà dell’impresa tale sembra rimasta anche dopo l’esplorazione del Comitato, confluita in una ricognizione normativa di oltre 700 pagine.

Non ci vuole un grosso sforzo di fantasia per immaginare il resto della storia. Sarà Ctfs-Sose a risolvere ogni dubbio interpretativo: quando dovrà attribuire il cartellino del prezzo ai Lep dovrà necessariamente tradurre l’astratta descrizione del Comitato in prestazioni concrete e misurabili. Una discrezionalità che i “tecnici” potranno esercitare a mani libere, non avendo elettori a cui rendere conto. Protagonisti di questo snodo cruciale del film sono Marco Stradiotto e Francesco Porcelli, già noti per avere contribuito a mettere in piedi un complesso sistema di riparto del fondo di solidarietà comunale che attribuiva «zero al Sud» nel finanziamento di alcuni servizi essenziali. Una parte tutt’altro che marginale è interpretata anche da Gianfranco Cerea, che non ha fatto mistero in passato del suo sostegno all’ipotesi di decentrare l’istruzione alle regioni del Nord.

NEL TRAILER andato in onda il 25 settembre gli esperti hanno stupito l’uditorio con alcune slide a effetti speciali. Come quando hanno sostenuto che il fabbisogno finanziario associato ai Lep andrebbe legato al costo della vita locale o quando hanno prodotto tabelle che dimostrerebbero l’opportunità di ridimensionare i plessi scolastici che operano al Sud o infine quando si sono lanciati nella sorprendente affermazione che il tempo pieno non serve a nulla. Possiamo quindi facilmente intuire quale sarà la conclusione del film. I “tecnici” diranno che i Lep di fatto corrispondono a un insieme ristretto di prestazioni già erogate sul territorio nazionale, il cui valore monetario è esattamente pari alla spesa storica sostenuta dallo Stato. Stabilita in questo modo la dimensione complessiva della torta, la questione decisiva diventerà quella di ritagliare le fette che spettano a ciascuna regione. A quel punto, con una serie di alchimie statistiche, la Ctfs-Sose tirerà fuori dei coefficienti di riparto che magicamente riconosceranno un maggiore fabbisogno alle regioni più proattive sul fronte dell’autonomia. A conclusione del processo la Cabina di regia non potrà fare altro che recepire le indicazioni “tecniche”, codificandole in appositi decreti ministeriali.

A proiezione terminata, quando si accenderanno le luci in sala, l’obiettivo di trattenere maggiori risorse (il famoso residuo fiscale) nei territori più ricchi sarà finalmente realizzato. Fra gli applausi scroscianti il regista Zaia reclamerà una nomination agli oscar, da esibire in vista delle elezioni regionali in primavera. Sarà l’ignaro cittadino, prima o poi, a pagare il conto di questo film già scritto.

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