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Altri 45 giorni in cella per Zaki. Il Cairo al lavoro per peggiorare la legge anti-terrorismo

Altri 45 giorni in cella per Zaki. Il Cairo al lavoro per peggiorare la legge anti-terrorismoUna manifestazione a Bologna per la liberazione di Patrick Zaki – LaPresse

Egitto Lo studente dell'Università di Bologna si è visto prolungare ancora la detenzione cautelare. La protesta in Italia. Intanto il regime pensa a nuove modifiche della famigerata normativa che ha permesso l'incarcerazione di migliaia di prigionieri politici: nel mirino ci sono le sedi e le case di ong, attivisti e oppositori

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 2 marzo 2021

«La detenzione di Patrick si rinnova per altri 45 giorni e la visita di sua madre a lui oggi è stata agrodolce». Così la pagina Facebook “Patrick Libero” ha comunicato l’esito dell’udienza di domenica per il giovane studente egiziano dell’Università di Bologna.

Zaki è ormai detenuto in custodia cautelare da 13 mesi con le accuse di diffusione di notizie false, istigazione alla protesta e propaganda sovversiva. Non si è ancora andati a processo.

Ieri Zaki ha ricevuto la visita della madre nel carcere di Tora (dove sono detenuti migliaia di prigionieri politici in condizioni disumane). Le ha chiesto delle condizioni del padre, ricoverato per un peggioramento delle sue condizioni di salute, una situazione che i suoi avvocati avevano presentato alla corte sperando nella clemenza.

Alla madre Patrick ha raccontato di non ricevere mai dalle autorità carcerarie notizie sull’esito delle udienze: «Sa solo che la sua detenzione si è rinnovata quando arrivano a prendere quelli che erano stati rilasciati senza bussare alla sua cella», aggiungono gli attivisti.

Immediata la reazione in Italia: da Amnesty che parla di accanimento crudele e teme che Zaki possa restare detenuto un altro anno (in Egitto la custodia cautelare ha un limite di 24 mesi, sebbene sia spesso violato) a Leu e il Pd con Erasmo Palazzotto che accusa il Cairo di non mostrare «nessun barlume di umanità», Nicola Fratoianni che ribadisce la necessità di interrompere i rapporti con l’Egitto e Filippo Sensi che chiede di andare avanti con la mozione che propone la cittadinanza italiana per Patrick.

Intanto nell’Egitto di al-Sisi si starebbe lavorando a emendamenti alla famigerata legge anti-terrorismo, tra le prime volute dall’ex generale dopo il golpe del 2013 e che ha permesso al regime di impedire di fatto le proteste e gli scioperi, di chiudere giornali e siti web, di congelare i beni delle ong e di incarcerare migliaia di attivisti, oppositori, giornalisti.

Stavolta nel mirino ci sarebbero i contratti di affitto e di proprietà che potrebbero finire sotto il controllo dei servizi segreti: i proprietari avrebbero l’obbligo di comunicare alla polizia informazioni sugli affittuari mentre alla Procura generale verrebbe riconosciuto il potere di confiscare proprietà immobiliari se dovesse ritenere che vengono usate a fini terroristici.

Una mossa che secondo i critici della legge darebbe ancora maggiore spazio al governo per prendere di mira le sedi di ong, giornali o partiti o le abitazioni di attivisti e prigionieri politici.

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