«Bibi HaMelech, Bibi HaMelech». «Bibi il re» scandivano in centinaia ieri in piazza Safra a Gerusalemme, sventolando le bandiere con la stella di Davide. Bibi è Benyamin Netanyahu, ex premier e leader della destra più estremista rimasta fuori dal governo di coalizione guidato da Naftali Bennett, altro esponente di punta del nazionalismo religioso, per anni guida del movimento dei coloni israeliani. Ieri però alla marcia organizzata dai «Giovani della città vecchia», un nuovo gruppo di destra per affermare il controllo israeliano su tutta Gerusalemme – anche quella araba occupata nel 1967, inclusa la Spianata delle moschee – Bennett era descritto come un «traditore» che «si è piegato» e non ha represso con la forza dovuta le proteste palestinesi di questi ultimi giorni. «Bibi è l’uomo giusto, Bibi non teme gli arabi, Bibi ha lavorato sempre per Gerusalemme e Israele», ci diceva ieri un uomo di mezz’età, Shmulik, avvolto in una bandiera con in mano un cartello: «Morte ai terroristi». I terroristi sono i palestinesi, tutti, senza distinzioni. Ofer, un adolescente, è stato esplicito nel descriverci il futuro: «Gli arabi saranno mandati via, tutti, con le buone o con le cattive, questa terra è solo nostra». Una signora con un copricapo simile a una corona, portava appeso al collo un cartello con una scritta rivolta ai palestinesi: «Nemici via, andate in Siria».

Un boato ha accolto l’arrivo di Itamar Ben Gvir, deputato leader di Sionismo Religioso, partito che rappresenta l’ala più estrema della destra nella Knesset. Si abbandona all’abbraccio della folla, incurante del divieto a partecipare al raduno giunto dallo stesso Bennett. Ringrazia tutti, stringe decine di mani e assicura che «la marcia andrà avanti, non ci fermeranno». E invece la polizia ha bloccato il corteo, circa 500 persone, che da via Giaffa si stava avviando verso la Porta di Damasco, l’ingresso principale della città vecchia, e simbolo, ancora di più in questi giorni, della Gerusalemme palestinese. Grida, slogan contro polizia e governo ma dopo una breve sosta, coloni ed estremisti, si sono diretti verso la Porta di Giaffa e da lì, percorrendo la strada esterna che non passa per i quartieri cristiano e musulmano, hanno raggiunto il Muro del Pianto. Quella che molti avevano definito la «Marcia delle bandiere 2», in riferimento a quella dello scorso maggio, con migliaia di persone, che rappresentò una delle cause scatenanti dell’escalation tra Israele e Hamas a Gaza, in serata si è sgonfiata e dispersa. Itamar Ben Gvir ha cercato di infiammare di nuovo gli animi annunciando che sarebbe rimasto «tutta la notte» nei pressi della città vecchia, in sfida al divieto del governo e della polizia.

Alla Porta di Damasco la tensione è stata alta per ore, con decine di palestinesi pronti a reagire «alla provocazione dei coloni». Il movimento islamico Hamas ha detto alla «leadership dell’occupazione» di assumersi la piena responsabilità delle conseguenze di «mosse pericolose e provocatorie». In serata nella città vecchia regnava una calma carica di incertezza. Si attende domani, venerdì di preghiera del mese di Ramadan. La scorsa settimana si è concluso con oltre 150 palestinesi feriti e oltre 400 arrestati dalla polizia, al termine di scontri provocati dall’intenzione di estremisti israeliani di tenere un «sacrificio rituale» sulla Spianata delle moschee. La stampa locale afferma che il governo imporrà un divieto di ingresso nel sito ai non-musulmani, sotto la pressione di critiche e condanne giunte dalla Giordania e altri paesi arabi alleati di Israele. Ieri sulla Spianata ci sono stati nuovi scontri tra palestinesi e polizia con qualche ferito leggero.