L’obiettivo non dichiarato ma davanti agli occhi tutti, è raggiungere lo share bulgaro: oltre il 70% di italiani sintonizzati su Rai 1, come ai bei tempi del monopolio. Una manna per gli yes men pubblicitari di viale Mazzini che proprio grazie alla settimana festivaliera, raccolgono la parte più sostanziosa di introiti. L’Ama «quater» scopre le carte con l’annuncio domenicale degli artisti in gara di Sanremo 2023. E se nessun giudizio può essere dato a priori sulla qualità musicale delle scelte effettuate dal direttore artistico, la composizione del cast porta però ad alcune considerazioni. Tra il 2020 e 2022 Amadeus ha ottemperato una – alla lunga – lungimirante destrutturazione del festival, svecchiandolo e adattandolo ai tempi dello streaming, con l’inclusione di giovani pop star tanto sconosciuti alle mamme quanto strafamosi fra gli under 20. Il risultato è quello di aver fideizzato – anche tramite l’utilizzo dei social e Raiplay – una fascia di pubblico giovanile che fino a pochi anni fa considerava il festival un derivato del pleistocene. Ciliegina sulla torta: il trionfo dei Måneskin e quest’anno della coppia formata da Mahmood e Blanco.

RICONQUISTATO credito nei confronti delle case discografiche e con gli artisti che ora fanno la fila per un posto nel cast che un tempo sdegnavano, il bravo presentatore tenta una sfida ancor più ambiziosa. Sanremo griffato Amadeus prova a inglobare ancor più delle passate edizioni i vari generi di intrattenimento; l’evento musicale, il talent e il talkshow. Un mostruoso infotaintment che probabilmente aggiungerà spettatori ma che di fatto, mette un freno alla sua piccola rivoluzione. C’è tutto e il contrario di tutto: le superstar che gli stadi li riempiono per davvero – Marco Mengoni e Ultimo – i rapper che monopolizzano le classifiche come Lazza e poi a scendere Tananai, Mister Rain, Ariete. Senza dimenticare le signore grandi firme che tornano sul palco, vedi alla G di Giorgia che Sanremo l’ho già vinto nel 1995, gli outsider come Colapesce e Di Martino e il loro pop d’autore protagonisti due anni fa con il tormentone Musica leggerissima. E fin qui ci siamo, poi però Amadeus non resiste e si fa prendere la mano, riportando in gara vecchie glorie anni novanta come Paola e Chiara resuscitando perfino il logo degli Articolo 31, alias J-Ax e Dj jad che (per la causa) si mettono alle spalle una sanguinosa separazione. Dal cilindro rispuntano Anna Oxa e Gianluca Grignani e perfino un tocco di glam (de noantri) italiano dei 70 con i Cugini di Campagna che mai – anche durante gli anni d’oro – erano riusciti a sbarcare sul palco dell’Ariston. Il rischio è di un grande macedonia più vicina al dismesso Festivalbar che a Sanremo.