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Alluvioni, progettare le città oltre l’immediato ritorno elettorale

L'alluvione a Bologna, ApL'alluvione a Bologna – Ap

«Città spugna» Se questi eventi catastrofici si verificavano quando la gran parte del territorio era in condizioni naturali, non dovrebbe sorprendere che si presentino oggi con una maggiore frequenza a causa di una impermeabilizzazione del suolo

Pubblicato 4 giorni faEdizione del 22 ottobre 2024

Nelle pianure alluvionali vi sono i principali insediamenti urbani e i maggiori centri industriali, nonché le più estese aree agricole del Paese, ma il significato del termine ‘alluvionale’ lo scopriamo solo quando queste superfici fanno il proprio dovere, ossia vengono sommerse dall’acqua. Queste aree sono state intensamente sfruttate dall’uomo per la fertilità dei suoli, la facilità con cui si poteva edificare, la disponibilità di acqua nei fiumi e nelle falde idriche, e per le deboli pendenze su cui sviluppare strade e anche ferrovie. Tutto ciò in un territorio che, a seguito delle alluvioni, si stava lentamente innalzando senza che ce ne rendessimo conto. Basta però guardare gli scavi archeologici per comprendere come qualche metro di fango, sabbia e ghiaia si sia depositato sulle strade e sui pavimenti romani; materiali tutti portati dall’acqua nei secoli passati.

Se questi eventi catastrofici si verificavano quando la gran parte del territorio era in condizioni naturali, non dovrebbe sorprendere che si presentino oggi con una maggiore frequenza a causa di una impermeabilizzazione del suolo che, nel nostro Paese, procede a un ritmo di 20 chilometri quadrati all’anno.

Inoltre, per contenere le piene, gli argini dei fiumi vengono continuamente innalzati, tanto che l’acqua scorre spesso più in alto del livello dei terreni circostanti; e se esce non può più tornare dentro! Allargare gli alvei non è possibile, dato che sulle sponde vi sono strade e case, quando queste non sono proprio dentro gli alvei.

Ad aggravare le cose si è messo il cambiamento climatico, che si traduce in più intense precipitazioni e nell’innalzamento del livello del mare. A quest’ultimo si raccorda il sistema fluviale, e la sua risalita rende più difficile lo smaltimento delle piene, cosa che porterà a esondazioni sempre più frequenti.

Per adattarsi ai cambiamenti climatici sono necessari interventi costosi, in molti casi sarebbe più economico spostare quanto è stato costruito nelle aree a rischio di alluvione. In altri casi la trasformazione delle strutture potrebbe renderle abitabili anche per brevi periodi di sommersione dei piani terra, oppure le stesse strutture potrebbero venire impermeabilizzate, con tecniche in continua evoluzione. Ma i progetti puntuali sui singoli elementi esposti al rischio dovrebbero essere accompagnati da interventi su tutto il territorio, che riducano l’estensione delle aree colpite e la frequenza degli eventi. Favorire l’infiltrazione dell’acqua nel suolo è una delle strategie a cui si guarda con più interesse, in particolare nelle aree urbane, intensamente impermeabilizzate e con alta densità di beni e persone esposte al rischio di alluvione.

Ecco le «città spugna», con superfici permeabili e alberi che drenano il terreno e restituiscono l’acqua all’atmosfera. Sebbene il concetto di città spugna sia da ricercare nei più vecchi progetti olandesi, questo nome appare per la prima volta in un piano cinese sviluppato per 16 città, dopo che l’alluvione di Pechino del 2012 aveva causato ingenti danni e 79 vittime. Nelle città spugna un ruolo determinante lo hanno le piazze inondabili, progettate per essere vissute per tutto l’anno, ma che occasionalmente si lasciano allagare per ridurre l’impatto degli eventi estremi. La prima venne costruita a Rotterdam nel 2012, ma l’esempio venne subito seguito, oltre che nella stessa Olanda e in Cina, anche in Danimarca, Francia, Svezia e Usa.

In molte realizzazioni l’acqua confluisce in serbatoi sotterranei, e solo in casi eccezionali allaga le piazze.

In Italia, l’unico intervento simile si trova a Rimini, dove l’acqua piovana viene raccolta in una cisterna da cui viene poi convogliata in mare; mentre per adattarsi all’innalzamento del livello marino la strada litoranea, pedonalizzata, è stata sollevata di quasi un metro.

L’adattamento alle variazioni climatiche richiede interventi estremamente costosi e di non immediato ritorno elettorale; nonostante ciò, in alcuni paesi costituisce uno dei primi punti dell’agenda di governo. Ecco perché noi verremo continuamente sommersi!

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