Dopo aver specificato che il proprio obiettivo è «liberare» il Donbass, Mosca è tornata a ventilare la possibilità di utilizzo di armi nucleari. Ieri è stato Dmitry Medvedev, ex presidente e oggi vicepresidente del consiglio di sicurezza del Paese, a dire che la Russia potrebbe utilizzarle anche di fronte ad attacchi convenzionali. Il Guardian ha riportato le sue parole secdondo le quali Mosca ha «un documento speciale sulla deterrenza nucleare. Questo documento indica chiaramente i motivi per cui la Federazione Russa ha il diritto di utilizzare armi nucleari. Ce ne sono alcuni», compresa la possibilità di utilizzo «quando viene commesso un atto di aggressione nei confronti della Russia e dei suoi alleati, che ha messo a repentaglio l’esistenza del Paese stesso, anche senza l’uso di armi nucleari, cioè con l’uso di armi convenzionali».

Medvedev ha aggiunto che c’è «la determinazione a difendere l’indipendenza, la sovranità del nostro Paese, a non dare a nessuno motivo di dubitare; siamo pronti a dare una risposta degna a qualsiasi violazione del nostro Paese, della sua indipendenza». Echi di queste parole sono arrivate fino al Giappone dove il primo ministro Fumio Kishida ha affermato che la prospettiva che la Russia utilizzi armi nucleari sarebbe «”sempre più reale», specificando di accogliere con favore la visita dell’ambasciatore degli Stati Uniti a Hiroshima, la prima città a subire un attacco nucleare. Nel frattempo, nonostante gli annunciati obiettivi, le truppe russe continuano a bombardare in modo indiscriminato.

Ieri avrebbero preso il controllo della città di Slavutych, dove vivono i lavoratori della defunta centrale nucleare di Chernobyl . Secondo il governatore della regione di Kiev Oleksandr Pavlyuk le truppe avrebbero occupato l’ospedale di Slavutych e rapito il sindaco, poi rilasciato dopo le proteste della popolazione.

A Kiev il comando militare ha deciso di rafforzare il coprifuoco. Inizierà dalle 20:00 di sabato e durerà fino alle 7:00 di lunedì, ha detto su Telegram il sindaco Vitali Klitschko. Un altro sindaco, quello di Chernihiv, nel nord dell’Ucraina, ha detto che la città è «completamente distrutta», denunciando almeno 200 civili uccisi. Secondo le autorità russe nelle ultime 24 ore l’aviazione avrebbe colpito 91 installazioni militari ucraine. «Nelle ultime 24 ore la nostra aviazione operativa-tattica e dell’esercito ha colpito 91 installazioni militari ucraine», ha affermato il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov. Gli attacchi includevano due posti di comando, undici depositi da campo con armi e munizioni, due unità militari elettroniche, 20 roccaforti e 52 aree di concentrazione di attrezzature.

Ieri inoltre almeno tre civili sarebbero rimasti uccisi e altri sei feriti, vittime del cannoneggiamento della forze armate russe nella regione di Kiev, secondo quanto ha comunicato l’ufficio della procura generale ucraina citato dall’agenzia Ukrinform. Sarebbe anche stata distrutta una chiesa ortodossa dell’Ottocento. le bombe russe avrebbero colpito i villaggi di Tarasivka, Trebukhiv e Shevchenkove, nel distretto di Brovary, e la cittadina di Bucha.

Sui morti di questa guerra ieri è giunto anche l’aggiornamento dell’Alto commissariato dell’Onu per i Diritti umani secondo il quale sarebbe salito ad almeno 1.104 il bilancio dei civili uccisi dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, il 24 febbraio scorso, tra cui 96 bambini. E ieri è tornato a farsi sentire papa Francesco: «Speriamo e preghiamo perché questa guerra, vergognosa per tutti noi, per tutta l’umanità, finisca al più presto: è inaccettabile… Ogni giorno in più aggiunge altre morti e distruzioni».

Continua a tenere banco, intanto, la decisione russa di limitare al Donbass il proprio «obiettivo», il che non spiega perché Mosca non abbia allora organizzato un’offensiva molto più limitata, risparmiandosi così perdite rilevanti. Opinione comune degli analisti internazionali è che in realtà Mosca si sia trovata di fronte a una situazione imprevista, compresa la capacità contraerea dell’esercito ucraino e la straordinaria resistenza delle città, Mariupol compresa.