«Anna», morta con suicidio assistito a carico del Servizio sanitario nazionale
E' il primo caso in Italia «Io oggi sono libera, sarebbe stata una vera tortura non avere la libertà di scegliere». Sono le ultime parole di Anna, nome di fantasia, la donna triestina di 55 anni […]
E' il primo caso in Italia «Io oggi sono libera, sarebbe stata una vera tortura non avere la libertà di scegliere». Sono le ultime parole di Anna, nome di fantasia, la donna triestina di 55 anni […]
«Io oggi sono libera, sarebbe stata una vera tortura non avere la libertà di scegliere». Sono le ultime parole di Anna, nome di fantasia, la donna triestina di 55 anni morta a casa sua dopo l’auto somministrazione di un farmaco letale fornito dal Sistema sanitario nazionale. La morte è avvenuta lo scorso 28 novembre ma è stata resa nota ieri dall’associazione Luca Coscioni. «E’ il primo caso in Italia – ha spiegato l’associazione – ad aver avuto accesso al suicidio assistito con l’assistenza completa del Ssn», che ha fornito il farmaco letale e un medico di supporto.
Anna era affetta da una malattia irreversibile che le era stata diagnosticata nel 2010, la sclerosi multipla secondariamente progressiva, e da un anno chiedeva di poter accedere alla morte assistita volontaria. Dopo essersi rivolta alla Asl senza ottenere risposta, la donna si era rivolta al tribunale di Trieste che ha chiesto all’Azienda di disporre verifiche e accertamenti sul caso. A settembre era quindi arrivato il via libera dalla Commissione medica multidisciplinare per accedere al Suicidio assistito.
«Anna è il nome che ho scelto e, per rispetto della privacy della mia famiglia, resterò Anna», è il messaggio lasciato dalla donna. «Ho amato con tutta me stessa la vita, i miei cari e con la stessa intensità ho resistito in un corpo non più mio. Ho però deciso di porre fine alle sofferenze che provo perché ormai sono davvero intollerabili. Voglio ringraziare chi mi ha aiutata a fare rispettare la mia volontà, la mia famiglia che mi è stata vicina fino all’ultimo».
È la terza persona, seguita dall’associazione Luca Coscioni, ad accedere alla morte volontaria assistita in Italia, la quinta ad aver avuto il via libera. La prima in Friuli Venezia Giulia. «Anna è anche la prima persona malata che ha visto riconoscere, da parte dei medici incaricati di effettuare le verifiche sulle condizioni, che l’assistenza continua alla persona è assistenza vitale, così anche la dipendenza meccanica non esclusiva garantita attraverso l’impiego di supporto ventilatorio nelle ore di sonno notturno» ha spiegato ieri Filomena Gallo, avvocata e segretaria della Coscioni. «Il diritto di scelta alla fine della vita si sta faticosamente affermando, nonostante ostruzionismi e resistenze ideologiche che sono sempre più lontane dal sentire popolare», ha aggiunto Marco Cappato, tesoriere della Coscioni, che sta promuovendo la campagna regionale «Liberi subito» affinché le Regioni approvino una legge che introduca tempi e procedure certi per accedere al Suicidio medicalmente assistito. Nel frattempo anche la deputata dem Debora Serracchiani ha presentato una proposta di legge alla Camera per affrontare un tema «richiesto dalle coscienze delle persone oltre che dalle sentenze costituzionali».
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