Negli Stati uniti febbraio è il mese dedicato alla storia afroamericana e quest’anno non si è cominciato bene. A pochi giorni dall’omicidio di Tyre Nichols, gli agenti di polizia di Huntington Park, cittadina nel distretto di Gateway Cities nel sud-est della contea di Los Angeles, in California, hanno sparato e ucciso un uomo afroamericano che brandiva un coltello da macellaio.

A fare scalpore è il fatto che il 36enne Anthony Lowe era sulla sedia a rotelle: aveva entrambe le gambe amputate. La polizia afferma che Lowe è sceso dalla sedia a rotelle e ha accoltellato un passante e minacciato di avanzare e lanciare il coltello verso gli agenti.

La famiglia dell’uomo, invece, sostiene che è stato colpito alla schiena e che le sue condizioni non avrebbero potuto rappresentare una vera minaccia per agenti armati di pistole. La Coalition for Community Control Over the Police e la famiglia di Lowe hanno tenuto una conferenza stampa per dare la loro versione e chiedere giustizia.

La notizia dell’ennesimo omicidio della polizia è arrivata il giorno precedente al funerale di Nichols, anche lui ucciso da agenti in servizio. Ai funerali hanno partecipato anche i parenti di altre vittime della violenza della polizia, Tamika Palmer, madre di Breonna Taylor, Philonise Floyd, fratello di George Floyd, e figure istituzionali come la vice presidente Kamala Harris.

La commemorazione è stato un insieme di dolore e consapevolezza politica, con l’elogio funebre affidato al reverendo e attivista Al Sharpton, mentre l’avvocato per i diritti civili Ben Crump ha letto la «richiesta di giustizia», documento scritto per chiedere giustizia sociale e civile per gli afroamericani.

«Persone da tutto il mondo hanno visto il video di un uomo disarmato, picchiato a morte da agenti della legge – ha detto Sharpton in una conferenza stampa alla Mississippi Boulevard Christian Church, dove si è svolta la funzione – Tyre sarà conosciuto come una di quelle vittime della brutalità della polizia che costringe l’intera nazione, se non l’intero mondo occidentale, a fermarsi e ad affrontare la questione degli abusi della polizia. Sono stati fatti progressi ma la strada davanti a noi è lunga. Pensiamo a cosa ha fatto funzionare il movimento per i diritti civili degli anni ’60: ha fatto nascere il Civil Rights Act del ’64 e il Voting Rights Act del ’65. Sulla violenza della polizia siamo stati in grado di far approvare leggi statali. Abbiamo il movimento per la riforma della polizia, ma non ancora una legge a livello federale. È come se il reverendo King avesse convinto l’Alabama e la Georgia a fare qualcosa sull’integrazione, ma non il Civil Rights Act».