Auto elettrica, la guerra commerciale tra la Commissione Ue e la Cina
Il caso Bruxelles intende applicare i dazi a tre produttori cinesi BYD, Geely e SAIC: "Beneficiano di sovvenzioni sleali". Contrarie Germania e Ungheria, favorevole l'Italia. Pechino: "L'Europa tiene alta la bandiera dello sviluppo verde con una mano e brandisce il bastone del protezionismo con l'altra"
Il caso Bruxelles intende applicare i dazi a tre produttori cinesi BYD, Geely e SAIC: "Beneficiano di sovvenzioni sleali". Contrarie Germania e Ungheria, favorevole l'Italia. Pechino: "L'Europa tiene alta la bandiera dello sviluppo verde con una mano e brandisce il bastone del protezionismo con l'altra"
La Commissione Europea intende istituire dazi compensativi provvisori sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria dalla Cina fino al 38% nonostante l’opposizione della Germania alla quale ieri si è aggiunta l’Ungheria.
Parallelamente, ha contattato le autorità cinesi per discutere dei risultati e per individuare le eventuali modalità per risolvere la questione. Entro il 4 luglio 2024, la Commissione pubblicherà nella Gazzetta ufficiale un regolamento che spiega in dettaglio quanto valutato per decidere l’entità dei Dazi. Per ora sono tre i produttori cinesi coinvolti: Byd 17,4%; Geely: 20%; Saic: 38,1%. Altri produttori saranno soggetti a un dazio medio ponderato del 21%. Secondo un’inchiesta condotta in questi mesi dalla Commissione la «catena del valore» cinese «beneficia di sovvenzioni sleali, che costituiscono una minaccia di pregiudizio economico per i produttori dell’Ue».
L’indagine Ue sostiene che, senza questo intervento, sarebbero a rischio 2,5 milioni posti di lavoro diretti e per 10,3 milioni indiretti, «Vogliamo evitare l’escalation delle tensioni commerciali con la Cina, che non sono nell’interesse di nessuno» ha detto il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis. Il ministero del Commercio di Pechino, commentando i dazi sull’auto elettrica decisi da Bruxelles, ha contestato le conclusioni Ue, «prive di fondamento fattuale e giuridico» L’Ue “ha ignorato i fatti e le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), le ripetute forti obiezioni cinesi, gli appelli e la dissuasione di governi e industrie di diversi Stati europei». Pechino sostiene che l’Europa «tiene alta la bandiera dello sviluppo verde con una mano e brandisce il bastone del protezionismo con l’altra, politicizzando e trasformando in armi le questioni economiche e commerciali”. E non solo minaccia contro-dazi ma ipotizza che ciò minerà “la trasformazione verde dell’Ue e la cooperazione globale sul cambiamento climatico».
«È bene che la Commissione offra adesso dei colloqui alla Cina» ha detto Steffen Hebestreit, il portavoce del Cancelliere tedesco Olaf Scholz. La Germania che ha molti interessi in Cina ed è contraria alla decisione europea. «Non abbiamo bisogno di altri ostacoli nel commercio» ha aggiunto. A parlare di «tariffe punitive» è stato anche il portavoce del governo ungherese Zoltan Kovacs. Orban prenderà la presidenza di turno dell’Unione il prossimo primo luglio. In Italia il ministro del «Made in Italy» Adolfo Urso si è detto invece soddisfatto dei dazi.
Contrari i produttori europei come Stellantis che ha detto di «non sostenere misure che contribuiscono alla frammentazione del mondo». «I politici dovrebbero concentrarsi sul rendere la Ue più competitiva» ha detto Benjamin Krieger, segretario dei produttori di componentistica Ciepa. In questa guerra commerciale Ue-Cina si moltiplicano i fronti, esterni e interni tra prod
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