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Appello per l’assoluzione definitiva di Pinar Selek

È ormai evidente: il regime politico turco si è spostato su posizioni autoritarie antidemocratiche da quando Erdogan è andato al potere. Non c’è ragione per rassegnarsi, al contrario: più i […]

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 13 dicembre 2017

È ormai evidente: il regime politico turco si è spostato su posizioni autoritarie antidemocratiche da quando Erdogan è andato al potere. Non c’è ragione per rassegnarsi, al contrario: più i cittadini sono passivi, più grande è il rischio di calpestare i valori democratici.

La minaccia è reale, basta vedere quello che è successo in molti paesi dell’Est o del Medio Oriente.

Il caso di Pinar Selek è emblematico della cappa di piombo che s’è abbattuta sulla Turchia, delle misure di ritorsione, massicce e arbitrarie, prese contro universitari, giornalisti, magistrati, militanti, e contro tutti quelli che rivendicano la loro libertà di agire e di manifestare il proprio pensiero. Pinar Selek, sociologa, scrittrice e militante turca, rifugiata politica in Francia sin dal 2012 e ora cittadina francese, è stata oggetto di accanimento politico e giudiziario da quasi 20 anni.

Le sue ricerche sul problema turco sono all’origine di una persecuzione che l’ha portata in prigione e poi in esilio, in Germania e poi in Francia, dove risiede da 6 anni.

La persecuzione che ancora subisce si traduce nella minaccia di prigione a vita dopo quattro assoluzioni, ciò che dà la misura di quanto la democrazia in Turchia sia realmente in pericolo. La repressione si allarga sempre più fino a coinvolgere anche i 1.128 universitari che hanno firmato in gennaio 2016 la petizione “Per la Pace”, che voleva attirare l’attenzione sulle violenze di Stato nelle regioni curde della Turchia.

Dopo averli condannati a una vera morte civile impedendo di lavorare e anche di lasciare il proprio paese, il governo turco aumenta la pressione mentre il procuratore d’Istanbul pubblica un atto d’accusa per propaganda terrorista, con pene che possono arrivare a 7 anni e mezzo di prigione. I primi processi individuali sono cominciati il 5 dicembre.

È urgente allora che tutta la comunità internazionale si attivi e agisca con decisione contro questa nuova tappa della messa al bando e della criminalizzazione giuridica dei nostri colleghi.

Perciò noi chiediamo ai nostri rappresentanti, che siedono nel parlamento nazionale e europeo, di esigere il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali in Turchia, e di mobilitarsi a sostegno di tutte le vittime della repressione in Turchia, tra cui le centinaia di universitari che hanno firmato una petizione per la pace e per questo sotto procedimento giudiziario, e ancora che Pinar Selek sia definitivamente assolta.

Noi ci aspettiamo non solo una presa di posizione presso le autorità turche, ma anche dei nuovi programmi di accoglienza e dei reali impegni finanziari.

La solidarietà di tutti i cittadini e le cittadine d’Europa con la lotta democratica in Turchia deve farsi sentire come se fosse una sola voce!

La lista dei firmatari è qui

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