È di quattro uccisi, tra cui due donne, il bilancio dell’attacco di ieri pomeriggio a Beersheva, nel sud di Israele, compiuto a coltellate e con un’auto lanciata contro i passanti da un beduino con cittadinanza israeliana. L’uomo è stato poi fermato da un autista di bus che gli ha sparato contro diversi colpi d’arma da fuoco ferendolo mortalmente. L’attacco – con il bilancio più alto di vittime israeliane da diversi anni a questa parte – è avvenuto in un centro commerciale e una stazione di servizio.

Stando alla ricostruzione fatta dalla polizia, l’aggressore, Mohammad Abu al Qi’an, 34 anni di Hura, ha prima accoltellato una donna nella stazione di servizio, poi è salito su un’auto e ha investito un uomo in bicicletta. Quindi, abbandonata l’auto, ha accoltellato un uomo e una donna prima di essere colpito e ucciso. Abu al Qi’an era stato arrestato nel 2015 e condannato a tre anni di carcere per aver diffuso materiale dello Stato islamico (Isis) tra gli studenti della scuola in cui insegnava. Nel 2016 ha ammesso di aver costituito una cellula segreta dello Stato islamico e di aver pianificato di lasciare Israele con il pretesto di un pellegrinaggio alla Mecca ma con il vero obiettivo di unirsi all’Isis in Siria. Arthur Chaimov, l’autista che l’ha ucciso, ha raccontato di aver pensato in un primo momento a un incidente d’auto. «A un certo punto – ha aggiunto – ho visto qualcuno vicino a un veicolo con un coltello…Sono sceso dal veicolo, ho preso la mia arma e mi sono avvicinato. Gli ho detto più volte di mettere giù il coltello.  Ha detto di no e quando è venuto verso di me con il coltello in mano, gli ho sparato».

Il primo ministro Naftali Bennett lo ha elogiato. «Il civile che ha sparato al terrorista ha mostrato determinazione e coraggio ed evitato altre vittime. Agiremo con mano forte contro coloro che compiono atti di terrore», ha scritto su Twitter. Condanne sono giunte anche dal capo dello Stato Isaac Herzog e da tutti i membri del governo, incluso il partito arabo islamista Ra’am che ha condannato l’attacco e fatto le condoglianze alle famiglie delle vittime affermando che «i cittadini arabi rispettano la legge e denunciano chiunque usi la violenza». Ra’am ha invitato tutti in Israele «a mostrare responsabilità e a promuovere la tolleranza». Il leader della Lista araba unita, Ayman Odeh, ha espresso shock per l’attacco dicendo che «la violenza non è la nostra strada e dobbiamo condannarla con tutte le nostre forze».

Il fronte Hadash, a maggioranza comunista e parte della Lista araba, ha scritto in un comunicato che l’attacco a Beersheva «non rappresenta la giusta lotta degli arabi del Negev contro l’espropriazione delle loro terre e l’oppressione». E ha ammonito la destra estrema israeliana dall’usare l’accaduto «per accendere un fuoco razzista contro i cittadini arabi. Non deve essere consentito di sfruttare l’omicidio di persone innocenti per istigare altra violenza». A nome della destra più radicale ha replicato Bezalel Smotrich (Sionimo Religioso) sostenendo che «l’estremismo nazionalista tra gli arabi israeliani è una bomba a orologeria» e ha chiesto al governo di usare la «mano pesante» e «zero comprensione e zero tolleranza». Un altro deputato di destra estrema Itamar Ben Gvir (Otzma Yehudit) nei giorni scorsi aveva annunciato la formazione di un corpo di vigilantes, Sayeret Barel, per «proteggere gli ebrei nel Negev». A Gaza il movimento islamico Hamas e il Jihad islami hanno accolto con favore l’attacco di Beersheva descrivendolo come una «reazione ai crimini di Israele».