Europa

All’accampamento di Calais torna la polizia, sgomberati 800 migranti

All’accampamento di Calais torna  la polizia, sgomberati 800 migrantiDi fronte al reticolato che protegge l'eurotunnel, vicino al campo di Calais – Michel Spingler /AP - LaPresse

Francia, trasferiti in altri comuni I profughi tenano di raggiungere la Gran Bretagna dove si trovano i familiari

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 30 settembre 2020

Nuova evacuazione forzata di un accampamento di migranti a Calais. Ieri mattina, poco dopo le 6, la polizia è intervenuta per sgomberare la zona del Virval, vicino all’ospedale, dove vivevano, in condizioni «degradanti e disumane» secondo il difensore dei Diritti Claire Hédon, 700-800 persone, in maggioranza uomini (le donne e i bambini sono una quarantina circa), provenienti soprattutto da Sudan, Somalia, Iraq, Iran, Eritrea.

Per il prefetto, Louis Le Franc, si tratta dell’evacuazione «più importante» dal 2016, quando è stata sgomberata la «giungla» di Calais, dove vivevano circa 9mila persone. La precedente evacuazione forzata ha avuto luogo a luglio. Il prefetto giustifica l’intervento con la «lotta ai passeurs, ai profittatori della miseria umana», che sembra che chiedano tra i 3mila e i 7mila euro per tentare l’attraversamento della Manica e lo sbarco in Gran Bretagna su battelli di fortuna. Ci sono stati 21 fermi. Per le associazioni che si occupano dei migranti è soprattutto «un’operazione di comunicazione», ci sono 1200-1500 persone che bivaccano a Calais e dintorni, sperano di passare in Gran Bretagna e vivono di stenti. Secondo gli operatori dell’Auberge des Migrants, «li spostano e domani ne arriveranno altri di nuovo, viene speso un patrimonio per trasferire decine di persone sugli autobus». 150 persone sono state sistemate a Calais, altre 150 in comuni dei dipartimenti degli Hauts-de-France, mentre 500 sono stati distribuite in altre regioni, lontane dalla Manica. Come già nel passato, molte di queste persone tenteranno di nuovo di raggiungere Calais, perché il loro obiettivo è di arrivare a qualunque costo in Gran Bretagna, dove spesso hanno dei famigliari o dove comunque esistono delle comunità organizzate dei loro paesi d’origine. «Vogliamo evitare ogni concentrazione – ha spiegato il prefetto – e un nuovo punto di raduno a Calais». L’obiettivo sarebbe «mettere al riparo prima del freddo invernale» i migranti.

La Francia riceve dei soldi dalla Gran Bretagna per bloccare i migranti che intendono attraversare la Manica. La società Eurotunnel, che gestisce il tunnel sotto la Manica, ogni giorno blocca decine di persone, nascoste nei camion, individuate con sofisticati sistemi di intercettazione o più prosaicamente con la presenza di cani addestrati. Con la Brexit, anche gli accordi bilaterali tra Parigi e Londra verranno ridiscussi, la Francia si troverà ormai nella condizione di «paese periferico», come Italia e Grecia, per la questione dei migranti.
L’operazione di ieri mattina era stata preceduta da un decreto che ha proibito la distribuzione di alimenti ai migranti nel centro di Calais da parte delle associazioni. Il Consiglio di stato, che era stato interpellato, venerdì scorso non ha sospeso questo decreto, con la giustificazione che «a est dell’agglomerazione, lo stato ha organizzato un punto d’acqua e toilettes e procede, attraverso l’associazione La Vie Active, alla distribuzione di bevande e alimentari». Per protestare contro questa decisione, la France Insoumise sabato scorso ha organizzato una distribuzione di pacchi-pranzo e circa 70 organizzazioni di aiuto hanno manifestato sotto la pioggia.

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