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Ambiente e salute nella geopolitica delle sfide globali

Ambiente e salute nella geopolitica delle sfide globali

A inizio luglio, a Budapest, si è svolta la settima Conferenza ministeriale su ambiente e salute a cui ha partecipato anche Paolo Lauriola in rappresentanza di Iste Italia. Il direttore […]

Pubblicato circa un anno faEdizione del 3 agosto 2023

A inizio luglio, a Budapest, si è svolta la settima Conferenza ministeriale su ambiente e salute a cui ha partecipato anche Paolo Lauriola in rappresentanza di Iste Italia.

Il direttore regionale dell’Oms per l’Europa, Hans Henri P. Kluge, ha parlato di un risultato «storico». Pochi giorni prima della conferenza, infatti, vi era una grande preoccupazione che non si sarebbe riusciti a concordare una dichiarazione comune. Per quello che si poteva vedere e sentire durante la conferenza, era chiaro di aver di fronte una situazione critica legata al conflitto tra Ucraina e Russia.

Gli scienziati, gli esperti e la società civile si rendevano però conto che questa occasione non doveva essere persa. Uno spazio molto significativo è stato dato ai giovani. Il dottor Kluge al momento dei ringraziamenti si è rivolto solo alle donne che hanno gestito e portato a termine la conferenza.

Gli interventi che si sono succeduti hanno tutti puntato sulla necessità di agire tutti e subito.

Molto forte l’intervento di Maria Neira, direttrice del dipartimento dell’Oms Ambiente\Salute, che ha affermato con una grande forza che i risultati dei tanti sforzi fatti sino ad ora si sono rivelati largamente insufficienti. E concludeva dicendo che questo non poteva più essere permesso, né a livello individuale né a livello di comunità (scientifica, civile, politica).

Due aspetti devono essere valutati, il primo è che la triade clima-inquinamento-biodiversità è arrivata a livelli insostenibili, il secondo invece è riguarda l’inevitabile nuovo equilibrio mondiale.

I Paesi cosiddetti Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), diversissimi tra loro, ma uniti dalla necessità di contare di più rispetto all’Europa e agli Stati Uniti. Ugualmente lo sono i paesi a basso e medio reddito (LMICs), stretti tra difficoltà sociali, politiche, economiche e i debiti verso i paesi che si autodefiniscono «sviluppati» (HICs).

Proviamo ad immaginare un richiedente asilo somalo o un siriano, o un palestinese o un afgano che ha visto accogliere milioni di rifugiati ucraini da tutti paesi europei. Anche loro fuggivano da guerre ed ingiustizie, ma sono stati rifiutati come attentatori alla nostra etnia. Che giudizio possono aver maturato nei confronti dei paesi europei?

E noi europei vogliamo ostacolare o assecondare questo nuovo equilibrio mondiale? In che modo? Il tema ambiente e salute non può più essere affrontato come a sé stante, seppure globale e onnicomprensivo, ma deve essere visto come uno strumento per superare quelle ingiustizie che sono alla base della domanda di nuovo assetto politico/sociale/culturale.

Occorre quindi impegnarsi anche e soprattutto sul piano politico e culturale per evitare che quelle stridenti contraddizioni che hanno determinato le difficoltà della settima Conferenza Ministeriale, si ripercuotano inevitabilmente sullo stato della salute di tutti noi (LMICs e HICs), dei nostri figli e nipoti e dell’ambiente.

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