In una parola
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Amadeus? È un po’ di destra…

In una parola La rubrica settimanale su linguaggio e società. A cura di Alberto Leiss
Pubblicato più di un anno faEdizione del 14 febbraio 2023

Ma no, non è vero. O meglio, non ho nessun elemento per affermarlo. Ho fatto questo titolo solo per attirare l’attenzione su un argomento che lo merita. Come si fa, del resto, a ignorare Sanremo? (Che se poi volessimo dirne qualcosa, lo scandalo censorio suscitato dalle serate canore nella vera destra mi sembra del tutto infondato, oltre che inaccettabile. Si è cominciato con l’Inno nazionale e il Presidente della Repubblica, si è chiuso con Zelensky e musica ucraina. Le signore che hanno parlato di cose importanti, e che hanno cantato anche alcune belle canzoni, hanno visto premiati ben cinque soli maschi! Persino Mengoni ne era imbarazzato. Quanto alle «trasgressioni» Fedez-Rosa Chemical è stato ricordato – da Aldo Cazzullo – che Renato Zero faceva di peggio, molto meglio, mezzo secolo fa. E gli abbracci e ringraziamenti dei giovani a papà Ama davano forse il senso di una scena rivoluzionaria?).

Ma sto togliendo spazio al vero titolo:

Quando la violenza maschile è di Stato.

Restiamo al tema del cambiamento delle relazioni tra i sessi. Oggi le donne reagiscono alla violenza. Denunciano. Si rivolgono ai centri femminili e femministi. Ma molto spesso devono fare i conti con altra violenza che subiscono dalle istituzioni da cui si aspettavano sostegno.

Una delle più odiose riguarda i figli che vengono strappati alle madri e relegati nelle «case-famiglia», costretti a frequentare padri violenti di cui hanno paura.

Ne parla un libro-inchiesta di cui si è discusso a Roma nella sede del Senato, per iniziativa della senatrice Valeria Valente, già presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio. Con lei la viceministra per il lavoro e le politiche sociali Maria Teresa Bellucci. E le autrici del volume Senza Madre. Storie di figli sottratti dallo Stato (Edizioni scientifiche Ma.Gi. 2022): Clelia Delponte, Franca Giansoldati, Flavia Landolfi, Silvia Mari, Assunta Morresi, Monica Ricci Sargentini, Nadia Somma, Paola Tavella, Emanuela Valente, Livia Zancaner, interrogate da Flavia Fratello.

Sotto accusa l’uso distorto della legge sugli affidi condivisi e del concetto di «bi-genitorialità»: è la cultura sbagliata di troppi addetti/e alle consulenze (molto costose!) di cui si servono magistrati che si adeguano volentieri a giudizi supposti scientifici.

C’è stata molta polemica contro la PAS, la cosiddetta «sindrome di alienazione parentale» importata dagli Usa: non viene più citata nelle sentenze, ma ne resta la logica. Sarebbe colpa della mamma nevrotica e possessiva se i figli hanno paura del padre violento. Il quale, malgrado maltratti la moglie o compagna, sarebbe capace di essere un «buon padre». Succede in tantissimi, troppi casi. Ci sono mamme che si vedono strappare i figli che non rivedono per anni. Era presente in sala Laura Massaro, che ha combattuto per un decennio prima di avere giustizia dalla sentenza della Cassazione che l’anno scorso ha anche ribadito la non scientificità dalla PAS. Il libro, aperto dalla magistrata Francesca Ceroni e chiuso da un commento di Monica Lanfranco, documenta anche il fatto che l’opinione dei minori viene per lo più ignorata.

«Sono 23.122 – scrive Alley-oop, blog del Sole 24 ore – i bambini e i ragazzi ospiti delle 3.605 comunità per minorenni in Italia: nel 78% dei casi il collocamento in struttura è stato disposto dall’autorità giudiziaria». Solo nel 12% dei casi è stato disposto con il consenso dei genitori. Il 10% sono «allontanamenti d’urgenza» – cioè con la forza – ex articolo 403 del Codice civile, “ma si tratta di un dato parziale…”.

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