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Austria, «No a Fpoe al governo. L’estrema destra si batte sul sociale»

Walter Baier foto ApWalter Baier – foto Ap

Cuore di tenebra Intervista a Walter Baier (Partito comunista austriaco), leader di European Left

Pubblicato 15 giorni faEdizione del 1 ottobre 2024

Walter Baier è stato il candidato di punta (Spitzenkandidat) della sinistra europea per la presidenza della Commissione. Viennese, 70 anni, dal 2022 anni è il leader del partito European Left, e prima ancora ha guidato il partito comunista austriaco Kpoe.

Cosa significa per l’Austria questo risultato elettorale?
La vittoria elettorale della Fpoe è particolarmente negativa per i lavoratori, perché è il partito dell’ala ultrareazionaria e nazionalista tedesca del grande capitale austriaco, da cui riceve anche sostegno finanziario e mediatico. Il suo programma economico è diretto contro i sindacati e lo stato sociale. Il suo discorso di odio contro gli stranieri e contro le minoranze maschera il suo carattere antisociale.

L’Fpoe è stato già al potere in varie fasi della politica austriaca, in alleanza con partiti dell’arco costituzionale. C’è stato un tentativo di normalizzazione ma è fallito?
È vero sono stati coinvolti tre volte nei governi, in un’occasione anche con la i socialdemocratici. Ogni volta l’esperienza si è concluso nel caos, perché la retorica xenofoba non può sostituire la capacità di governare un paese. Quelli che alla fine ne sono usciti bene sono proprio loro.

Come austriaco e come comunista, quanto è preoccupato dai richiami di Herbert Kikl all’eredità nazista?
Le persone al vertice cambiano, ma il partito resta sempre lo stesso. I riferimenti al nazionalsocialismo, che servono a fare appello a questo ambiente, fanno parte dell’Fpoe tanto quanto la xenofobia e il populismo.

Il presidente Van der Bellen ha assicurato che non affiderà l’incarico agli estremisti. Sarà così?
Se Kickl riuscirà a riunire dietro di sé una maggioranza parlamentare valida, sarà praticamente impossibile per il presidente federale rifiutarsi di farlo giurare al governo e d’altronde tra gli industriali ci sono voci forti a favore di una coalizione con i popolari

È la prima volta nell’Ue che un partito di estrema destra arriva in testa, però l’onda nera attraversa anche Francia e Germania, oltre evidentemente l’Italia. Cosa significa tutto questo per l’Europa?
L’ascesa della destra radicale è espressione di una profonda crisi della politica. Il neoliberismo non è riuscito a mantenere la sua promessa centrale di garantire prosperità e sicurezza individuale a coloro che si impegnano. Il divario economico è cresciuto, la classe media si è precarizzata.
Non sorprende che le persone si stiano allontanando dai partiti che si sono identificati con le politiche neoliberiste. Ora che le società europee devono reinventarsi di fronte alla crisi ecologica e ai cambiamenti nella politica globale, i partiti tradizionali si stanno dimostrando incapaci di trovare vie d’uscita socialmente giuste e pacifiche da queste crisi. Gli estremisti di destra riempiono il vuoto con la promessa che l’Europa potrà proteggersi dalle crisi mondiali trasformandosi in una fortezza e costruendo muri contro tutto ciò che è estraneo: una promessa irrealistica ma seducente.

Crede che il von der Leyen II sarà ben equipaggiato per contrastare l’ascesa degli estremisti?
Questa è la Commissione più a destra nella storia dell’Ue. Quel che è peggio, introduce un ritorno alle politiche di austerità nei prossimi anni. In combinazione con i programmi di armamento adottati dalla Nato, ciò costringerà gli stati a fare tagli ai servizi pubblici, all’edilizia sociale e allo stato sociale: tutta acqua al mulino della destra radicale.

Quale risposta deve dare la sinistra europea?
Prima di tutto, non accettare compromessi con l’estrema destra e il suo linguaggio di odio. In Austria, insieme alla società civile, manifesteremo contro la formazione di un governo guidato dall’Fpoe, anche se la reale alternativa politica di una coalizione dei partiti tradizionali è tutt’altro che brillante. È necessario che la sinistra rafforzi quei movimenti e sindacati che si battono per politiche fondamentalmente diverse, come la difesa e l’espansione dei servizi pubblici, gli alloggi a prezzi accessibili, la parità di diritti per le donne, per una transizione ecologica socialmente giusta La battaglia contro la destra radicale sarà vinta o persa nel campo delle politiche sociali.

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