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Alla frontiera di Ventimiglia, minori respinti in attesa di una «bonne chance»

Alla frontiera di Ventimiglia, minori respinti in attesa di una «bonne chance»Ventimiglia – Simona Carnino

Rotta balcanica In aumento donne e bambini piccoli, ma lo zoccolo duro è rappresentato da ragazzi

Pubblicato circa un anno faEdizione del 22 settembre 2023
Simona CarninoVENTIMIGLIA

Hamza Alami, 17 anni del Marocco, è seduto di fronte alla stazione di Ventimiglia, in attesa del momento propizio per sfidare la bonne chance e attraversare il confine in treno. Sa che per arrivare in Francia, mancano 17 minuti e 3.50 euro di biglietto. Troppo poco per desistere ora, dopo un mese di viaggio. Partito da Fez, in Marocco, il 17 agosto, è volato in Turchia con un visto turistico. Da lì è iniziata la risalita dalla rotta balcanica, attraverso Bulgaria, Serbia, Ungheria, Austria, Friuli e infine Ventimiglia. Una via inusuale in questo periodo in cui la maggior parte delle persone arriva dall’Africa francofona, Sudan ed Eritrea via Lampedusa.

«Ho camminato notte e giorno. Sulla frontiera tra Bulgaria e Serbia mi sono squarciato la mano con il filo spinato – racconta Hamza – Ora andrò in Francia, anche se la gendarmerie proverà a respingermi. Ti farò sapere se arrivo dall’altra parte», poi ci dà il suo numero e sale sul primo treno per Mentone. E la gendarmerie c’è, più agguerrita che mai con un dispiegamento di forze su tutti i valichi di confine con l’Italia.

Ogni giorno, circa 100-150 persone vengono respinte, un numero superiore alla media dell’ultimo anno. In realtà è dalla sospensione degli accordi di Schengen nel 2015 che la Francia prova periodicamente a respingere tutti, anche i minorenni, nonostante abbiano il diritto di essere presi in carico in qualsiasi paese di arrivo, secondo la Convenzione di Ginevra. Molti provano ad attraversare la frontiera in treno, scontrandosi con il fatto che la stazione di Menton Garavan, prima fermata dopo Ventimiglia, è assediata dalla gendarmerie che setaccia in lungo e largo i treni dall’Italia per detenere chi è senza documenti.

Lo sa bene Isaac, 14 anni, avvolto nella sua felpa blu seduto sul muretto del lato italiano della frontiera di Ponte San Luigi. È stato appena respinto dalla polizia francese e ora guarda il mare e pensa al da farsi. Pochi metri più in là ci sono Haroun e Hamed, di 16 anni. Sono tutti del Darfur e in mano hanno un refus d’entreé consegnato dalla gendarmerie prima di espellerli. Sulla carta sono registrati come maggiorenni, anche se basta guardarli in faccia per capire che non lo sono.

Sul foglio di via di Isaac c’è una data di nascita falsa: primo gennaio 2005. «Sono stati registrati come maggiorenni a Lampedusa, dove non gli è stata data la possibilità di auto dichiararsi minorenni – spiega Adoum Ismael, mediatore culturale di Diaconia Valdese – Si tratta di una pratica molto frequente. La Francia si attiene a notificare la maggiore età e li respinge». A volte è il Paese d’oltralpe a falsificare la data per poter espellere i minori come adulti. Non prima però di una notte trascorsa nei container di identificazione francesi a Ponte San Luigi, destino che tocca chi viene fermato in serata.

«Ci hanno messo in una stanza piccola e sporca e non ci hanno dato da mangiare – racconta Haroun – Avevamo paura che fosse un carcere come in Libia. Fortunatamente ci hanno rilasciato stamattina. Vogliamo andare in Inghilterra per cui riproveremo a passare in un altro modo». Mentre Haroun si prepara a tornare a Ventimiglia in bus, arriva un messaggio WhatsApp di Hamza, che un altro modo di passare lo ha già trovato. «Ieri la polizia francese mi ha fermato sul treno – scrive in inglese – Mi hanno respinto in Italia. Ho camminato e superato il confine in montagna. Poi ho seguito la linea ferroviaria e preso un treno fino a Marsiglia. Ora sto andando a Parigi».

Da Grimaldi, ultima frazione di Ventimiglia, è possibile intercettare il Passo della Morte, un cammino di 3 ore che, tra sentieri mal segnalati, spine e salite con le corde, permette di scavallare in Francia. Basta però mettere male un piede per scivolare in dirupi, soprattutto se si percorre di notte o con la pioggia. Il Passo della Morte arriva a Mentone, ma anche questa tratta è spesso presidiata dalle gendarmerie.

«L’aumento dei controlli non fa che far crescere i costi umani ed economici della migrazione. Non c’è decreto, non c’è gendarme che possa fermare la gente che alla fine passa anche a costo della vita», spiega Serena Regazzoni, referente area immigrazione di Caritas Intemelia.
Secondo i dati della Diaconia Valdese, il 25% delle persone che transitano per Ventimiglia sono minorenni. In aumento anche le donne e bambini piccoli, ma lo zoccolo duro è rappresentato da ragazzi poco più che ventenni.

I numeri sono tali che, sebbene esista un rifugio per minori di 12 posti letto, gestito da Diaconia e Save the Children, si fa sentire l’assenza della politica nelle attività di accoglienza di ragazzi e adulti, in particolare dopo la chiusura nel 2020 del Centro della Croce Rossa con i suoi 400 letti. Molti si accampano lungo il fiume Roya dove, tra acquitrini e sporcizia, è facile contrarre scabbia e infezioni. Qualcuno decide di chiedere asilo politico in Italia, ma tanti aspettano il momento giusto per saltare al di là della frontiera. Sanno che a volte ce la si fa, nonostante la gendarmerie. Così come è successo a Hamza, che nel suo ultimo messaggio di mercoledì notte scrive: «Sono arrivato. Thanks God. Ora riposo poi cercherò lavoro. Sono un barbiere».

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