Antonella Veltri: «Femminicidi costanti. E i fondi tardano»
Antonella Veltri
Italia

Antonella Veltri: «Femminicidi costanti. E i fondi tardano»

8 marzo Intervista alla Presidente di «Di.Re Donne in rete contro la violenza». «Fino a quando non ci sarà un serio e vasto programma di cambiamento culturale, continueremo a contare le donne morte e a chiederci se sono più o meno dell’anno precedente»
Pubblicato più di un anno faEdizione del 8 marzo 2023

«Per noi, senza retorica, 8 marzo è ogni giorno». Antonella Veltri, presidente di Di.Re – Donne in rete contro la violenza, non ha dubbi nel constatare che, al di là di ogni celebrazione, un sistema complesso come quello dei centri antiviolenza (oltre 80 quelli che fanno capo a Di.Re) e case rifugio, sia presente e attivo con ostinazione ogni giorno.

Quest’anno la loro attenzione, proprio in virtù dell’impegno quotidiano e consolidato su tutto il territorio, è rivolta anche alla strage di Cutro, ecco perché oggi, come associazione nazionale, i Centri aderiscono alle mobilitazioni «a sostegno del diritto di vivere oltre ogni confine una vita dignitosa. La nostra azione politica – aggiunge Veltri – procederà per continuare a rivendicare e tutelare i diritti di tutte le donne, ma quanto è successo non può essere messo da parte. Se questo è l’esempio di come il governo affronta i temi legati ai diritti umani, dovremo sempre più monitorare, reagire e far sentire la nostra voce».

Dall’inizio del 2023, su 20 donne uccise ben 18 lo sono state in ambito familiare/affettivo; di queste, 11 hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex. Come commenta questi dati?

Lo scorso anno abbiamo visto – nuovamente – come gli omicidi siano costantemente in calo. Non è così per i femminicidi. Questi continuano ad essere costanti nel tempo, poiché non vengono affrontate le vere cause: il diritto al controllo e al possesso della donna da parte del partner, della famiglia. La libertà delle donne, la loro autodeterminazione, il percorso di consapevolezza femminile sempre più diffuso e in crescita è direttamente proporzionale alla volontà di dominio e di controllo di un patriarcato che persiste ancora e reagisce sempre più con efferatezza e violenza.

Sembra una ripetizione, ma fino a quando il fenomeno della violenza maschile sulle donne non verrà affrontato in modo sistemico, per il fenomeno strutturale che è, fino a quando non verrà messo in atto un serio e vasto programma di cambiamento culturale continueremo a contare le donne morte e a chiederci se sono più o meno dell’anno precedente.

A proposito del fenomeno strutturale della violenza maschile contro le donne, i fondi destinati ai vostri Centri sono insufficienti. A che punto è la riflessione istituzionale riguardo i ritardi e le gravi difficoltà che dovete affrontare?

Purtroppo, nulla sembra migliorare con il tempo. I fondi continuano ad essere insufficienti e sono sempre più parcellizzati. Fondi che arrivano in ritardo dallo Stato, Regioni che prendono il loro tempo per l’assegnazione, territori che rimangono indietro, alimentando così – anche in questo ambito – disparità e differenze.

Per dare risposte continuative alle donne non è possibile proseguire a lavorare navigando a vista. Inoltre, l’Intesa Stato-Regioni ci lascia ancora perplesse, perché continua a considerarci meri servizi alle donne quando il lavoro culturale e di cambiamento strutturale attraverso azioni di formazione e di animazione territoriale lo facciamo ovunque e ormai da tempo.

Per non parlare dei centri aiuto maltrattanti che beneficeranno di fondi con conseguenze anche nel processo di contrasto alla violenza alle donne molto preoccupanti. Serve una serie politica di sostegno alle attività delle organizzazioni del terzo settore che hanno una solida e consolidata esperienza nel contrasto alla violenza maschile alle donne. E serve un serio piano di formazione per un vero cambiamento culturale nelle istituzioni: ancora troppo frequenti i casi di vittimizzazione secondaria che sempre più allontanano le donne dai percorsi di giustizia. Senza la conoscenza del fenomeno e del suo radicamento culturale, combatterlo è impossibile.

Quali sono i progetti che porterete avanti nei prossimi mesi?

D.i.Re si sta muovendo su vari fronti. Abbiamo attivi una serie di fondi per sostenere economicamente le organizzazioni socie e le donne che accolgono. In questo 2023 vogliamo concentrarci particolarmente sui centri antiviolenza più in difficoltà, che spesso operano in contesti svantaggiati. Ci stiamo muovendo molto per supportare i progetti di inserimento lavorativo delle donne, ben sapendo quanto l’autonomia economica sia fondamentale per i loro percorsi di libertà.

Abbiamo attivato l’Osservatorio sulla vittimizzazione secondaria, per monitorare l’andamento di questo fenomeno che riguarda le istituzioni e le loro risposte alle donne. Continuiamo a migliorare l’accoglienza delle donne migranti e richiedenti asilo, anche formando vari interlocutori sulla metodologia dell’accoglienza e mediazione culturale. I progetti di D.i.Re offrono risposte ai bisogni che leggiamo grazie al grande radicamento nei territori delle organizzazioni nostre socie.

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