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Attacchi Houthi, uccisi 60 militari yemeniti

Attacchi Houthi, uccisi 60 militari yemeniti

Yemen Tra le vittime figura anche il generale Munir al-Yafi, comandante della “Cintura di Sicurezza”, una forza addestrata dagli Emirati. Intanto Save the Children protesta per il mancato inserimento nella "lista nera" dell'Onu della Coalizione a guida saudita che bombarda in Yemen

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 2 agosto 2019

Decine di migliaia di yemeniti, in buona parte civili e tra questi molti bambini, sono stati uccisi dalla guerra che va avanti da quattro anni e dai bombardamenti aerei della Coalizione saudita. Oltre tre milioni sono sfollati. Un quadro che si aggrava giorno dopo giorno e che conferma che tregue, negoziati e il lavoro diplomatico degli ultimi mesi non sono riusciti a scalfire le cause di un conflitto che è figlio delle tensioni tra i vari attori regionali e dello scontro, (per ora) a distanza, tra Iran e Arabia saudita.

Ieri almeno 60 militari e poliziotti sono rimasti uccisi in un duplice attacco ad Aden compiuto dai ribelli sciiti Houthi (sostenuti dall’Iran) contro le truppe del governo de-facto e quelle dei paesi alleati. Dozzine di militari degli Emirati, che il mese scorso ha annunciato la riduzione del numero di soldati impegnati in Yemen, stavano partecipando a una parata nella base di al-Jalaa quando sono stati colpiti da un drone e da un missile balistico. Il secondo attacco, attribuito ugualmente ai ribelli sciiti, è stato compiuto da un kamikaze che si è fatto esplodere a bordo di un’auto davanti alla stazione di polizia del quartiere Sheikh Othman. È stata una carneficina e il numero dei morti è destinato con ogni probabilità a salire per la gravità delle condizioni di diversi feriti. Tra le vittime dell’attacco contro la parata militare figura anche il generale Munir al-Yafi, comandante della cosiddetta “Cintura di Sicurezza”, una forza addestrata e sostenuta dagli Emirati.

Appena qualche giorno fa gli aerei della Coalizione a guida saudita avevano centrato in pieno un mercato affollato nel nord dello Yemen, uccidendo 14 persone, tra cui quattro bambini. Altri 11 minori rimasti feriti sono stati curati in un vicino ospedale di Save the Children che ha criticato duramente le Nazioni Unite per non aver inserito l’Arabia saudita nella “lista nera” dei paesi che non proteggono i bambini in zone di guerra. «Solo nel 2018, in Yemen, almeno 729 bambini hanno perso la vita o sono rimasti feriti a causa dei bombardamenti aerei condotti dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita e dagli Emirati, responsabile, nello stesso arco di tempo, anche di 15 raid contro scuole e ospedali. Si tratta di quasi la metà dei 1689 bambini uccisi o feriti nel conflitto l’anno scorso…(la coalizione non è stata ancora inserita nella lista) nonostante le gravi violazioni dei diritti dei bambini dello Yemen di cui si è resa responsabile», denuncia in un comunicato l’ong internazionale che tutela i bambini a rischio.

Nell’allegato del rapporto presentato dall’Onu su gravi violazioni che comprendono le uccisioni, le mutilazioni, il reclutamento, i rapimenti, gli abusi sessuali e gli attacchi contro scuole e ospedali, la Coalizione è elencata per l’uccisione e la mutilazione dei bambini ma non per gli attacchi contro scuole e ospedali. Si trova inserita in una sezione più leggera, tra gli attori che avrebbero «messo in atto misure volte a migliorare la protezione dei minori». Per questo Save the Children punta il dito contro il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. «Le Nazioni Unite hanno documentato accuratamente gli attacchi spaventosi perpetrati contro i bambini yemeniti, eppure il Segretario generale non ha inserito la Coalizione nella lista nera (e)…ha anteposto la politica ai bambini e che gli Stati che hanno amici potenti possono cavarsela con l’impunità sebbene distruggano le vite dei bambini», sottolinea Mohamad Al Asmar, responsabile per la comunicazione di Save the Children, in riferimento alla protezione che Washington garantisce a Riyadh.

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