Anpi, da ottant’anni memoria attiva
Intervista a Gianfranco Pagliarulo «Governo di estrema destra composto da forze che non hanno mai reciso le radici con il Movimento Sociale e la Repubblica di Salò, come confermano le miserie sulla Xmas»
Intervista a Gianfranco Pagliarulo «Governo di estrema destra composto da forze che non hanno mai reciso le radici con il Movimento Sociale e la Repubblica di Salò, come confermano le miserie sulla Xmas»
«L’Anpi è una ragazza in ottima salute!». Gianfranco Pagliarulo, l’associazione che lei presiede compie 80 anni, anniversario tondo. Lo festeggerete il prossimo 6 giugno al Campidoglio con, tra gli altri, il sindaco di Roma Gualtieri, Aldo Tortorella e lo storico Francesco Filippi.
La ricorrenza ci trova in forma. Oggi abbiamo più di 153 mila iscritti, 12 mila in più del 2022. Il dato più interessante è sul turn over: i nuovi aderenti sono 25 mila, è evidente che questa ragazza di 80 anni è ancora una forza di attrazione nel tempo triste che viviamo.
Che spiegazione vi siete dati per l’aumento degli iscritti e della partecipazione?
Penso ci siano tre fattori: il primo è la risposta a questo governo di estrema destra, composto da forze politiche che non hanno mai reciso le radici con il Movimento Sociale e la Repubblica di Salò, come confermano le miserie elettorali di questi giorni sulla Xmas; la seconda ragione è che, nell’evidente insoddisfazione verso il sistema dei partiti, l’Anpi rimane un punto di riferimento; la terza è che siamo presenti nel dibattito pubblico e molto attivi nei territori. Qualcuno ha scritto che la ragione sta anche nella visione credibile ed etica che dà della politica, mi sembra molto interessante
L’anniversario arriva in un momento particolare per il paese.
Non ha senso fare paragoni con 80 anni fa ma i valori fondanti della Resistenza sono oggi più che mai attuali: democrazia, libertà, giustizia sociale, solidarietà, lavoro, pace. Non sono parole d’ordine banali e vanno prese come un unicum: non ci può essere giustizia sociale senza piena libertà e libertà senza piena giustizia sociale e così via.
Vi accusano di fare politica.
Una delle tante campagne contro di noi parte dal presupposto che l’Anpi debba avere solo una funzione di ricordo del passato, noi invece preferiamo quella di memoria attiva. Abbiamo sempre fatto politica perché è un dovere rispetto alla definizione che la Costituzione stessa dà della nostra democrazia, che non si risolve nei partiti o nel voto ogni 5 anni ma nel processo di partecipazione popolare, oggi drammaticamente in crisi.
Come nel 2016, ci sarà un nuovo referendum per difendere la Costituzione, questa volta dal progetto di premierato.
C’è una grande differenza però. Quelle erano modifiche alla Carta che noi abbiamo giudicato in maniera profondamente negativa ma il presidenzialismo è molto più grave trae ispirazione dalla critica radicale del Msi al parlamentarismo e al pluralismo dei partiti
In più c’è anche la riforma Calderoli sulle autonomie.
È un mostro istituzionale che porterà alla distruzione dell’universalità dei diritti a vantaggio di un regionalismo che avrà un effetto disgregante sull’unità nazionale. L’estrema destra vorrebbe aprire una nuova fase dove si chiude la vicenda della Costituzione antifascista e si apre un nuovo periodo con una sorta di Carta a-fascista e a-parlamentare che muta la natura della repubblica democratica.
Siete stati anche criticati per le posizioni pacifiste.
L’Anpi si è sempre battuta per la pace. Dopo la terribile invasione russa abbiamo detto che era un errore sostenere l’Ucraina attraverso l’invio di armi e abbiamo espresso perplessità sulle sanzioni. Qual è ora bilancio dopo due anni? L’escalation militare e il bilancio economico sociale disastroso per l’Europa ma non per la Russia. L’Ue ha preso scelte strategiche sbagliate ma dove se ne discute? Si continua ad andare sulla stessa strada senza che nessuno ne risponda. Poi c’è la questione palestinese che è la rappresentazione drammatica del mondo attuale. Tutti dicono ora «due popoli, due stati» ma per questa soluzione bisogna riconoscere la Palestina, l’Italia invece non l’ha ancora fatto.
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