Annuncio della Casa bianca: «Obama e Biden non andranno all’Avana»
Stati uniti Tom Price, politico e chirurgo ortopedico della Georgia, ministro della Salute
Stati uniti Tom Price, politico e chirurgo ortopedico della Georgia, ministro della Salute
Josh Earnest, portavoce della Casa bianca, ha annunciato che «né il presidente Obama né il vice presidente Biden andranno a Cuba per i funerali di Fidel Castro» rinviando poi ad un ulteriore annuncio nell’ipotesi che sia inviata una delegazione statunitense.
NESSUNA SORPRESA La notizia non è stata accolta con nessuna sorpresa, visto l’imminente passaggio di consegne tra le due amministrazioni americane. A tal proposito, inoltre, le posizioni di Trump su Cuba risultano essere abbastanza confuse, avendo detto tutto e il contrario di tutto: a partire dall’ipotesi di ripristino dell’embargo a quella di costruire tutta una serie di resort vista mare; infine come era già stato chiarito, Trump sta impedendo ad Obama di prendere posizioni personali riguardo la politica estera in modo da non mandare messaggi contraddittori al resto del mondo.
TRUMP SUL FRONTE INTERNO Il presidente eletto al momento è però molto occupato con la politica interna, tra nuove nomine e lo spettro di un’indagine sul voto in tre Stati.
Una delle nuove nomine di Trump riguarda il Segretario del Dipartimento Salute e Servizi Umani che va a Tom Priece, politico e chirurgo ortopedico della Georgia, il più agguerrito tra i repubblicani nella lotta contro l’Obamacare.
Se il presidente eletto voleva un alleato per smontare e sostituire la legge sul futuro delal sanità americana di Obama, non poteva trovare qualcuno più preparato di Price che da più di sei anni, mentre molti repubblicani attaccavano l’Affordable Care Act senza proporre un’alternativa, pianificava una proposta dettagliata sin dal 2009.
Price si scaglia contro «un governo federale soffocante e opprimente» e la sua obiezione principale riguardo la legge è che interferisce con la capacità di pazienti e medici di scegliere; tra le altre cose il piano consentirebbe alle assicuratori autorizzate in uno Stato di vendere i propri piani anche ai residenti degli altri Stati, creando un mercato sregolato.
INDIANA AMERICANA Ad affiancare Price ci sarà l’indiana americana Seema Verma per guidare il Centers for Medicare e Medicaid Services, l’agenzia che sovrintende i programmi di salute del governo e gli standard delle assicurazioni.
Verma dirige una società di consulenza sanitaria, SVC Inc., ed ha contribuito a cambiare il sistema sanitario pubblico in Indiana riguardo l’attuazione dell’Obamacare, ad esempio richiedendo a coloro che lo utilizzano di dare un contributo economico, anche se solo di un dollaro per i più poveri, regola che non è mai stata gradita ai democratici.
Queste nomine arrivano dopo un fine settimana in cui Trump sembrava più che atro preso a combattere via Twitter contro la prospettiva di un’analisi del voto in Michigan, Wisconsin e Pennsylvania.
«Non chiamiamolo riconteggio – ha precisato Nate Silver – questa sarà un’analisi per chiarire se ci sono state interferenze nel processo di voto, incluse ingerenze russe».
La mozione arriva da un partito che ha l’1% dei voti, il Green Party, ma un paio di giorni fa anche i democratici hanno deciso di unirsi a questo processo da cui Trump si è sentito oltraggiato al punto da scriverne per ben 14 volte su Twitter nella sola giornata di domenica, arrivando ad affermare di essere comunque lui il vincitore anche del voto popolare, e non Hillary Clinton che ha ricevuto oltre due milioni e trecentomila voti più del tycoon newyorchese, in quanto, secondo Trump, milioni di voti andati alla candidata democratica sarebbero illegali. La Casa bianca a questa affermazione ha risposto che «Non sono state prodotte prove per comprovare le denunce» ed il discorso sarebbe caduto così, ma è evidente che questa operazione di riapertura delle urne
non piace per niente a Trump anche se non si sa esattamente cosa accadrebbe se si dovessero scoprire brogli che han favorito Trump.
«MINIMUM WAGE» Chi nemmeno velatamente si augura che comunque qualcosa accada è il gruppo di Fight For 15, unione di lavoratori che si batte per un minimo sindacale a 15 dollari l’ora e che martedì ha dato vita ad una giornata di mobilitazione generale in tutti gli Stati Uniti con manifestazioni e varie azioni di resistenza pacifica.
L’amministrazione Obama ha sempre sostenuto questo movimento le cui decisioni, però, sono rimandate agli Stati, Trump, invece, pensa che un minimo sindacale non dovrebbe nemmeno esistere.
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