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Annie Proulx, lettere al sogno americano: destinatario non reperibile

Annie Proulx, lettere al sogno americano: destinatario non reperibileLeon Golub, «White Squad IV (El Salvador)», 1983 (dettaglio)

Scrittrici statunitensi Macchiato da una grave colpa, un uomo si consegna a una fuga senza fine dalla quale invia «Cartoline» alla famiglia, anch’essa inesorabilmente avviata alla disgrazia: riedito da minimum fax

Pubblicato più di un anno faEdizione del 9 luglio 2023

Quando, nel 1992, uscì negli Stati Uniti Postcards di Annie Proulx, venne accolto da alcuni critici come il possibile «Great American Novel», il romanzo capace di rappresentare l’ethos degli Stati Uniti, di scavare nelle sue radici culturali più profonde, inserendosi di diritto nella tradizione della grande letteratura americana. Per la sua dimensione spazio-temporale, che copre la vastità dei grandi territori statunitensi, e quasi mezzo secolo di storia del secondo dopoguerra, il romanzo rivelò subito le sue ambizioni epiche; per di più era scritto da una donna, alla sua prima prova narrativa, che aveva ottenuto un riconoscimento importante, il Pen/ Faulkner Award for Fiction. Il nome più frequentemente evocato per trovarle qualche paragone è quello di Cormac McCarthy, con la forza della sua visionarietà e la violenza che riversa su uomini e natura.

Tradotto nel 2002 da Baldini & Castoldi, Cartoline non ottenne l’attenzione che avrebbe meritato: viene ora riproposto da minimum fax (traduzione di Delfina Vezzoli, pp.471, 18,00) in aggiunta a altri libri importanti della scrittrice americana, già acquisiti al catalogo: Avviso ai naviganti e due volumi delle Storie del Wyoming. La bella prefazione di Lorenza Pieri coglie bene alcuni aspetti fondamentali del testo, per esempio il suo anticipare, di alcuni decenni, tanta odierna letteratura ambientalista.

A mettere in moto il filone principale della trama è l’assassinio con stupro di una donna, lasciato intuire con una certa dose di ambiguità, cui segue  la fuga del colpevole, dal nome emblematico Loyal Blood, che si condannerà all’erranza, dunque a una vita randagia e solitaria nel grande spazio americano, dove viaggia partendo dalla sua fattoria nel Vermont e andando verso ovest a fare lavori agricoli stagionali, poi il minatore nelle viscere della terra, dunque il cercatore di fossili, e il cacciatore di coyote, come un pioniere fuori tempo massimo.

Anche quando riesce a comprare un podere in North Dakota dove coltivare fagioli, l’impresa di Loyal finisce in tragedia: un incendio scoppiato in un McDonald nelle vicinanze, si estende grazie all’insipienza dei lavoranti e viene alimentato dai venti violenti che trasportano le fiamme, distruggendo quanto era stato costruito dall’uomo. D’altronde, il viaggio di Loyal verso ovest, con deviazioni a nord e a sud, è senza possibilità di ritorno: siamo di fronte a un eroe tragico, perseguitato dalla colpa, impossibilitato al contatto con una donna, condannato alla sofferenza e all’espiazione.

Strutturato non a caso in cinque libri, il romanzo si presta a venire letto come una tragedia, ma anche a venire interpreto in chiave biblica, come del resto molta letteratura americana: dalla caduta nel peccato, alla cacciata dal giardino dell’Eden, senza possibilità di ritorno.

La stessa Proulx ha descritto il viaggio di Loyal come una versione ironica e miniaturizzata dell’espansione della frontiera verso ovest, un motivo ancora presente nell’immaginario collettivo, il cui potenziale, nella seconda metà del Novecento, non poteva che approdare alla fine del sogno americano. Del resto, Cartoline si offre anche come critica culturale degli Stati Uniti e della loro vocazione commerciale, della violazione della terra e della devastazione del paesaggio. La storia dei lavori via via intrapresi da Loyal, e dai personaggi che incontra, illustra costumi  di vita in estinzione, all’interno di un quadro di grandi cambiamenti: l’esodo dalla campagna, i tentativi fallimentari di rimanere ancorati alla terra, la marginalizzazione di persone che faticano ad adeguarsi per sopravvivere, e che combattono contro congiunture economiche al di là del loro controllo.

Fatte salve le differenze storiche che hanno connotato le migrazioni verso ovest degli anni Trenta, il punto di riferimento di Annie Proulx sembrerebbe essere Steinbeck, e in particolare Furore, al quale Cartoline  parrebbe offrirsi come un seguito, accentuando ancora l’emarginazione del protagonista e la sua sofferenza priva ormai di qualsivoglia solidarietà umana.

Ogni capitolo si apre riportando una cartolina, scritta a mano da vari personaggi, ma principalmente inviate da Loyal alla famiglia, senza mai dare un suo recapito, così che la comunicazione è fatalmente priva di risposte, e l’uomo non viene a sapere nulla di quanto accade a casa: continua a scrivere come se il tempo si fosse fermato, la famiglia ancora unita, la fattoria intatta. Ma parallelamente al viaggio di Loyal nello spazio e nel tempo, la narrazione segue le vicende della famiglia Blood, che deve affrontare duri cambiamenti, senza le risorse umane e finanziarie necessarie: meccanizzazione e modernizzazione richiedono investimenti fuori portata per i piccoli allevatori e agricoltori. Proprio l’impossibilità di mandare avanti la fattoria spinge il padre a darle fuoco per ottenere i soldi dell’assicurazione, ciò che gli varrà la prigione prima e il suicidio poi.

Tutti i membri della famiglia Blood sono inclusi nel romanzo, che assume dunque una dimensione corale, favorendo ampie prospettive sulla società del tempo. L’unico che sembra avere realizzato il sogno americano, sebbene in una versione distorta, è il figlio minore Dub: diventerà milionario in Florida grazie alla trasformazione  del paesaggio naturale in parchi a tema; ma la sua gestione gli costerà una inchiesta per evasione fiscale. Vittime di violenza o costrette a una vita limitata, le figure femminili si muovono in un mondo patriarcale in transizione: la madre Jewell, per esempio, si rende finalmente autonoma solo dopo la morte del marito, ma anche lei a caro prezzo.

La scrittura di Annie Proulx è precisa, ironica, feroce, satura di riferimenti culturali e di stratificazioni di senso mentre scava nei vizi ancestrali dell’America, sondandone la problematicità e anticipando temi che avrebbero trovato risonanze nel nostro presente.

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