Fiumicino era, negli anni Sessanta, il battesimo di mare dei borgatari romani, prima della motorizzazione di massa, quando il treno da Roma faceva capolinea in questa cittadina ancora appartenente al Comune di Roma. Pochi interventi hanno modificato quel paesaggio che, passato il ponte levatoio, si snoda fino al Faro militare in disuso attraverso una spiaggia desolata sulla quale i pochi stabilimenti hanno conservato l’aspetto di quei tempi. All’inizio degli anni Sessanta non era raro incontrare Pasolini che ballava sulle piste di cemento che circondavano gli stabilimenti: rock and roll e cha cha cha.

In prossimità del Faro si poteva assistere (e ancora oggi) all’incontro del Tevere con il mare e allo spettacolo delle bilance (baracche costruite sugli scogli per la pesca); sulla riva opposta l’Idroscalo (smantellato qualche anno fa) con le sue baracche di legno colorate di azzurro e bianco con tanto di nanetti e tetti di lamiere. Oltre, il luogo in cui fu ucciso Pasolini il 2 novembre 1975, che lo ricorda attraverso la scultura di Mario Rosati e un piccolo parco con pietre inciampo sulle quali sono leggibili frasi del poeta. Un luogo quasi sacro per chi viene dalla città tumultuosa e violenta.

Ora c’è il progetto, in via di realizzazione, di farne un porto per le grandi navi dei crocieristi; quegli orribili palazzi galleggianti che già hanno profanato la piazza di San Marco a Venezia. L’idro-mostro è collocato a circa 60 km dal porto di Civitavecchia, attrezzato da tempo per l’attracco delle grandi navi. Di certo non c’era alcun bisogno di questa imponente infrastruttura che sconvolgerà per sempre il paesaggio di quel vecchio borgo e, probabilmente, di Roma.

Il progetto è della Fiumicino waterfront srl, società al 100% partecipata dal groppo Royal Caribbean per un costo complessivo di circa 440milioni di euro. L’opera è stata inserita nei Progetti del Giubileo anche se si fa fatica capirne a che titolo; forse che i turisti arriveranno via mare? E per l’anno Giubilare 2025, forse i lavori saranno terminati? Le criticità del progetto sono moltissime e già denunciate dalle oltre trenta associazioni di residenti che contestano il progetto. Prime tra tutte le infrastrutture inadeguate, i fondali bassi e limacciosi e il vicino aeroporto che non consente un traffico marino con altezze superiori ai 48 metri.

Inoltre è previsto un dragaggio fino alla profondità di 12,5 metri così che un lungo tratto di costa sarebbe cementificato per la costruzione, nuove edificazioni costruite in parte sulla fascia costiera originaria e in parte su una fascia costiera creata artificialmente con la colmata prodotta dal dragaggio. L’impatto sulla città di Roma potrebbe essere drammatico considerato che i turisti crocieristici appartengono alla categoria mordi e fuggi che non ha mai apportato alcun benessere alla città, anzi.

C’è della ragionevole follia in questo progetto. Di “ragionevole” c’è la ricerca del solito massimo profitto da parte di società private; di follia c’è quasi tutto, non ultimo la concorrenza con il vicino porto di Civitavecchia con già cinque grandi navi ormeggiate ogni giorno, 820 l’anno e 2,7 milioni di croceristi ogni 12 mesi.

Si continua così con la Roma dei grandi eventi che non porteranno alcun benessere alla città ma anzi ne stravolgeranno ancora di più l’immagine. Come in Amarcord di Fellini, se l’opera si realizzerà, i romani andranno sulla strada che costeggia il mare ad assistere al fantasmagorico spettacolo dei palazzi galleggianti e luminosi che sostituiranno un paesaggio storicamente affascinante che non vedremo mai più.

Caro Gualtieri non è di questo che ha bisogno la città. La presidente Meloni ha dichiarato guerra ai poveri, Salvini è interamente schierato per la costruzione di quell’inutile ponte sullo Stretto e il sindaco della Capitale inserisce tra le opere giubilari il Grande Porto in uno dei luoghi più critici della costa, inutilmente concorrenziale a quello di Civitavecchia, con tanto di megastrutture alberghiere e luminarie. Possibile che a sinistra non ci sia un’idea diversa di città da quelle tanto pubblicizzate dei paesi arabi o del fallimentare Progetto Milano?