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Assaltati dai libici, sotto shock i pescatori siciliani

Assaltati dai libici, sotto shock i pescatori sicilianiL'Orizzonte nel porto di Siracusa – Lidia Ginestra Giuffrida

Mediterraneo Le testimonianze dallo sbarco a Siracusa

Pubblicato più di un anno faEdizione del 21 luglio 2023

È tornato a casa, dopo una notte di accertamenti, l’equipaggio del motopesca Orizzonte che nella mattinata del 18 luglio era stato prima mitragliato e poi assalito dalla sedicente «guardia costiera libica» in acque internazionali. L’attracco al molo di Siracusa è avvenuto mercoledì sera alle 23. L’equipaggio, guardando le foto degli assetti libici mostrategli dal giornalista di Radio Radicale Sergio Scandura, ha riconosciuto una motovedetta classe Corrubia, ex guardia di finanza, donata dall’Italia nell’ambito del memorandum stipulato nel 2017 dal governo Gentiloni e rinnovato il 2 novembre scorso. Un cittadino egiziano che lavorava a bordo del peschereccio è stato arrestato per reingresso illegale sul territorio italiano.

«Ho bisogno di alcune pillole, soprattutto una per il cuore. Le milizie libiche mi impedivano di andare a prenderla», ha raccontato il comandante dell’Orizzonte Carmelo Trigilio ai microfoni di Radio Radicale. «L’elicottero della marina italiana è arrivato dopo circa mezzora, i miliziani erano già a bordo e appena hanno visto l’elicottero sono scappati», ha aggiunto.

«PER ORA L’EQUIPAGGIO sta bene, anche se sono impauriti perché sono stati legati e maltrattati dai libici. È un trauma terribile. Il comandante mi ha annunciato che lasceranno la barca perché non si sentono sicuri di portare avanti quest’attività di pesca», ha detto dopo lo sbarco l’armatore Nino Moscuzza. Dietro di lui l’Orizzonte è fermo e la scientifica sta facendo delle rilevazioni. «Quello che è successo è terribile. Come potrò trovare un nuovo equipaggio per far tornare in mare il peschereccio? – continua Moscuzza – Abbiamo anche altri problemi: non sappiamo quali danni ha riportato la barca e il pescato che è a bordo non copre neanche le spese di gasolio». Le milizie libiche, infatti, dopo aver mitragliato il peschereccio siracusano ed essere salite a bordo, hanno sottratto la scheda del telefono satellitare e minacciato, saccheggiato e picchiato i pescatori con colpi di fucile sulla schiena.

L’aggressione è avvenuta 96 miglia a nord di Misurata, in piene acque internazionali, ben distante dalla Zona economica esclusiva (Zee) libica, che si trova a oltre 70 miglia dal confine delle acque territoriali ed è stata autoproclamata dal paese nordafricano e mai riconosciuta dall’Italia. «Abbiamo appreso la notizia via Facebook – racconta terrorizzata la fidanzata di uno dei sei pescatori – Finché non lo vedrò scendere a terra non sarò tranquilla», continua mentre attende il ritorno del fidanzato sulla banchina.

NON È LA PRIMA VOLTA che motovedette libiche aggrediscono pescherecci italiani. Nel settembre 2020 i due pescherecci mazaresi Antartide e Medinea erano stati sequestrati e rilasciati solo dopo lunghe trattative con il governo di Haftar, che comanda in Cirenaica. 108 i giorni di prigionia. Tra il 2 e 3 giugno altri colpi di arma da fuoco avevano raggiunto i motopesca Luigi Primo e Salvatore Mercurio, della flotta di Catania. Anche in quel caso l’episodio era avvenuto nella Libia orientale, un centinaio di miglia a nord-est di Benghazi.

Stavolta – come a maggio 2021 per i motopesca Artemide, Nuovo Cosimo e Aliseo – l’attacco si è verificato davanti alle coste della Tripolitania. Il cui Governo di unità nazionale, guidato da Mohammed Dbeibeh, è costantemente rifornito di mezzi navali da Italia e Ue per fermare le partenze dei migranti. Solo lo scorso gennaio la premier Giorgia Meloni in visita a Tripoli aveva annunciato la consegna di altre cinque motovedette, alcune già arrivate a destinazione.

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