Le stradine strette e affollate di Shuaffat ieri, alle prime luci del giorno, assomigliavano a un campo di battaglia. Cassonetti dei rifiuti rovesciati e anneriti dal fuoco, pietre e sbarre di metallo ammassate per alzare barricate e nell’aria l’odore pungente del fumo sprigionato dai copertoni dati alle fiamme. Sono state ore di battaglia, tra poliziotti israeliani in tenuta antisommossa che e centinaia di giovani palestinesi, nell’unico campo profughi dentro i confini di Gerusalemme. In verità, qualche anno fa, le autorità israeliane in qualche modo hanno posto l’indesiderato Shuafat all’esterno della città, costruendogli davanti il Muro di separazione e un posto...