L’emendamento al decreto sull’emergenza sanitaria calabrese all’esame delle commissioni esteri, difesa e affari sociali in Senato che conteneva la proroga dell’invio armi in Ucraina per tutto il 2023 è stato prima accantonato e successivamente ritirato.

LA DECISIONE del governo arriva dopo le proteste delle opposizioni, di fronte alle quali fonti ministeriali fanno sapere che l’esecutivo era alla ricerca di una scappatoia «tecnica» che rendesse agile e veloce la procedura. Soltanto che questa faccenda diventa a ogni giorno di guerra più politica, dunque di tutto ha bisogno tranne che di artifici regolamentari. «Il governo non si è mai nascosto sul tema dell’invio delle armi in Ucraina», spiega il ministro dei rapporti col parlamento Luca Ciriani al termine della conferenza dei capigruppo al Senato.

Il quale conferma che, come da provvedimento approvato dall’esecutivo precedente, il ministro della difesa Guido Crosetto dovrà riferire in aula dei successivi invii di armi. «La scelta dell’emendamento è ‘tecnica’ – dice sempre Ciriani – Per rendere più veloce il deposito e garantire la conversione dello stesso entro fine anno». Dopo di che, dal governo rivendicano «garanzie da parte dell’opposizione a convertire il decreto entro il 31 dicembre». In tal caso, il consiglio dei ministri prenderà in esame questa possibilità «perché non c’è nessuna volontà di nascondersi». Calendario di Camera e Senato alla mano, il provvedimento potrebbe comparire già all’ordine del giorno dela riunione del Cdm prevista per domani.

IL CAMBIO di strategia dell’esecutivo non sarebbe legato a indicazioni dirette da parte del Colle. Al momento, i tecnici di Palazzo Chigi e quelli del Quirinale stanno lavorando insieme sulla manovra di bilancio e non risulta che da Mattarella siano arrivate comunicazioni circa l’insolita forma che era stata scelta per la proroga dell’invio di armi. Di certo, tuttavia, hanno pesato i precedenti, in particolare l’infortunio sul decreto anti-rave. Ecco dunque che si è scelto di evitare altri possibili incidenti.

«ABBIAMO DATO più volte ampia e totale disponibilità di riferire alle Camere – conferma Crosetto – Ho chiesto al ministro Ciriani di ritirare l’emendamento in questione dopo che mi ha confermato l’impegno di tutti i gruppi parlamentari a calendarizzare un decreto sul merito della questione e ad approvarlo entro il 31 dicembre. Se il decreto in questione non venisse fatto entro tale data, prevista dalla legge, cadrebbe la copertura giuridica con la quale lo Stato italiano sta dando seguito agli impegni internazionali presi in sede Ue e Nato. Impegni presi dal precedente governo con il sostegno anche di Giuseppe Conte». Ma Conte e il M5S chiedono da tempo che la questione venga affrontata in una discussione in aula: il leader pentastellato ne parlerà in aula questa mattina. «Lo diciamo da mesi – anticipa Conte – è tempo di negoziati, non di armi e guerra a oltranza. Lo diremo chiaro a questo governo».

VERDI E SINISTRA italiana hanno presentato una mozione per chiedere al governo di «cambiare strategia e approccio nel necessario sostegno all’Ucraina». «Chiediamo di interrompere la fornitura di armi, concentrando le stesse risorse sull’assistenza umanitaria e sulle attività dei Corpi civili di pace – spiega la capogruppo a Montecitorio Luana Zanella – riconoscendone pienamente il valore di prevenzione e trasformazione dei conflitti, nella difesa non armata e non-violenta alternativa all’uso della forza. Chiediamo la convocazione di una conferenza multilaterale per la pace e la sicurezza guidata dall’Onu, vogliamo che il governo dia al parlamento ogni elemento utile circa la natura e la quantità di equipaggiamento militare fin qui fornito all’Ucraina». Zanella cita il parere del Capo di Stato maggiore Usa, Mark Milley, secondo il quale esiste «una bassa probabilità che l’Ucraina possa costringere militarmente la Russia a lasciare tutto il territorio ucraino che occupa». «In tale contesto – conclude la deputata rosso-verde – non è immaginabile nessuna soluzione militare al conflitto».