Ora il numero di esuberi Alitalia – mai ufficializzato – è nero su bianco in un documento inviato al governo. Sono ben 7.800, una cifra molto vicina agli 8 mila stimati. Purtroppo nel decollo di Ita rischiano di sommarsene altri: circa 520 lavoratori del call center di Palermo gestito da Covisian che dal 30 aprile ha deciso di uscire dal contratto firmato con il presidente Altavilla. La società di call center subentrata ad Almaviva (che lavorava con Alitalia) critica apertamente il bando preparato da Altavilla con la formula della «tariffa onnicomprensiva» e non a «ore lavorate», evidentemente troppo bassa, che non le consente di rientrate dei costi.

DOPO SEI MESI DI PROVA Covisian può uscire dal contratto anche se altre fonti parlano della possibilità che il committente – Ita – possa imporre un prolungamento di altri sei mesi. Attualmente alla commessa Ita lavorano solo 200 dei 520 lavoratori: un accordo sindacale sulla clausola sociale prevede che solo a fine 2023 rientrino tutti. Un accordo che ora è totalmente a rischio e che ha già portato il sindaco di Palermo Leoluca Orlando – mobilitato lo scorso ottobre per tutelare gli ex dipendenti Almaviva – a chiedere assieme a Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom che il ministero del Lavoro (garante di quell’accordo) intervenga sulle parti per tutelare tutti i lavoratori.

IL GRAVE EPISODIO del bando del call center fa il paio con le dimissioni di martedì di ben sei dei nove componenti del Cda in polemica con la gestione Altavilla e i dati sul basso riempimento degli aerei Ita a Linate e delineano un quadro molto negativo per la compagnia aerea nata dalle ceneri di Alitalia. E che potrebbero rendere ancora più complicata la procedura di privatizzazione: a breve si doveva aprire la data room per Msc e Lufthansa che possono scoprire come il valore di Ita sia inferiore alle stime.

Tornando al dato che ufficializza i 7.800 esuberi Alitalia, è contenuto in un testo sottoscritto dai commissari dell’ex compagnia di bandiera e i sindacati confederali inviato al ministero del Lavoro. Sei pagine dal titolo «Progetto New Job» che ha sollevato le forti critiche dei sindacati di base. Il testo parte quantificando gli esuberi in 7.800 ma subito sostiene fin troppo ottimisticamente che «3.800 verranno auspicabilmente assorbiti». Se il piano di assunzioni è totalmente vincolato dalla ripresa del settore e potrebbe essere modificato da Lufthansa nel settore Aviation, per quanto riguarda l’handling il bando in cui Ita può presentarsi solo in cordata è ancora avvolto nel mistero, mentre «a Fiumicino si vede già operare la concorrente Swissport», denuncia il sindacato Cub.

LA POLEMICA È PERÒ sull’elenco degli strumenti che si possono utilizzare per ricollocare i lavoratori di Alitalia «anche in altri settori». Tra questi è citato anche «misure persuasive all’accettazione alla ricollocazione, anche in caso di assunzioni in mansioni di lavoro diverse». La Cub denuncia che questo significherebbe «riduzione della durata e dell’entità della cassa integrazione», ora integrata e allungata a tre anni totali. Cosi come viene criticato il passaggio che prevede come «la partecipazione del lavoratore al piano dovrebbe essere condizionata dalla firma di accordi transattivi che sgraverebbero la società del rischio di possibili rivendicazioni, garantendo maggior margine di manovra per la stessa». Definendo questi passaggi come «vergognosi» e parlando di «business dei licenziamenti» per i sindacati confederali. I quali rispondono contestando l’interpretazione e sostenendo che gli strumenti di ricollocazione sono un’opportunità per i lavoratori che scelgono volontariamente di avvalersene, mentre diversamente continueranno ad avere la cig.