Europa

«Alleanze locali con Afd». In Germania è bufera sul leader Cdu

Friedrich Merz - ApFriedrich Merz, segretario del partito cristiano-democratico e capo dell’opposizione al Bundestag – Ap

Merz costretto alla retromarcia Rivolta nel partito e altolà dei cristiano-sociali (Csu). Ma il dietrofront non basta a chiudere il caso

Pubblicato circa un anno faEdizione del 25 luglio 2023

Ha innestato subito la retromarcia dopo le pesanti smentite del neo sindaco Cdu di Berlino e del leader della Csu. Eppure non solo lo ha dichiarato davanti a milioni di telespettatori, ma la sua proposta coincide esattamente con l’idea di buona parte degli elettori conservatori della Germania-Est: «A livello locale potremmo allearci con Afd».

Ventiquattro ore dopo non si spegne l’eco della bomba politica lanciata domenica sulla tv pubblica Zdf da Friedrich Merz, segretario del partito cristiano-democratico e capo dell’opposizione al Bundestag. Non basta il suo dietro-front obbligato dalla sollevazione all’interno del partito e ancora prima dalla sentenza del principale alleato che guida l’altra metà dell’Union democristiana. «Nessuna collaborazione nei comuni con una forza antidemocratica di estrema destra che divide la nostra società» è il punto esclamativo piantato ieri da Markus Söder, capo dei cristiano-sociali e governatore della Baviera. Fino a due giorni fa l’isolamento totale di Afd era considerato il dovere istituzionale del cosiddetto Fronte democratico formato dagli altri sei partiti del Parlamento (Spd, Verdi, Fdp, Cdu, Csu e Linke).

«Non ho mai detto diversamente» è la toppa di Merz, comunque incapace di ricucire il buco nero aperto con conseguenze internazionali. Il leader della Cdu è l’azionista di maggioranza del Ppe, il Gruppo più numeroso a Bruxelles, alle cui porte oggi bussano i nazional-populisti di mezza Europa, a cominciare da Giorgia Meloni impegnata a disegnare il campo in vista delle Europee 2024. Mentre pende anche il caso della “nuova” Spagna.

Per Merz, adesso, sono tutti altri pianeti. In Germania pesano come un macigno gli implacabili sondaggi che restituiscono Afd a soli quattro punti dalla Cdu. Il partito con candidata-cancelliera Alice Weidel è volato al secondo posto del consenso dopo aver scavalcato prima i Verdi e poi la Spd. Senza contare il livello locale: qui l’argine contro l’estrema destra ha ceduto di schianto il mese scorso con l’elezione del primo sindaco Afd in Sassonia-Anhalt.

Tuttavia la svolta a destra di Merz crea ai democristiani una bella grana con gli alleati americani colto al volo dal suo rivale interno dell’Union. «Afd vuole uscire dalla Nato» ricorda Söder, ed è un vero problema per il segretario Cdu legato a doppio filo agli Usa non solo come presidente del consiglio di vigilanza del fondo BlackRock. Peraltro proprio Merz, sempre sulla Zdf, appena un mese fa, ammeteva che Afd «è anche una forza antisemita».

Altro tabù sempre più fragile nella Bundesrepublik fondata sulle ceneri del nazismo, protetta ormai quasi solo dalle leggi scritte nel Dopoguerra. Restano fino a tre anni di galera per il saluto a Hitler, il divieto di targhe automobilistiche evocative (alla S di Stoccarda è vietato aggiungerne un’altra, alla K di Colonia non possono seguire Z o L che formano le sigle dei campi di concentramento) e altri formali veti a contenere la politica sempre più apertamente ispirata al Terzo Reich degli esponenti di Afd.

Non più solo la «stampa bugiarda» ma tutte le iniziative che in vari Land riempiono i fascicoli d’indagine dell’Ufficio per la protezione della Costituzione che in Germania (Bfv) svolge la funzione di controspionaggio. Nel mirino degli agenti infiltrati spicca soprattutto l’associazione giovanile di Afd che svolge attività «contrarie ai principi democratici» proprio a livello locale.

Lo stesso cui ora guarda Merz, storico avversario dell’ex cancelliera Merkel e antitetico alla sua visione politica. Concentrato sulle piccole alleanze nei comuni insieme ad Afd più che sulle Grosse Koalition in stile Angela.

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