C’erano forse venti coraggiosi davanti alla colonia penale Ik-6 per sostenere il suo più illustre detenuto. E Alexey Navalny resterà detenuto a lungo: il tribunale di Mosca, riunito a porte chiuse nel carcere speciale a 250 chilometri dalla capitale russa, ha condannato il più celebre degli oppositori di Putin ad altri 19 anni di prigione, per il reato di “estremismo”, per l’aver fondato e finanziato un’organizzazione definita appunto “estremista”, la Fondazione anti-corruzione Fbk.

Il partito Russia del Futuro di Navalny ha posizioni liberal-nazionaliste ma sostenute attraverso campagne contro la corruzione, con filmati visionati decine di milioni di volte. Stava già scontando 9 anni, Navalny, e con questi fanno 28: più del celebre “quartino”, il quarto di secolo reso immortale da Solzenicyn, che insieme al “decino” era la pena più diffusa nei gulag sovietici.

Sarà ristretto in “colonia a regime speciale”, cioè peggio di prima: meno visite legali e familiari, contatti, accesso all’esterno, ore d’aria o anche solo di luce naturale. Dalla sua incarcerazione nel 2021, Navalny non ha mai smesso di parlare. Difficile che lo faccia questa volta.

Lo sdegno internazionale è esploso subito dopo la sentenza, la sola cosa uscita pubblicamente dalla remota colonia penale di Melekhovo dove i giudici di Mosca sono andati in trasferta a giudicarlo, per evitarsi l’imbarazzo di un’udienza pubblica. Un breve filmato in cui l’imputato viene condannato per sette capi d’accusa che hanno tutti a che fare con l’”estremismo”, con la grottesca aggravante di essersi estremizzato da solo, con altri e “con minorenni”.

Dall’Onu all’Unione europea e agli Usa, governi e istituzioni internazionali hanno attaccato il “processo-farsa” e la condanna, e chiesto il rilascio “immediato e incondizionato” del solo oppositore di Putin in grado di mobilitare davvero un’opinione pubblica spenta in ogni modo possibile.

Non accadrà. “Così ha voluto il fato”, è stato il solo commento di Dimitrij Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Russia. Il cui presidente è Vladimir Putin.