All’esercito dei rider arrivano le mascherine ma non i diritti
Gig Economy Insieme ai driver, i ciclofattorini su piattaforme digitali che sfrecciano nelle città chiuse per Covid 19 sono tra i lavoratori più esposti al rischio di contaminazione e i meno protetti dal diritto. Dopo più di un mese i comuni e i tribunali stanno iniziando a distribuire mascherine e guanti ma migliaia di persone non hanno tutele né il diritto a un reddito di base
Gig Economy Insieme ai driver, i ciclofattorini su piattaforme digitali che sfrecciano nelle città chiuse per Covid 19 sono tra i lavoratori più esposti al rischio di contaminazione e i meno protetti dal diritto. Dopo più di un mese i comuni e i tribunali stanno iniziando a distribuire mascherine e guanti ma migliaia di persone non hanno tutele né il diritto a un reddito di base
Nell’epidemia da Covid 19 una spietata società di classe emerge quando un rider porta un hamburger, un sushi o un kinder bueno nelle case di chi è in quarantena e non ha voglia di fare la fila in un supermercato. Per una paga da fame qualcuno può sparagli dalla finestra perché si è seduto su un auto parcheggiata a Bari; un rider può essere multato perché parcheggia lo scooter a fine turno a Pisa; oppure rischiare la denuncia perché trasporta senza volerlo un grammo di hashish a Roma; e ancora può contagiare e essere contagiato nella metropolitana di Milano a fine turno nella sera di pasqua.
Questa violenza sociale si osserva nel video diffuso sulla pagina Facebook degli auto-organizzati Deliverance Milano.
Dopo il comune di Milano ha messo a disposizione mille kit da cinque mascherine e cinque paia di guanti. Dicono che saranno presto a disposizione per altri 2 mila rider. Solo i tribunali di Firenze, e quello di Roma, hanno imposto alle imperturbabili piattaforme digitali di fare altrettanto mentre, da Bologna a Palermo, si affollano davanti a ristoranti, gelaterie, pasticcerie. Per sostenere la protezione della vita di una società reclusa, l’esercito della logistica pesante e leggera metropolitana rischia la propria. È il sacrificio dell’immunità degli invisibili affinché la parte visibile di coloro che hanno i diritti possano esercitarli nella «fase due», la continuazione con altri mezzi dell’emergenza della «prima». Questi lavoratori digitali sono ricattati anche dal ranking reputazionale che sottrae punteggio se non si rendono disponibili a correre il rischio di farsi contagiare.
I rider milanesi chiedono un confronto sui protocolli della salute a Assodelivery e sindacati, ma ritengono ancora disattesa la loro piattaforma di dieci punti. Quelli della Bologna Riders Union hanno chiesto al Comune di stilare un «regolamento prescrittivo». In tutto il mondo queste misure sono insufficienti – si legge nell’appello “Proteggere i lavoratori uberizzati: un’emergenza nazionale” pubblicato sul Nouvel Observateur.
Sempre che in Italia sia riconosciuto loro un occasionale «reddito di emergenza», nella migliore delle ipotesi questo sarà un rimedio transitorio. La soluzione può essere riconoscere subito la subordinazione e estendere a tutti il reddito di cittadinanza senza vincoli. E magari chiedersi se, nella pandemia più grave del secolo, è necessario ordinare una pizza con una «App
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