Internazionale

Attacchi dal cielo sulle postazioni della Crimea

Il limite ignoto L'obiettivo di Kiev

Pubblicato circa un anno faEdizione del 31 agosto 2023

Ci sono droni e droni. Quelli che colpiscono la Crimea non sono come quelli che quasi quotidianamente vengono abbattuti in volo verso Mosca. In primis perché l’Ucraina li rivendica quasi sempre, in secondo luogo perché hanno un effetto tangibile sulle postazioni russe nel sud. Dalla Crimea i russi lanciano missili su Odessa e Mykolaiv; a Sebastopoli si trova il comando della flotta russa del Mar Nero; nelle basi della penisola ruotano e si riorganizzano i reparti che presidiano le linee di difesa russe sul fronte sud; da qui passano, attraverso il ponte di Kerch, alcuni dei rifornimenti alle postazioni degli occupanti lungo la costa orientale del Mar Nero. Senza contare che la vicinanza geografica della regione permette all’artiglieria ucraina di utilizzare i sistemi d’arma forniti dagli Usa e dalla Gran Bretagna con precisione.

Qui i droni d’assalto ucraini hanno un impatto significativo sulle difese di Mosca, non sono messaggi alla popolazione civile volti a spaventare i residenti rispetto al rischio che la «guerra arrivi nelle loro case», ma fanno parte dell’ampia e lunga battaglia per il controllo dell’Ucraina meridionale. Ieri, per il secondo giorno di fila «forti esplosioni sono state udite», in alcuni distretti della penisola. Stavolta si è trattato di Dzhankoye, a poca distanza da un aeroporto militare, e di Krasnoperekopsk. Si noti che le due aree corrispondono alle due direttrici stradali che collegano la Crimea alla terraferma e che non è la prima volta che vengono colpite. Le forze armate ucraine stanno tentando di danneggiare i collegamenti stradali che permettono ai rifornimenti di raggiungere i reparti stanziati nell’area.

Inoltre, la penisola a partire dall’invasione russa dell’Ucraina ha progressivamente assunto un ruolo simbolico nella lotta di resistenza di Kiev. Per i vertici ucraini la Crimea è diventata la prova dell’aggressività di Mosca pre-bellica. Una sorta di antefatto da sbandierare negli incontri internazionali per dimostrare la cecità dell’Occidente di fronte all’imperialismo di Vladimir Putin. Il fatto che il presidente russo tenga particolarmente alla regione, tanto da farne l’esempio della ritrovata grandezza della Federazione di fronte alle ingerenze della Nato, la rende senz’altro ancora più appetibile per le forze armate ucraine.

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