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Arriva Zelensky, il G7 promette di tutto. E boccia la pax cinese

Arriva Zelensky, il G7 promette di tutto. E boccia la pax cineseL'arrivo di Volodymyr Zelensky a Hiroshima – Ap

Guerre globali Dagli Stati uniti F16 e altri 375 milioni in armi, da Bruxelles l’impegno all’adesione di Kiev. Meloni: prossimo vertice in Italia. Lotta alla «coercizione economica» e Taiwan, la Cina nel mirino reagisce: «Diffamazioni»

Pubblicato più di un anno faEdizione del 21 maggio 2023

È arrivato a bordo di un aereo del governo francese. Al summit del G7 è stata la giornata dell’entrata in scena di Volodymyr Zelensky, giunto a Hiroshima in anticipo rispetto al previsto e subito protagonista di una lunga serie di bilaterali.

Oggi il suo intervento diretto durante i lavori. «Stiamo preparando nuovi passi congiunti coi partner. Difesa: armi, difesa aerea, jet da combattimento. Coinvolgiamo il maggior numero possibile di paesi e leader», ha detto Zelensky sostenendo che con il vertice in Giappone «la pace diventa più vicina».

Di certo a essere più vicini sono gli F-16. È arrivata la conferma del via libera degli Stati uniti all’invio da paesi terzi (a patto che non vengano usati per attacchi in territorio russo) e al coinvolgimento diretto negli addestramenti. Sul secondo aspetto potrebbe contribuire anche l’Italia.

ABBRACCI con il premier britannico Rishi Sunak, l’iniziatore della «coalizione dei jet». Joe Biden annuncia un nuovo pacchetto di aiuti da 375 milioni di dollari tra artiglieria, munizioni e lanciarazzi. L’Unione europea promette invece di affrontare in Consiglio «entro la fine dell’anno» il tema dei negoziati per l’adesione di Kiev.

Tutti garantiscono che sosterranno l’Ucraina «fino a quando sarà necessario». Zelensky ha enfatizzato il primo bilaterale con Narendra Modi dal febbraio 2022. Il premier indiano ha detto che «farà tutto il possibile» per trovare una soluzione al conflitto, alimentando le speranze di chi ritiene che la neutralità mantenuta da Nuova Delhi possa aprire a un suo ruolo decisivo di mediazione.

La pace immaginata dal G7 è solo quella ucraina. Bocciata l’iniziativa diplomatica della Cina, che viene anzi invitata a fare pressione sulla Russia affinché «ritiri immediatamente, completamente e incondizionatamente le sue truppe».

La giornata di ieri è stata peraltro caratterizzata anche dalle discussioni sulla Cina. La vera novità è la creazione di una piattaforma chiamata a consolidare prassi congiunte per prevenire e reagire alla «coercizione economica» di paesi terzi.

PECHINO non è citata esplicitamente, ma il riferimento è a misure come stop all’import o all’invio di turisti dopo crisi diplomatiche con paesi come Australia, Canada e Lituania. Ma anche con aziende, associazioni e individui.

Un aspetto che interessa nell’immediato l’Italia, che teme ritorsioni per la prossima probabile uscita dalla Via della Seta. Giorgia Meloni, che ha annunciato che il prossimo G7 si svolgerà a giugno 2024 in Puglia, dice di non aver ricevuto pressioni, aggiungendo: «È una scelta delicata che abbiamo tempo per fare. Riguarda diversi attori, come il parlamento, e non posso farla da sola. Sapete qual era la mia idea, è rimasta la stessa». Cioè uscire. Ma sembra esserci una convergenza sulla linea Ue di «riduzione del rischio».

Il compromesso: Europa allineata sulle restrizioni sul fronte tecnologico, Washington esplicita di non volere il disaccoppiamento e di non cercare di bloccare l’ascesa cinese. Pechino ha denunciato «diffamazioni» sui dossier politici (Tibet, Xinjiang, mar Cinese meridionale), mentre ha ribaltato le accuse su quello economico.

Già alla vigilia del G7, il ministero degli Esteri ha pubblicato un lungo documento in cui elenca presunti esempi di coercizione applicata dagli Usa. «Sono loro a volere disaccoppiamento, rottura delle catene di approvvigionamento e protezionismo», dice la Cina che parla anche di «costrizione alla militarizzazione» dei paesi partner e all’utilizzo dei temi dei diritti come «scusa per interferire negli affari interni» altrui.

Novità anche nel lessico usato su Taiwan. Rispetto allo scarno passaggio del 2022 in cui si auspicava una «risoluzione pacifica», stavolta si sottolinea che pace e stabilità sullo Stretto sono «indispensabili per sicurezza e prosperità della comunità globale».

L’INTERNAZIONALIZZAZIONE della questione è quanto più dà fastidio a Xi Jinping, che il G7 prova comunque a rassicurare sottolineando che «non ci sono cambi di posizione dei paesi membri sulla politica della unica Cina». Pechino lamenta però la mancata opposizione esplicita all’indipendenza di Taiwan.

Il via libera agli F-16 e il palcoscenico concesso a Zelensky rafforzeranno la narrativa cinese secondo cui Usa e G7 allontanano o danneggiano la pace per la noncuranza verso le «legittime preoccupazioni di sicurezza di tutti i paesi». Oggi della Russia, presto anche della Cina stessa.

D’altronde, Biden l’ha ripetuto anche ieri nel mini summit del Quad, a margine del G7: «Il futuro del mondo sarà scritto nell’Indo-Pacifico».

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