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Atto XIX dei gilet gialli. È polemica sul ricorso ai militari

Atto XIX dei gilet gialli. È polemica sul ricorso ai militariParigi, la protesta dei gilet gialli lo scorso sabato – LaPresse

Francia Macron e il governo cercano di spegnere l'incendio: «Malafede, giocate a farvi paura». Ma per un generale: «Se è a rischio la vita, spareranno». Mélenchon: «Decisione avventurosa e pericolosa». Champs Elysées proibiti alle manifestazioni, come molte piazze centrali nelle città di provincia

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 23 marzo 2019

Atto XIX ad alto rischio per i gilet gialli oggi. Il governo, preso dal panico dopo le violenze di sabato scorso, ha scelto la linea dura: saranno impiegati anche i militari dell’operazione Sentinelle (antiterrorismo), con guardie statiche di alcuni luoghi, per «sollevare» i poliziotti, che avranno così più uomini per le operazioni mobili di repressione, in caso di disordini. Di fronte al muro di critiche sollevato dall’uso dell’esercito, Emmanuel Macron è stato costretto ad intervenire, accusando i critici di «essere in malafede»: «Giocate a farvi paura e avete torto», ha detto il presidente, i militari di Sentinelle sono chiamati a fare solo quello che è nella loro missione, contro il terrorismo, «in nessun caso a mantenere l’ordine pubblico».

Il governo ha cercato di spegnere l’incendio, limitando la portata della decisione. La ministra della Difesa, Florence Parly, ha protestato contro le «false polemiche» e pubblicato uno schema che precisa cosa potranno fare i militari e cosa non sarà legale: la missione è la lotta al terrorismo e la difesa statica di luoghi precisi, lontano dalle manifestazioni, mentre sono escluse funzioni di mantenimento dell’ordine, contatto con i manifestanti e le guardie a edifici emblematici che possono essere presi di mira dai gilet gialli, come l’Eliseo, l’Assemblea nazionale, l’Arco di Trionfo. Ma il governatore militare di Parigi, il generale Bruno Leray, ha precisato che nella missione Sentinelle i militari possono «arrivare ad aprire il fuoco» se «la loro vita o quella delle persone che difendono viene minacciata» (è già successo da quando l’operazione Sentinelle è attiva, dal 2015 dopo gli attentati di gennaio: tra l’altro, al Carrousel du Louvre, a Nizza, a Orly, recentemente a Strasburgo, all’epoca delle manifestazioni contro la Loi Travail c’erano stati incontri faccia a faccia tra manifestanti e militari in azione per la protezione anti-terrorista, ma sempre fortuiti). Il rischio, tra l’altro, è che i militari diventino dei bersagli potenziali, perché rappresentano la forza dello stato contro cui si rivoltano i gilet.

L’opposizione, a sinistra (ma anche qualcuno a destra), è contraria. Jean-Luc Mélenchon ha chiesto ieri al primo ministro, Edouard Philippe, di venirsi a spiegare di fronte all’Assemblea nazionale, per una decisione «avventurosa e pericolosa». Ha chiesto ai militari di «non sparare, anche se ricevete l’ordine». Contemporaneamente, il leader della France Insoumise ha lanciato un appello per una «mobilitazione intensa» con i gilet gialli, per sconfiggere la tattica repressiva del governo. Due avvocati si sono rivolti al difensore dei diritti, Jacques Toubon, perché ottenga «garanzie» dal governo «per evitare ogni rischio».

A Parigi c’è un nuovo Prefetto, a cui il ministro degli Interni ha dato la precisa missione di impedire che si ripetano i disordini della scorsa settimana. Le manifestazioni sono state proibite sugli Champs Elysées e dintorni. Proibite anche le piazze centrali di Bordeaux, Tolosa, Marsiglia e un’ampia zona a Nizza (domani il presidente cinese, Xi Jinping, incontra Macron a Beaulieu, prima di venire a Parigi). A Parigi, è stato dichiarato il percorso di una manifestazione (cosa inabituale per i gilet), tra Denfert-Rochereau e il Sacré Coeur, ma nessuno può sapere dove sfileranno i cortei spontanei.

La scorsa settimana, i gilet più radicali avevano posto un «ultimatum» al governo. Oggi, c’è un «secondo ultimatum». Altre manifestazioni sono già previste, per il 30 marzo e a metà aprile. È la data promessa da Macron per presentare delle proposte in risposta alle richieste e inquietudini venute fuori con il Grande Dibattito, a cui i gilet hanno però partecipato molto poco, mentre è stato un successo tra i cittadini che non si identificano con il movimento di protesta che dura da 4 mesi.

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