Decine e decine di colloqui fra gli avvocati difensori e i loro assistiti – scambi per lo più neutrali e tecnici – registrati e trascritti. Dovevano essere distrutti, invece, sono finiti nei cosiddetti brogliacci (le trascrizioni delle forze dell’ordine) dei fascicoli della procura di Torino per il maxi processo sul centro sociale Askatasuna. «Centinaia di telefonate» trascritte «pur essendo, in base alla normativa, vietato». Lo hanno rivelato i legali degli imputati, comunicandolo al Tribunale del capoluogo piemontese.

«Le intercettazioni vanno dal dicembre 2019 a meno di un anno dopo e – spiega l’avvocato Claudio Novaro, che difende 14 dei 28 imputati – sono a carico di una serie di soggetti di area di Askatasuna e No Tav. Qualche udienza fa avevo detto che c’erano intercettazioni trascritte tra difensori e assistiti, il pm aveva replicato che non era possibile. Ci siamo, allora, presi la briga di fare un conteggio, tra me e una mia assistita ci sono 69 intercettazioni. Volevamo che ciò fosse messo a verbale questa incongruità, anche per dare un’idea di come sono state fatte le indagini ovvero con metodi estremamente pervasivi. Il Tribunale ci ha detto di fare un elenco, cosa che faremo e consegneremo. Faremo, inoltre, un’istanza in procura perché vengano distrutte queste intercettazioni e, poi, una segnalazione al Consiglio dell’ordine perché è inammissibile che vengano registrate e trascritte le intercettazioni tra imputati e difensori».

Le conversazioni erano state intercettate durante le indagini preliminari e non figurano tra gli atti processuali, ma la loro presenza nel fascicolo della procura è dimostrata, appunto, dai brogliacci.

Il processo contro i militanti di Askatasuna, storico centro sociale di Torino con sede in corso Regina Margherita, vede 28 imputati di cui 16 accusati di associazione a delinquere. Reato che le difese – ma anche molte realtà sociali e artisti che si sono stretti attorno al Csoa – contestano, perché eluderebbe il contesto sociale in cui sono maturate proteste e iniziative, in questi anni, a Torino come in Val di Susa.

Molti dei 72 reati si sarebbero verificati, infatti, in Valle e solo una parte nella città della Mole, dove riguarderebbe più che altro lo Spazio Neruda, che ospita famiglie migranti.

«Il reato associativo – commenta l’avvocato Novaro – non sta, in questo caso, né in cielo né in terra. Per confutarlo, avremo molti testi che ricostruiranno cosa sono davvero Askatasuna e il movimento No Tav. Oggi (ieri, ndr) abbiamo voluto far notare alcune gravi incongruità dell’indagine. Come quando misero le microspie per ascoltare Dana Lauriola e Nicoletta Dosio che andavano in treno a Bologna per un dibattito. Il quadro che emerge è allarmante dal punto di vista della tutela della privacy, le intercettazioni dovrebbero essere calibrate su esigenze particolari e con una durata limitata. Tutto ciò dà la misura di come abbiano lavorato gli inquirenti».