Annie Ernaux: rialzare la testa! Dal 1995 a oggi
L’editoriale La scrittrice, premio Nobel 2022, si è espressa su Le Monde diplomatique con un editoriale dal titolo semplice: «Relever la tête»
L’editoriale La scrittrice, premio Nobel 2022, si è espressa su Le Monde diplomatique con un editoriale dal titolo semplice: «Relever la tête»
A 83 anni Annie Ernaux non ha perso nulla della sua verve polemica, né della sua ironia: «Come spesso accade, non ci eravamo accorti di quello che stava succedendo…». Il riferimento è alla mobilitazione del 1995 contro la riforma delle pensioni di Alain Juppé ma ovviamente vale anche per gli scioperi e le manifestazioni di questi giorni: ieri c’è stata la terza giornata di cortei e manifestazioni dopo quelle del 19 e del 31 gennaio. Di nuovo, milioni di francesi in piazza contro la cosiddetta riforma delle pensioni.
La scrittrice, premio Nobel 2022, si è espressa su Le Monde diplomatique con un editoriale dal titolo semplice: Relever la tête, rialzare la testa (che troverete tradotto sul Diplò in edicola dal 15 febbraio con il manifesto). Perché, in realtà, le cose sono semplici: «Un grande movimento sociale non si accontenta mai di avanzare delle rivendicazioni: porta alla luce un’aspirazione collettiva a cambiare la vita; si impadronisce dei partecipanti e li trasforma». Le cose erano semplici nel 1968, erano semplici nel 1995, sono semplici oggi: la Francia, almeno una volta ad ogni generazione, sfida l’ordine del mondo. Thomas Jefferson, il cui spirito radicale non si era mai appannato, lo aveva intuito: «Ogni uomo ha due patrie; la sua e la Francia».
Ma ascoltiamo Ernaux: «Il 24 novembre 1995 era la prima grande giornata di sciopero contro il piano Juppé e l’inizio di una mobilitazione di tutto il settore pubblico. Niente treni, niente metropolitane, niente uffici postali, niente scuole. Faceva molto freddo. Ricordo di aver provato un’esaltante sensazione di incertezza nel trovarmi in uno di quei rari momenti in cui si fa la storia, perché, per una volta, i protagonisti sono le persone che lavorano. Per una settimana, non credo di essere stata l’unica a pensare che fossimo in un’epoca pre-rivoluzionaria. A differenza del maggio ‘68, la popolazione nel suo insieme appoggiava lo sciopero. (…) Rivendicando i loro diritti, i ferrovieri, i lavoratori dell’elettricità e delle poste si opponevano al dominio ineluttabile dell’economia, sfidavano l’ordine del mondo».
Bisogna ricordare che, nel 1995, tutti o quasi erano a favore della “riforma” di Juppé. Non solo la maggioranza di centrodestra ma anche tutti i grandi media, parte dei socialisti, celebri intellettuali come il filosofo Paul Ricœur, i sociologi Alain Touraine e Pierre Rosanvallon, la rivista Esprit. «Ero amareggiata e arrabbiata» scrive Ernaux «nel leggere che c’era, da una parte, un’élite che possedeva ‘una comprensione razionale del mondo’ e dall’altra una grande massa di persone che seguiva le proprie passioni, la rabbia o i desideri». Fu Pierre Bourdieu a dire ai ferrovieri in lotta alla Gare de Lyon, che «Questa opposizione tra la visione a lungo termine della cosiddetta élite illuminata e gli impulsi miopi del popolo o dei suoi rappresentanti è tipica del pensiero reazionario di tutti i tempi e di tutti i Paesi».
La scrittrice continua: «È proprio questa la posta in gioco oggi: la consapevolezza che lo Stato pretende ogni diritto sulla vita dei cittadini e può rimandare a piacimento il momento in cui possiamo finalmente goderci la vita. Sono le speranze di riposo, di libertà, di piacere che la riforma Macron attacca. Da qui viene l’opposizione di tutte le categorie attive della popolazione, giovani e anziani».
Nei giorni scorsi l’ottantenne Serge July, ben lontano oggi dallo spirito rivoluzionario con cui aveva fondato Libération nel febbraio 1973, ha comunque ironizzato sul tentativo del governo di far passare la controriforma senza consultazioni con i sindacati: «In politica, non bisogna mai prendere i francesi per dei dilettanti». Le giornate di sciopero del 19 e 31 gennaio, oltre a quella di ieri, lo hanno dimostrato ampiamente.
Nell’articolo su Le Monde diplomatique i manifestanti, «così numerosi che faticavano a uscire da Place de la République» hanno ricordato ad Annie Ernaux i versi di Eluard: Ils n’étaient que quelques-uns/Sur toute la terre/Chacun se croyait seul/Ils furent foule soudain. «Erano solo pochi/Su tutta la terra/Ognuno si credeva solo/All’improvviso furono una folla».
«Vorrei ringraziarli per questo» conclude la scrittrice: «Non chiniamo più la testa».
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